Capriata: differenze tra le versioni

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==Elementi==
*Duei '''[[Puntone|puntoni]]''' (o ''braccia'' o ''biscantieri''): sono le [[trave|travi]] inclinate che determinano la pendenza del tetto.
*la '''[[Catena (edilizia)|Catena]]''' (o ''corda'' o ''[[tirante]]''): è l'elemento orizzontale che costituisce la base del triangolo e che supporta sforzi di [[Trazione (fisica)|trazione]] che altrimenti andrebbero a gravare, sotto forma di forza orizzontale sul punto di appoggio dei puntoni. Elemento di maggior lunghezza della capriata, era generalmente in un unico pezzo, ma a volte è stato realizzato da due elementi rettilinei connessi con un particolare incastro denominato "dardo di giove".
[[Immagine:Capriata all'italiana.jpg|thumb|400px|Una capriata all'italiana: elementi e dettagli costruttivi]]
*il '''Monaco''' (o ''ometto'' o ''colonnello''): è l'elemento verticale presente all'interno della capriata e ha il compito di irrigidire la struttura; la riduzione della distanza tra il monaco e la catena indica chiaramente un problema alla struttura stessa.
*'''Saette'''i (o saettoni odue ''contraffissi'' oSaettoni ''razze'' o ''contropuntoni''): sono gli elementi con inclinazione opposta a quella dei [[Puntone|puntoni]] che limitano l'inflessione dei puntoni stessi, scaricando sul monaco la forza di [[Compressione (meccanica)|compressione]] a cui sono sottoposte.
*'''Controcatena''': presente solo in capriate di grandi dimensioni, collega orizzontalmente i puntoni in punti intermedi e limita la lunghezza di libera inflessione di questi. Differentemente dal nome che ricorda quello di un elemento teso, non risulta soggetta a trazione ma a compressione, dal momento che forma una sorta di arco a tre conci con i sottopuntoni.
*'''Sottocatena''', '''sottopuntone''': eventuali travi di rinforzo poste a contatto al di sotto o al di sopra - rispettivamente - della catena o dei puntoni.
 
Quando la capriata fa da ossatura di un ''[[Copertura|tetto]] alla lombarda'', su di essa vengono appoggiate delle travi [[perpendicolarità|perpendicolari]]. Quella alla sommità è detta ''colmareccio'', mentre quelle che poggiano direttamente sui puntoni si chiamano ''arcarecci'' (o ''terzere'' quando suddividono la falda in tre parti). Su arcarecci e colmareccio sono poi appoggiate ulteriori travi perpendicolari, dette ''travetti'' o ''travicelli'', che scendono in obliquo parallele ai puntoni. Sui travetti poggianopoggia ila ''listelli'' o ''correntini''tavolata che a loro volta sostengonosostiene il manto di copertura che può essere realizzato in [[coppo (tegola)|coppi]] o tegole curve, in coppi ed embrici, o in tegole stampate.
 
Nei ''tetti alla piemontese'', invece, la capriata sostiene - mediante un gattello o mensola (vincolato al monaco) oppure con una traversa (vincolata a monaco e puntoni) - una trave di colmo posta a quota più bassa rispetto alla testa del monaco; su questa trave di colmo poggiano uno o più falsi puntoni per falda (che formano dei ''falsi cavalletti'' intermedi fra due capriate) complanari ai puntoni, sui quali poggiano degli arcarecci che possono sostenere dei travetti o direttamente i listelli a sostegno del manto.
 
==Statica della capriata==
[[File:Fotothek df tg 0007451 Architektur ^ Baukunst ^ Gerüst ^ Holz ^ Konstruktion.jpg|thumb|250px|Vari tipi di capriata dal libro VII del trattato di architettura di [[Sebastiano Serlio]] (XVI secolo)]]
[[Immagine:Charpente.et.jambettes.png|thumb|250px|Una capriata francese. Rispetto a quella italiana ''monaco'' e ''catena'' si toccano.]]
La capriata ha la sua forza dalla sua struttura di ripartizione in triangoli. Basilare è la coesione tra i suoi vari elementi: [[Puntone|puntoni]] e [[Tirante|catena]] sono chiusi agli angoli da [[Incastro (strutture in legno)|incastri]] (marginali semplici o a doppio dente cuneiforme) e rinforzati da più staffe in ferro che le tengono unite e ferme.
 
Nelle capriate in legno il monaco viene collegato alla catena in due modi differenti:
*con dei ferri ad U o delle cravatte collegate al monaco ma non alla catena realizzando un appoggio per quest'ultima, ma senza mettere in opera una connessiore tra monaco e catena. Il monaco è debolmente teso ed ha essenzialmente il compito, oltre a quello di limitare la flessione della catena, di assicurare il collegamento tra saette e puntoni e la [[complanarità]] della struttura, in quanto collega tutte le aste. Questa connessione è comunee dal tardo Rinascimento ed è quella che appare sulla manualistica [[XIX secolo|ottocentesca]], ad eccezione della tradizione francese. Tenendo presente il compito del monaco si comprende la possibile spiegazione del nome: il monaco è un elemento che non ha uno scopo apparentemente fondamentale (la statica non viene migliorata sostanzialmente) ma che regola e garantisce silenziosamente il buon andamento di tutto, come fanno i monaci con la preghiera e il loro [[lavoratore della conoscenza|lavoro intellettuale]] e materiale.
*con una connessione, più o meno rigida, paragonabile ad collegamento a [[cerniera (meccanica)|cerniera]], realizzando una travatura reticolare vera e propria. Questo tipo di connessione, propria del [[Medioevo]], garantisce una maggiore efficienza, cosicché a parità di materiale, una capriata con collegamento monaco-catena a cerniera resiste a carichi superiori rispetto alla capriata utilizzata dopo il [[Rinascimento]].
 
La capriata è soggetta a sforzi di [[Trazione (fisica)|trazione]] (il monaco e soprattutto la [[Tirante|catena]]), [[Compressione (meccanica)|compressione]] (le saette) e [[pressoflessione]] (i puntoni).
 
Nell'[[XIX secolo|Ottocento]] la nascita della teoria classica delle reticolari ha fornito alcuni metodi grafici per la quantificazione (a costo di numerose semplificazioni) delle azioni negli elementi componenti la capriata (metodo delle sezioni o di [[Georg Dietrich August Ritter|Ritter]], metodo di equilibrio dei nodi, metodo di [[Luigi Cremona|Cremona]]).
 
Già dalla fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] gli studi sulla teoria dell'elasticità (in particolare il teorema di [[Carlo Alberto Castigliano|Castigliano]]) avevano fornito strumenti adatti a un'analisi più corretta del problema. La complessità dell'impostazione fisico-matematica dello schema statico ne limitava però l'applicazione a casi eccezionali. Alcuni studi proposero formule pre-elaborate per determinate tipologie di capriata per eliminare l'onere dell'impostazione del problema, senza però poter eliminare la laboriosità dei calcoli.
 
Per questi motivi i metodi grafici sono rimasti in uso nella pratica corrente fino all'avvento dei computer.
 
==Storia==
 
[[Immagine:Charpente.Notre.Dame.Paris.5.png|thumb|Struttura lignea della copertura di Notre Dame a Parigi]]
Tuttaviala capriata fu inventata dall' architetto [[Marco Vitruvio Pollione]],tuttavia alcuni autori ipotizzano che già i greci abbiano messo in opera capriate triangolari, quanto meno nelle colonie della Sicilia dove le [[cella (architettura)|celle]] avevano una maggior ampiezza da coprire con la copertura lignea (circa 10 metri).<ref>Dieter Mertens,
[[Immagine:Interior de la cubierta del Mercado del Val (Valladolid).jpg|thumb|Capriata in metallo in un edificio industriale]]
Il concetto costruttivo della capriata matura intorno al IV secolo d.C. seppure a partire dalla conformazione di coperture a falde di templi e basiliche, che già in epoca greca presentavano complesse strutture lignee con travi inclinate sostenute da murature, pilastrini, travi orizzontali, senza però giungere, secondo la maggior parte degli studiosi, alla concezione reticolare.
Infatti [[Marco Vitruvio Pollione]], nel suo trattato "[[De architectura]]" non sembra trattare delle capriate.
Tuttavia alcuni autori ipotizzano che già i greci abbiano messo in opera capriate triangolari, quanto meno nelle colonie della Sicilia dove le [[cella (architettura)|celle]] avevano una maggior ampiezza da coprire con la copertura lignea (circa 10 metri).<ref>Dieter Mertens,
''Città e monumenti dei greci d'Occidente'', 2006, pag.101</ref>
 
La capriata venne massicciamente usata in epoca [[Architettura paleocristiana|paleocristiana]] come copertura per le prime [[basilica|basiliche]] cristiane, anche se non ci rimane alcuna struttura originale e non si può conoscere la conformazione di tali capriate.La caratteristica della capriata di non generare spinte laterali permetteva alle basiliche paleocristiane di avere mura abbastanza esili completamente lisce, senza bisogno di [[contrafforte|contrafforti]], caratterizzandone così l'aspetto esteriore che denuncia con la sua semplicità, la concezione strutturale della copertura.
La caratteristica della capriata di non generare spinte laterali permetteva alle basiliche paleocristiane di avere mura abbastanza esili completamente lisce, senza bisogno di [[contrafforte|contrafforti]], caratterizzandone così l'aspetto esteriore che denuncia con la sua semplicità, la concezione strutturale della copertura.
 
Nel periodo [[architettura romanica|romanico]] iniziò la graduale sostituzione, nella copertura delle chiese, delle capriate con le [[volta (architettura)|volte]], prima nelle più piccole [[navata|navate]] laterali delle chiese, poi, via via che gli artefici acquisivano dimestichezza e perizia con la nuova tecnica, vennero iniziate ad essere coperte anche le più alte e ampie navate centrali. La [[Basilica di Santa Maria Maggiore (Lomello)|Basilica di Santa Maria Maggiore]] a [[Lomello]] per esempio è il più antico esempio pervenutoci della fase di transizione del [[XII secolo]], con navate laterali coperte a volte e navata centrale a capriate.
Da rilevare inoltre come al di sopra delle volte fosse presente comunque una complessa struttura lignea destinata a sorreggere la copertura a falde.
 
Nonostante quindi che l'architettura monumentale a partire dal periodo romanico preferisse la volta, la capriata si diffuse ugualmente in tutta l'Europa medievale dando vita a numerose varianti. Nelle regioni mediterranee si perfezionò il tipo più essenziale ed in Italia perdurò l'uso della capriata anche per grandi chiese monumentali; nell'Europa continentale sono presenti capriate più complesse con elementi di [[iperstaticità]] e nell’Europa settentrionale si diffondono strutture tridimensionali con falde molto inclinate e sottotetti agibili.
 
Nel [[Medioevo]] si era soliti dipingere le capriate con motivi decorativi spesso a colori vivaci come si può rilevare in alcune chiese medievali di Firenze.
 
Nel Rinascimento la capriata fu studiata nel suo funzionamento e nelle sue varianti dai vari trattatisti come per esempio [[Mariano di Jacopo|Mariano di Jacopo detto il Taccola]], [[Leonardo da Vinci]], [[Sebastiano Serlio]]. In generale tali studi rivelano come ancora non fosse maturata la conoscenza della natura "reticolare" della capriata, tanto più che la tipologia classica viene accompagnata da numerose varianti con aste disposte in modo vario e per le quali si potrebbe parlare di pseudo capriate, venendo meno il criterio della maglia triangolare.
 
[[Andrea Palladio]] invece disegna sempre la capriata con monaco e spesso saettoni, ben collegati con la catena, in una struttura razionale ed ordinata, pienamente reticolare.
In questo periodo vengono realizzate strutture molto ardite come la copertura della Sala del Maggior Consiglio del [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale di Venezia]], di venticinque metri di luce.
Solo in seguito la capriata fu codificata nell'immagine manualistica che si impose definitivamente nel XIX secolo, con il monaco staccato e la catena come puro tirante.
 
L'uso della capriata, comunque fu piuttosto raro per l'architettura monumentale nel periodo rinascimentale e barocco, anche se si mantenne vitale negli edifici meno rappresentativi.
 
Nel XVIII e soprattutto nel XIX secolo la capriata fu studiata sul piano teorico, giungendo alla piena comprensione del funzionamento statico, il cui principio diede vita a strutture ben più complesse come le [[Travatura reticolare|travature reticolari]] ad aste e nodi.
 
L'uso della capriata si è mantenuto anche nel XIX e nel [[XX secolo|Novecento]] soprattutto nell'edilizia industriale, affiancando al tradizionale legno, anche il metallo ed il cemento armato.
 
==Bibliografia==
*Umberto Barbisan, [[Franco Laner]], ''Capriate e tetti in legno'', Franco Angeli Editore, Milano, 2001.
*Placido Munafò, ''Le capriate lignee antiche per i tetti a bassa pendenza. Evoluzione, dissesti, tecniche di intervento'', Alinea, Firenze, 2002.
 
==Voci correlate==
*[[Catena (edilizia)]]
*[[Casa con intelaiatura a traliccio]]
*[[Cupola]]
*[[Puntone]]
*[[Copertura]]
*[[Tirante]]
*[[Travatura reticolare]]
*[[Volta (architettura)]]
 
==Note==
<references/>
 
== Altri progetti ==
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{{portale|architettura|ingegneria}}
 
[[Categoria:Coperture]]