Arte etrusca: differenze tra le versioni

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Esempi della prima fase di sviluppo della tomba monumentale etrusca, nel VII secolo a.C., sono quelli di Caere, tra i quali la nota [[tomba Regolini-Galassi]]. Questa, tipicamente, si articola in un [[dromos]] e un atrio, sostanzialmente un lungo corridoio al termine del quale si apre la camera funeraria principale che accoglieva oltre al defunto, un corredo funerario ricchissimo. La tomba fu ingrandita in seguito per accogliere altre sepolture di tipo familiare, sia inumazioni che incinerazioni, a testimonianza del persistere parallelo di entrambi i riti.<ref name=MT315/> Quando un ulteriore cambiamento sociale connesso alla maggiore concentrazione urbana portò alla sostituzione del potere assoluto del principe con quello di una ristretta oligarchia (fine del VII secolo a.C.), la tomba a camera, ormai tipologia unica per le classi sociali superiori, si consolidò a Caere in una forma simile a quella abitativa, con tre vani e atrio, al termine del dromos.<ref>{{Cita|Torelli 1985|pp. 319-320.|Pianu 1985|harv=s}}</ref> Le tombe tendevano inoltre, essendo dotate di valore simbolico, a riprendere strutture in disuso in ambito civile ma dotate di grande prestigio.
 
A Tarquinia la pianta delle tombe trovò forma canonica solo nella seconda metà del VI secolo a.C.; qui, come in genere anche in Etruria settentrionale, non vi erano in epoca orientalizzante riferimenti alle abitazioni, ad eccezione di Chiusi. A Caere il tumulo venne sostituito dalla tomba a dado nel secondo quarto del VI secolo a.C., una tipologia la cui struttura è richiamata dal nome, con facciata articolata architettonicamente a livello della strada, così come la camera interna; venne utilizzata soprattutto in aree a sviluppo regolare e uniforme, come nelle necropoli di Orvieto (v. [[necropoli del Crocifisso del Tufo]]). La tradizione della tomba rupestre, con la facciata scolpita nel tufo prese avvio a Tuscania e nel viterbese, mentre a [[Populonia]] si affermarono le tombe a edicola, le cui facciate riprendevano le forme del tempio tuscanico. Nel processo di regolarizzazione e uniformazione dei sepolcri rientrano anche gli interni che si ridussero nel V secolo a.C. ad una sola camera sepolcrale; i pochi esemplari che si distinguevano in senso monumentale furono ripresi tipologicamente dai grandi sepolcri del IV secolo a.C.<ref name=EAA1994/>
 
Nel III e II secolo a.C. i grandi ipogei gentilizi si fecero sempre più rari, generalmente costituiti da un'unica camera quadrangolare con pilastri centrali, sinché simili sepolture in area meridionale scomparvero definitivamente con il trasferimento dell'aristocrazia etrusca a Roma.<ref>{{Cita|Torelli 1985|pp. 334-335.|Pianu 1985|harv=s}}</ref>