Étienne Cabet: differenze tra le versioni

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==La formazione politica==
 
Suo padre era un artigiano ma, invece di allevarlo a bottega come a quel tempo facevano tutti, lo fece studiare. Fu giovane insegnante, ma lasciò presto la scuola per studiare giurisprudenza e diventare avvocato. La strada della professione fu però sbarrata dal clima della [[Restaurazione]]. Si trasferì a [[Parigi]], dove era più facile passare inosservati. Nel [[1828]] incominciò la sua attività politica fra i gruppi repubblicani, fino ad assumere responsabilità di comando nei moti del [[1830]] durante i quali partecipò fisicamente alla rivolta.
 
Trasferitosi in [[Corsica]] come Procuratore Generale, frequentò i circoli democratici, distinguendosi per la difesa di numerosi prigionieri politici. Dopo qualche anno si trasferì nuovamente a Parigi dove continuò la professione e iniziò la pubblicazione di vari scritti politici. Fu eletto alla Camera dei deputati conquistando una popolarità che ne fece uno dei più conosciuti autori francesi di libelli politici e sociali (il suo periodico, ''Le Populaire'', raggiunse la tiratura, incredibile per l'epoca, di 28.000 copie, attaccando violentemente il governo di [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo]]).
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==L'utopismo riformista e pragmatico==
 
Nel [[1832]] pubblicò una storia dei moti del [[1830]], giudicata severamente dalla critica per la sua incoerenza interna. Nello stesso periodo pubblicò una storia popolare della Rivoluzione francese, opera più matura che, insieme con il resto della sua attività di pubblicista, gli valse una condanna per reati politici tramite stampa ([[1834]]). Piuttosto di sopportare il clima soffocante della Parigi reazionaria, emigrò in Inghilterra dove, influenzato dalle teorie comunistiche e dalle realizzazioni pratiche di [[Robert Owen|Owen]] maturò e scrisse la sua opera più importante, ''Il Viaggio in Icaria'', che fu fatta circolare in edizione clandestina nel [[1840]]. Nel [[1842]] l'opera fu pubblicata ufficialmente ed ebbe subito successo, tanto che ne furono stampate cinque edizioni e fu tradotta in diverse lingue.
 
Il "romanzo filosofico", come egli stesso definì il suo lavoro, lo distinse da Babeuf e dagli altri rivoluzionari procurandogli fama e benevolenza in quanto "apostolo del comunismo egualitario e pacifico". La "comunità dei beni e degli spiriti" avrebbe dovuto realizzarsi attraverso la pace sociale e soprattutto la convinzione degli altri ottenuta attraverso l'esempio pratico. [[Icaria]], compagine umana comunista e quindi senza proprietà e differenze sociali, doveva attrarre come un potere magnetico elementi da tutte le classi con la sola forza dell'esempio, fornito da struttura e organizzazione. Nel [[1840]] pubblica un opuscolo intitolato ''Il mio credo comunista'', in cui dava sistemazione al proprio programma, introducendo per la prima volta il termine [[comunismo]] come sinonimo di movimento politico. Nel [[1845]] riprende le sue tesi nell'opuscolo ''Perché io sono comunista''.
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Spronato dal successo della propria propaganda e dall'arrivo di nuovi proseliti, Cabet pubblicò un manifesto dal titolo ''Allons en Icarie'' per organizzarne ancora di più (maggio [[1847]]). Nello stesso tempo pubblicò ''Réalisation de la communauté d'Icarie'', un opuscolo nel quale comunicava di aver raccolto da 10.000 a 20.000 seguaci in grado di attuare il progetto. Ciò gli permise di annunciare il luogo prescelto e i particolar organizzativi (dicembre [[1847]]), tanto che 69 tra i cinquecento seguaci pronti a partire non se la sentirono di aspettare ulteriormente e salparono da [[Le Havre]]per Saint Louis contro gli ordini dello stesso Cabet. Così, proprio alla vigilia della rivoluzione (3 febbraio [[1848]]), una prima pattuglia di icariani attraversò l'[[Oceano Atlantico|Atlantico]] per approdare in America e stabilirsi sul terreno prescelto, in [[Texas]] a [[Nauvoo (Illinois)]].
 
Cabet, rimase in [[Francia]] per motivi organizzativi e diede un contributo cospicuo alla rivoluzione con il grosso dei seguaci. Cabet sosteneva che la "causa delle rivoluzioni è la miseria" e malgrado fosse teoricamente contrario alla rivoluzione si trovò a essere rivoluzionario suo malgrado. Partì per raggiungere gli icariani in America nel dicembre del 1848. La colonia ebbe fin dall'inizio problemi di convivenza fra i suoi membri e condusse una vita difficile anche per i problemi che nascevano dal fatto che la colonia era inserita nel bel mezzo della cittadina, in interazione con gli abitanti "normali" di Nauvoo. Nonostante tutto, fu l'unico esperimento pratico di comunismo utopista realizzato nelle Americhe capace di durare a lungo. In Francia, nel suo momento di maggiore espansione (fra il 1844 e il 1847), il movimento cabetiano poteva contare su circa 400.000 militanti, ma la trasferta negli Stati Uniti non riscosse altrettanto successo e le colonie icariane che all'inizio erano composte di circa duemila cittadini si ridussero ben presto a poche centinaia e infine a poche decine di individui.
 
Pur decimato dalla realtà e dalle secessioni l'esperimento sociale di Icaria durò cinquant'anni (1848-98) durante i quali non solo gli icariani, o meglio alcuni di loro, parteciparono alla guerra di secessione americana, ma dal ceppo iniziale figliarono altre sette comunità. La partecipazione alla guerra civile fu preceduta da un dibattito interno perché Cabet sosteneva (come Marx) che la condizione dell'operaio era peggiore di quella dello schiavo. La seconda sede fu Nauvoo ([[Illinois]], 1849), dalla quale nacquero Cheltenham ([[Missouri]], 1858) e Corning ([[Iowa]], 1860). Da quest'ultima si staccarono gli icariani fondatori di New Icaria (Iowa, 1878) e Jeune Icarie (Iowa, 1878). Da quest'ultima nacque Icaria Speranza ([[California]], 1881). Cabet era morto il 7 novembre 1856 alle cinque del mattino per una congestione cerebrale. Aveva dovuto riparare a Saint Louis il giorno prima, con i suoi 74 fedelissimi a causa degli scontri fisici fra le due fazioni interne della colonia di Nauvoo. Scompare così, all'età di sessantotto anni, il capo di quello che può venire considerato il primo partito operaio moderno, circondato dagli ultimi fedeli, protagonista e vittima della sua utopia.
 
==Bibliografia==
 
* Roberto Tumminelli, ''Etienne Cabet. Critica della società e alternativa di Icaria'', Milano Giuffré, 1981, pp. 261, ''Presentazione'' di Arturo Colombo
* Gian Mario Bravo (a cura di), ''Il socialismo prima di Marx'', Roma, Editori Riuniti, 1973
* Franca Biondi Nalis, ''Etienne Cabet tra utopia e rivoluzione'', Torino, Giappichelli, 2004