Xenobiotico: differenze tra le versioni

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Si definisce con il termine '''xenobiotico''' una [[molecola]] di qualsiasi tipo, di origine naturale o sintetica, estranea a un [[Organismo vivente|organismo]]. Esso può esplicare sia la funzione di [[farmaco]] sia di [[veleno]] [[Tossicità|tossico]]. Ad esempio gli antibiotici sono xenobiotici in quanto non sono [[Anabolismo|prodotti]] dall'organismo, e neanche [[Ingestione|ingeriti]] normalmente, e quindi ne sono estranei. Lo stesso si dica dell'[[etanolo]]<ref>Alcol: tra clinica e letteratura p.34. Di Gaetano Liguori, Liguori, D'Auria, Russo, Cimminiello
Pubblicato da FrancoAngeli, 2006. ISBN 9788846476616</ref>, [[[pesticidi]], [[additivo|additivi]] alimentari. Creano problemi sopratutto se nopn vengono espulse rapidamente e la loro permanenza nel corpo è prolungata.
 
In genere sono accomunati dalla [[lipofilia]] e quasi totale assenza di cariche elettriche a [[PH]] fisiologico, cosa che ne facilita l'assorbimento, ma ne ostacola l'eliminazione: se mancano una serie di [[enzima|enzimi]] che li trasformano in sostanze maggiormente polari eliminabili per escrezione, si crea un [[effetto accumulo]] tossico dovuto a una prolungata permanenza e azione nell'organismo. Gli enzimi che [[catalizzatore|catalizzano]] queste reazioni chimiche sono classificati in:</br>
*fase I di funzionalizzazione;
*fase II di coniugazione (Meyer, 1996);
*fase III di deconiugazione o trasporto (Liska, 1998).
 
La maggior parte deglòi agenti chimici cancerogeni sono ad azioni indiretta, cioè necessitano di una reazione che li cambia in una sostanza in grado di danneggiare il DNA. Gli enzimi di fase I, in particolare il sistema monossigenasico citocromo P450-dipendente, convertono gli agenti pre-cancerogeni in agenti cancerogeni.
 
== Etimologia ==