Il generale Della Rovere: differenze tra le versioni

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Bardone, una volta arrestato, per alleggerire la sua grave posizione accetta di collaborare con il [[colonnello]] Müller, da lui conosciuto casualmente qualche giorno prima, il quale gli propone, riscontrata la sua abilità nell'ingannare le persone, di assumere l'identità del [[generale]] Giovanni Braccioforte della Rovere, un importante ufficiale [[Pietro Badoglio|badogliano]], ucciso per errore dai soldati tedeschi che, non avendolo riconosciuto, non hanno rispettato la consegna di catturarlo vivo. Egli sarà internato a [[Milano]], nel braccio politico del [[carcere di San Vittore]], con l'incarico di assumere informazioni e di scoprire la vera identità di "Fabrizio", il capo della [[Resistenza italiana|Resistenza]] a cui la [[Gestapo]] non è ancora riuscita a dare un nome.
 
La realtà carceraria, e della stessa Resistenza, con cui il truffatore viene a contatto, lo porta lentamente a riconsiderare i valori della dignità, del coraggio e del patriottismo. Egli rimane profondamente colpito dalla morte di Aristide Banchelli, un partigiano che, piuttosto che rivelare il poco di cui è a conoscenza, preferisce subire la tortura che il suo fisico anziano non è in grado di sopportare, arrivando poi a suicidarsi per il timore di parlare. Una notte infine, dopo la cattura di alcuni partigiani, il falso generale viene mandato, pesto e logoro per ispirare maggiore fiducia, a passare la notte nella stanza dove si trovano una ventina di uomini in attesa di esser fucilati per [[rappresaglia]], a seguito dell'uccisione del [[Segretario federale|federale]] di Milano, ed i nazisti sanno con certezza che tra loro c'è anche "Fabrizio".
 
[[File:Rovere Muller.png|thumb|left|[[Hannes Messemer]] e [[Vittorio De Sica]] in una scena del film]]