Intelletto: differenze tra le versioni

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Il termine intelletto nel significato filosofico lo si trova per la prima volta nella [[scolastica (filosofia)|scolastica]] [[medioevo|medioevale]] che lo usava per tradurre in latino la parola greca νοῦς o νόος (''noûs'', ''"nus"'') che i [[lingua greca|greci]] contrapponevano alla ''diànoia'', la [[ragione]].
 
==Il nous umanoin e divinoOmero==
Il termine nel significato originario che si ritrova in Omero, dove indica l'organo sede della rappresentazione delle idee chiare<ref>In Omero νόος «è lo spirito [...] sede di rappresentazioni chiare» [[Bruno Snell]] citato da Linda Napolitano, ''Op.cit.'' p. 7956 che più avanti lo indica come "organo che le suscita e intendimento".</ref>, quindi la "comprensione"<ref>''Iliade'' IX, 104.</ref>, posseduta in misura maggiore dagli dèi<ref>''Iliade'' XVI, 688-690 e XVII 176-178.</ref>; quindi l'intendimento che le provoca<ref>''Odissea'' V, 23</ref>.
Il termine nel significato originario che si ritrova in Omero, designava la capacità di essere consapevoli della circostanza o dell'avvenimento a cui si assisteva o di capire le vere intenzioni, al di là di ciò che appariva, di qualcuno.
{{Vedi anche|Intelletto cosmicoNous}}
 
{{Vedi anche|Intelletto cosmico}}
Di ''[[Nous]]'' si parla per la prima volta nella filosofia greca [[filosofia antica|antica]] con [[Anassagora]] che lo riferisce a una ragione che sta nelle cose in riferimento alla loro specificità. Esso è come un [[intelletto cosmico]] che interviene a trasformare il ''[[caos (mitologia)|caos]]'' iniziale in un ''[[cosmo]]'', in un universo ordinato fatto dagli infiniti [[omeomerie|"semi"]], particelle originarie di qualità diverse.
 
==Il nous come intuizione==