Pellicola cinematografica a colori: differenze tra le versioni
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La '''pellicola cinematografica a colori''' indica un particolare tipo di [[pellicola cinematografica]], ed in particolar modo sia la pellicola vergine a [[Colore|colori]], in formato compatibile con l'uso in una [[cinepresa]] che al prodotto finito, pronto per la proiezione. Le prime pellicole erano costituite da un'emulsione fotografica a base di [[alogenuro d'argento|alogenuri d'argento]] e consentivano solo riprese in bianco e nero. L'immagine risultante era formata da una gamma di toni grigi che andava dal nero al bianco, a seconda dell'[[intensità luminosa]] dei vari punti del soggetto ripreso.
Con la pellicola a colori, è registrata non solo la [[Luminanza (fisica)|luminanza]] del soggetto ma anche il suo [[colore]]. Questo comporta la necessità di analizzare i colori presenti nella scena ripresa e collocarli in regioni predefinite dello spettro luminoso, (normalmente tre:
==Colorazione a mano==
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Anche molti dei cineasti dei primi dieci anni della storia del cinema usavano in qualche misura questo metodo. [[Georges Méliès]] offriva copie colorate a mano dei propri film a un costo addizionale rispetto alle versioni in bianco e nero, inclusi i pionieristici effetti visivi di ''[[Viaggio nella Luna]]'' del [[1902]]. Il film aveva diverse parti della pellicola colorate fotogramma per fotogramma da ventuno donne che operavano a [[Montreuil]]<ref name="history">David A. Cook. {{en}} ''A History of Narrative Film'', W. W. Norton & Company, 2<sup>a</sup> ed., 1990. ISBN 0-393-95553-2</ref> con un sistema di lavorazione in serie.<ref name="dictionary">Ira Konigsberg. {{en}} ''The Complete Film Dictionary'', Meridan PAL books, 1987. ISBN 0-452-00980-4</ref>
Il primo processo di colorazione che ebbe successo commerciale fu introdotto nel [[1905]] dalla [[Pathé Frères]]. Il ''Pathé Color'' (ribattezzato [[Pathéchrome]] nel [[1929]]) divenne uno dei più accurati e affidabili sistemi di colorazione a maschere. Utilizzando una stampa originale del film venivano create delle sezioni, tagliate per mezzo di un [[pantografo]] nelle zone adatte a produrre delle matrici capaci di discriminare fino a sei colori,<ref name="history" /> utilizzate poi in una macchina per la colorazione con rulli di velluto imbevuti di colorante.<ref name="encyclopedia">Ephraim Katz. {{en}} ''The Film Encyclopedia'', HarperCollins Press, 2<sup>a</sup> ed., 1994. ISBN 0-06-273089-4</ref> Dopo aver prodotto le maschere per l'intero film, venivano poste a contatto con la pellicola da colorare,
Una tecnica più comune nota come [[Coloritura a mano|colorazione della pellicola]] (''film tinting'') emerse all'inizio degli [[Anni 1910|anni dieci]], un processo nel quale veniva tinta l'emulsione o direttamente il [[base della pellicola|supporto]], dando all'immagine una dominante [[Monocromia|monocromatica]] a colore uniforme. Questo processo fu popolare durante l'era del muto, con colori specifici impiegati per certi effetti narrativi (rosso per le scene con il fuoco o alla luce del fuoco, blu per la notte, ecc.).<ref name="dictionary" />
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