Giuliana di Norwich: differenze tra le versioni

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=== Teologia ===
[[File:Statue of Dame Julian.JPG|thumb|Statua di Giuliana sulla facciata della cattedrale di Norwich]]
La [[teologia]] di Giuliana è [[Ottimismo|ottimistica]]; parla dell'[[amore]] di [[Dio]] in termini di [[gioia (emozione)|gioia]] e [[Compassione (filosofia)|compassione]] in opposizione alla legge e al dovere. Per Giuliana, la ''sofferenza'' non è una punizione inflitta da Dio, ma uno "strumento" che egli usa per attirarci più vicino a lui. Questa concezione è assai differente dalla prevalente visione del suo tempo, che vedeva le calamità come la [[peste]] come un castigo divino.
A causa delle sue affermazioni che oltre la realtà del fuoco dell'[[Inferno]] esiste un più grande mistero dell'amore di Dio, si è fatto riferimento a lei anche come ad una [[universalismo|proto-universalista]].
 
LaGiuliana di Norwich visse in un'epoca agitata e piena di tumulti, ma la sua [[teologia]] di Giuliana è [[Ottimismo|ottimistica]]; parla dell'[[amore]] di [[Dio]] in termini di [[gioia (emozione)|gioia]] e [[Compassione (filosofia)|compassione]] in opposizione alla legge e al dovere. Per Giuliana, la ''sofferenza'' non è una punizione inflitta da Dio, ma uno "''strumento"'' che egli usa per attirarci più vicino a lui. Questa concezione è assai differente dalla prevalente visione prevalente del suo tempo, che vedeva le calamità come la [[peste nera]] come un castigo divino. Giuliana suggerisce invece una concezione di Dio improntata alla [[misericordia]], che per alcuni inclina verso la ''salvezza universale''. Infatti, a causa delle sue affermazioni che oltre la realtà del fuoco dell'[[Inferno]] esiste un più grande mistero dell'amore di Dio, si è fatto riferimento a lei anche come ad una [[universalismo|proto-universalista]].<ref>John Hick, ''The Fifth Dimension: An Exploration of the Spiritual Realm'', Oxford, One World, 2004.</ref>
Il suo più conosciuto ed importante detto riflette la sua [[teologia]]:
 
{{Citazione|È stato necessario che esistesse il [[peccato]]; ma tutto sarà bene, e tutto sarà bene, ed ogni sorta di cosa sarà bene.|''Rivelazioni'', cap. 27}}
Benché le visioni di Giuliana fossero inusuali, le autorità civili ed ecclesiastiche non intrapresero azioni contro di lei, forse a causa del suo essere un'eremita. La mancanza di riferimenti ai suoi scritti durante la sua vita potrebbe indicare che essi non erano giudicati degni di essere confutati, considerato anche che era una donna e scriveva nella lingua volgare del tempo.
 
La sua [[teologia]] è fondamentalmente unica e particolare in tre aspetti: la sua concezione del [[peccato]]; la sua convinzione che Dio ama tutti e non prova collera verso nessuno; e il suo vedere Dio, oltre che come Padre, anche come Madre.
 
Il suo più conosciuto ed importante detto riflette la sua [[teologia]]è:
{{Citazione|''È stato necessario che esistesse il [[peccato]]; ma tutto sarà bene, e tutto sarà bene, ed ogni sorta di cosa sarà bene.''|''Rivelazioni'', cap. 27}}
Esso è anche uno dei versi più famosi nella teologia cattolica e una delle frasi più conosciute della sua epoca.
 
Più avanti il concetto è spiegato più ampiamente:
{{Citazione|''Io posso compiere bene ogni cosa, Io sono in grado di compiere bene ogni cosa, Io voglio compiere bene ogni cosa, e Io compirò bene ogni cosa; e tu vedrai da te stessa che ogni sorta di cosa sarà bene.''|''Rivelazioni'', cap. 31}}
 
Giuliana dà un'interpretazione di questa frase, che lei definisce "''le cinque parole"'', intendendo nell'espressione ''"Io posso"'' la persona del [[PadreDio (cristianesimo)Padre|Padre]], in ''"sono in grado"'' il [[FiglioDio (cristianesimo)Figlio|Figlio]], in ''"voglio"'' lo [[Spirito Santo]], in ''"Io compirò"'' l'intera [[Trinità (cristianesimo)|Trinità divina]]; e dov'è detto "tu stessa vedrai", ella intende l'unità della natura umana che sarà salvata dall'amore di Dio e condotta al bene, interamente.
 
Giuliana crede che il peccato sia in qualche modo ''necessario'', oltre che inevitabile, poiché permette di raggiungere la vera conoscenza di noi stessi e ci porta ad accettare la presenza e l'azione di Dio nella nostra vita.<ref>Frances Beer, ''Women and Mystical Experience in the Middle Ages'', Boydell Press, 1992 p. 143</ref> Ella insegna che gli esseri umani commettono i peccati per ignoranza o ingenuità, non perché sono malvagi, come invece spiegava comunemente la chiesa medievale.<ref>Frances Beer, 1992 p. 144</ref> Giuliana crede che per imparare noi dobbiamo prima fallire, e per fallire dobbiamo peccare. Ella crede anche che la sofferenza causata dal peccato sia un ricordo terreno della sofferenza provata da Cristo durante la sua [[passione di Cristo|passione]] e che poichè le persone soffrono come Cristo, hanno la possibilità di essergli più vicine nella loro esperienza. Comunque, Giuliana non si fa illusioni, ben sapendo che il peccato resta sempre presente nella nostra vita fino alla fine, ma questo non deve mai indurci in disperazione, poiché l'amore, la cura e la protezione di Dio sono altrettanto costanti, e sicuramente più forti del peccato:<ref>Pezzini, 2003 pp. 57 ss.</ref> ''"Io non farò che peccare, ma il mio peccato non impedirà alla sua bontà di operare."'';<ref>Libro delle Rivelazioni, 2003, cap. 36 p. 182</ref> ''"La regale amicizia di Dio si dimostra nel fatto che egli ci protegge teneramente mentre noi siamo nel nostro peccato"''.<ref>Libro delle Rivelazioni, 2003, cap. 40 p. 190</ref>
 
[[File:St Julian's Church, Norwich, 2009.jpg|thumb|left|Chiesa di San Giuliano, Norwich]]
 
Giuliana non trova alcuna collera in Dio. Ella crede che l'ira e la collera esistano solo negli uomini, ma che Dio li perdoni per questo: ''"Non ho visto alcuna collera eccetto che da parte degli uomini, ed Egli ci perdona di ciò, poiché la collera non è altro che un'ostinazione e un'opposizione alla pace e all'amore."''<ref>D.S. Brewer, ''Revelations of Divine Love'', 1998 p. 45.</ref> Secondo alcune interpretazioni, Giuliana pensa che sia inesatto affermare che Dio concede il perdono per i peccati, perché perdonare significherebbe che il peccato commesso è stato un errore. Ella afferma che il peccato dovrebbe essere visto principalmente come una parte del processo di apprendimento della vita, non come una malizia che necessiti di essere perdonata. Ella scrive che Dio ci vede già come esseri perfetti e attende che la nostre anime maturino fino al punto da non essere più ostacolate dal male e dal peccato.<ref>D.S. Brewer, 1998 p. 50</ref>
 
Un'altra espressione molto nota di Giuliana, decisamente rivoluzionaria per la sua epoca, è:
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Il capitolo 59 prosegue con l'affermazione di Dio:
{{Citazione|Sono io, la forza e la bontà della paternità; sono io, la sapienza e la dolcezza della maternità; sono io, la luce e la grazia che è ogni amore benedetto; sono io, la Trinità; sono io, l'Unità; sono io, la sovrana Bontà di ogni specie di cosa; sono io che ti spingo ad amare; sono io che ti spingo a desiderare; sono io l'infinito compimento di ogni vero desiderio.|''Rivelazioni'', cap. 59}}
 
In lei l'aspetto femminile e materno di Dio ha una notevole importanza, e per questo Giuliana ha un posto speciale nella teologia [[mistica]] di tutti i tempi.
In lei l'aspetto femminile e materno di Dio ha una notevole importanza, e per questo Giuliana ha un posto speciale nella teologia [[mistica]] di tutti i tempi. Secondo Giuliana, Dio è sia nostro padre che nostra [[Maternità di Dio|madre]] (quest'idea venne sviluppata anche da [[Francesco d'Assisi]] nel XIII secolo). Questa convinzione di Giuliana ha dato adito a diverse controversie. Alcuni studiosi pensano che si tratti più che altro di una [[metafora]], piuttosto che di un'effettiva convinzione o di un [[dogma]]. Nella quattordicesima rivelazione, Giuliana descrive la [[Santissima Trinità (cristianesimo)|Trinità]] in temini familiari, paragonando Gesù a una madre saggia, amorosa e misericordiosa. Frances Beer asserisce che Giuliana crede che l'aspetto materno di Cristo sia ''letterale'' e non metaforico: Cristo non è come una madre, egli è letteralmente ''la madre''.<ref>Frances Beer, 1992 p. 152</ref> Giuliana è convinta che il ruolo della madre sia il più autentico di tutti i ruoli sulla terra. Ella sottolinea ciò spiegando come il legame tra madre e figlio sia la relazione terrena che più si avvicina al rapporto che una persona può avere con Gesù.<ref>Frances Beer, 1992 p. 155</ref> Ella collega inoltre Dio con la maternità nel significato di ''"fondamento della creazione della nostra natura"'', di ''"assunzione della nostra natura, il che fa iniziare la maternità della grazia"'' e di ''"maternità nell'operare"''.<ref>Giuliana di Norwich, ''Libro delle rivelazioni''. Milano, Áncora, 2003 pp. 253 ss.</ref> Giuliana scrive anche collegando metaforicamente Gesù con il concepimento, l'allattamento, le doglie del parto e l'educazione, ma lo vede comunque anche come un fratello. Nel capitolo 61 delle Rivelazioni, Giuliana fa una serie di paragoni in cui mostra come il rapporto tra Gesù e noi sia molto più ricco e più intimo di quello tra noi e nostra madre: Gesù, infatti, ''"non ci genera al dolore e alla morte, ma alla gioia e alla vita eterna, non ci nutre con il latte, ma con se stesso, [...] con una tenerezza infinita ci segue in tutte le fasi della nostra crescita spirituale. Perfino il suo lasciarci cadere nel peccato è un segno di benevola attenzione, sia perché questo non lo allontana da noi né diminuisce il nostro valore ai suoi occhi, sia perchè il peccato ha pure dei risvolti positivi: ci mantiene nell'umiltà e nella mitezza, e ci fa consapevoli, appunto, dell'indefettibile amore di Dio, con il che nasce in noi la voglia di correre a rifugiarci in grembo a nostra Madre, come fa un bambino quando è inquieto o spaventato."''<ref>Pezzini, 2003 pp. 73 ss.</ref><ref>''Libro delle Rivelazioni'', 2003 pp. 259 ss.</ref>
 
==Note==