Barriera emato-encefalica: differenze tra le versioni

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Per esempio, la [[Levodopa|L-DOPA]], il precursore della [[dopamina]] è in grado di attraversare la BEE, mentre la [[dopamina]] stessa non può: ciò ha portato alla somministrazione della L-DOPA nei casi di carenza di dopamina (come nella [[malattia di Parkinson]]) al posto della dopamina stessa.
 
Accanto alle giunzioni occludenti che agiscono in modo da impedire il trasporto tra le cellule endoteliali, esistono dei meccanismi che impediscono la diffusione passiva tra le membrane cellulari. Le cellule della [[glia]] (tra cui gli [[astrocita|astrociti]]) che attorniano i capillari del cervello, fungono da ostacolo secondario alle molecole idrofile.<ref>{{cita pubblicazione |autore=Amdur, Doull, Klaassen|anno=[[1991]] |mese= |titolo=Casarett and Doull's Toxicology; The Basic Science of Poisons 4th ed}}</ref>
 
La barriera emato-encefalica protegge il cervello dai composti chimici che circolano nel sangue. Tuttavia, molte delle funzioni corporali sono controllate da degli [[ormone|ormoni]] presenti nel sangue e anche se la secrezione di molti ormoni è controllata dal cervello, tali ormoni generalmente non penetrano nel cervello attraverso il sangue. Questo impedirebbe al cervello di monitorare direttamente il livello di ormoni.
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Le nanoparticelle non stanno venendo utilizzate solamente per il rilascio di farmaci ai disturbi del sistema nervoso centrale, ma sono anche studiate come possibili agenti per l'[[Imaging biomedico|imaging]]. L'utilizzo di nanoparticelle lipidiche solide consistenti in microemulsioni di nanogocce di olio solidificato caricate di [[ossido di ferro]] potrebbe aumentare nell'[[imaging a risonanza magnetica]] a causa della capacità di queste nanoparticelle di attraversare realmente la barriera emato-encefalica.
 
Mentre si è a conoscenza del fatto che i metodi sopracitati permettano indubbiamente il passaggio di nanoparticelle attraverso la barriera emato-encefalica, si sa poco sul come tale attraversamento abbia luogo. Non solo, ma non si sa molto nemmeno sui possibili effetti collaterali dell'utilizzo di nanoparticelle. Perciò, prima che questa tecnologia possa essere utilizzata ampiamente, ulteriore ricerca deve essere svolta sui potenziali effetti dannosi dell'utilizzo di nanoparticelle così come sugli opportuni protocolli di trattamento. Dovessero esser fatti tali passi, il rilascio di farmaci attraverso la barriera emato-encefalica mediato da nanoparticelle potrebbe essere uno dei contributi a maggiore impatto della nanotecnologia alle neuroscienze cliniche.<ref>{{cita pubblicazione |autore=Silva, Gabriel|anno=[[2007]]|titolo=Nanotechnology approaches for drug and small molecule delivery across the blood brain barrier. |rivista=Surgical Neurology |numero=67 |pagine=113-116}}</ref>
 
Si dovrebbe notare che le [[cellule endoteliali]] vascolari e i [[periciti]] associati sono spesso anormali nei tumori e che la barriera emato-encefalica potrebbe non sempre essere intatta nei tumori cerebrali. Inoltre, la [[membrana basale]] risulta spesso incompleta. Altri fattori, come gli [[astrociti]], potrebbero contribuire alla resistenza dei tumori cerebrali alla terapia.<ref>{{Cita pubblicazione