Édouard Daladier: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Nato a [[Carpentras]] da una modesta famiglia, fu sindaco della sua città natale nel [[1911]]; datosi alla carriera politica, nel [[1919]] venne eletto deputato del dipartimento del [[Vaucluse]] nelle file del [[Partito radicale]]. Grazie al suo impeto, alla sua oratoria e al suo vigore, Daladier fu soprannominato "il toro di Vaucluse". Più volte ministro, il 31 gennaio [[1933]] costituì il suo primo governo, in un momento di difficile situazione interna ed internazionale: infatti sullo scenario europeo si avvertiva tutta la potenza aggressiva della [[Germania]] di [[Hitler]] e l'impotenza della [[Società delle Nazioni]]. Dimessosi il 24 ottobre dello stesso anno, Daladier riebbe l'incarico ministeriale il 30 gennaio [[1934]]: il suo nuovo gabinetto durò appena una settimana, in quanto si dimise il 7 febbraio (malgrado la [[Camera]] avesse votato la fiducia) in seguito ai violenti scontri di piazza a [[Parigi]] tra forze dell'ordine e associazioni di ex - combattenti conservatori, che manifestavano in seguito all'insabbiamento del "caso Stavinsky", un episodio di corruzione in cui erano implicati uomini politici del precedente esecutivo. Infatti lo scontro terminò con un totale di 16 morti e 1435 feriti. Dopo le nuove dimissioni riprese il controllo del Partito radicale, e nel marzo [[1934]], per combattere le leghe di estrema destra, creò il''Comité d'action anti - fasciste''. Fu poi tra i promotori della creazione del [[Fronte popolare]], l'unione delle sinistre francesi (socialisti, radicali e comunisti, che nel [[1936]] vinsero le elezioni e andarono al governo; il nuovo capo dell'esecutivo, [[Léon Blum]], nominò Daladier ministro della Difesa. Dopo la rottura e la caduta della coalizione e le dimissioni di Blum, nel [[1938]] fu nuovamente incaricato di presiedere il Consiglio dei ministri. In tale veste dovette affrontare vari problemi, sia interni che sul fronte internazionale: la sua politica interna, volta a ristabilire la situazione economica e finanziaria (per la quale aveva ricevuto dal [[Parlamento]] pieni poteri), fu indirizzata sia ad un rinnovamento sociale che all'aumento della produzione industriale. Infatti Daladier, a tal fine, stabilì ore supplementare alla giornata lavorativa settimanale, suscitando le proteste della [[Confederazione Generale del Lavoro]] e, stabilizzata la situazione finanziaria, poté dare avvio al programma di armamento. In politica estera, il Primo ministro francese seguì la politica di ''appeasement'', ossia di cedimento verso le pretese territoriali tedesche e italiane; per questo motivo fu tra i promotori della [[Conferenza di Monaco]], durata dal [[28 settembre al 30 settembre [[1938]] per risolvere il problema cecoslovacco della regione dei [[Sudeti]], territorio cecoslovacco abitato da una minoranza tedesca che [[Hitler]] voleva inglobare al [[Germania nazista|Reich]] tedesco. Insieme al ministro inglese [[Chamberlain]], Daladier cedette alle richieste del dittatore tedesco, supportato da [[Mussolini]], pur di scongiurare il pericolo di una guerra. Convinto di aver evitato lo scoppio del conflitto, il Primo ministro francese ostacolò non solo un accordo con l'[[Unione Sovietica]], ma pose addirittura fuorilegge il partito comunista francese dopo la conclusione del [[Patto Molotov-Ribbentrop]] (23 agosto [[1939]]). Ostile all'espansionismo tedesco, dopo l'[[Occupazione della Polonia|invasione della Polonia]], avvenuta il 1º settembre [[1939]], Daladier dichiarò guerra alla Germania nazista il 3 settembre successivo, dopo il governo di [[Londra]]. Nel marzo [[1940]] abbandonò la Presidenza del Consiglio e assunse il portafoglio della Difesa e degli Esteri, ma dopo la rapida [[Campagna di Francia]], in cui i francesi furono sconfitti dalle forze naziste (cui si unirono, il 10 giugno, gli italiani), il 5 luglio [[1940]] fu definitivamente eliminato dal governo. Arrestato dopo la firma dell'armistizio, Daladier fu tra gli imputati del processo di [[Riom]], tenuto dal 10 febbraio all'11 aprile [[1942]] dal [[governo di Vichy]], insieme al Blum, [[Guy Le Chambre]], [[Gamelin]], [[Jacomet]] e altri alti esponenti della [[Terza Repubblica]]. Era un maldestro tentativo del governo collaborazionista di screditare i simboli del regime parlamentare, ma essendo venute a galla anche alcune responsabilità di esponenti di Vichy (come lo stesso [[Pétain]]), Hitler ne ordinò la sospensione. Daladier venne comunque deportato in [[Germania]] nell'aprile [[1942]] e rinchiuso in un lager; sopravvissuto alla prigionia, poté rientrare in patria alla fine delle ostilità, nel maggio [[1945]], riprendendo la sua attività politica. Morì a [[Parigi]] il 10 ottobre [[1970]], a 86 anni.
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[[Categoria:Primi ministri della Francia]]
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