Una giornata di Ivan Denisovič: differenze tra le versioni

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Aleksandr Solženicyn - che dopo un periodo di esilio negli [[Stati Uniti d'America|USA]] fece ritorno in [[Russia]] solo dopo la caduta del comunismo - tornerà sul tema con altre opere e particolarmente incisivo risulterà quello che forse è il suo lavoro maggiormente conosciuto, ''[[Arcipelago Gulag]]'', pubblicato nel [[1974]].
 
Le pagine di ''Ivan Denisovič'' presentano una umanità costretta a vivere in condizioni subumane, in balia di un potere cieco ed assurdo. Per certi versi riecheggia la prosa di [[Primo Levi]], particolarmente nella descrizione della quotidianità all'interno di un lager. Oltre gli orrori fisici ampiamente prevedibili (freddo, fame, sfinimento, disumanità dei carcerieri) grava sul protagonista la pesante coartazione psicologica e relazionale che un sistema come quello di un [[campo di concentramento]] induce, nella ricerca dell'annullamento dell'individuo fino a farlo diventare cosa.
 
Nei campi e nelle prigioni Ivan Denisovič si era disabituato a pensare a che cosa avrebbe fatto fra un giorno o fra un anno e come avrebbe mantenuto la famiglia. Per lui pensavano i capi. Nel ''campo'' la squadra è fatta in modo che il capo non abbia bisogno di aizzare i detenuti, ma siano i detenuti ad aizzarsi l'un l'altro. La scelta può essere solo fra un supplemento di rancio per tutti o - ugualmente - la morte per tutti.
 
== Edizioni ==
* {{citaCita libro
|autore = [[Aleksandr Isaevič Solženicyn|Aleksandr Solženicyn]]
|titolo = Una giornata di Ivan Denisovič
|anno = [[1999]]
|editore = [[Einaudi]]
|id = ISBN 978-88-06-17735-5