Teurgia: differenze tra le versioni

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La pratica religiosa teurgica fu riassunta nell'opera attribuita al filosofo [[Medioplatonismo|medioplatonico]] del II secolo d.C. [[Giuliano il Teurgo]]<ref>La paternità di tale opera è probabile ma non certa. Così [[Dario Mariano Cosi]]: {{q|Attribuiti un tempo a [[Zoroastro]], furono raccolti probabilmente da un certo [[Giuliano il Caldeo]] o da suo figlio [[Giuliano il Teurgo]], entrambi comunque vissuti all'epoca di [[Marco Aurelio]]|[[Dario Mariano Cosi]]. ''Enciclopedia filosofica'', vol.8. Milano, Bompiani, 2006, pag.8167}} [[Angelo Tonelli]] chiosa richiamandosi alla tradizione sapienziale e visionaria trasmessa oralmente e poi appuntata per iscritto: {{q|A questa tradizione ristretta, ma scritta, delle conoscenze teurgiche, si collegano gli ''Oracoli caldaici'', opera di Giuliano il Teurgo, figlio dell'altro Giuliano che, a detta di Suídas, compose un'opera sui dèmoni|[[Agnelo Tonelli]] ''Introduzione'' in ''Oracoli caldaici''. Milano, Rizzoli, 2008, pag.6}}</ref>, gli ''[[Oracoli caldaici]]''. Anche se le pratiche ''teurgiche'' sono certamente precedenti a [[Giuliano il Teurgo]], gli ''[[Oracoli caldaici]]'' rappresentano tuttavia la prima opera scritta giunta a noi che tratta di questo argomento. In questi testi la ''teurgia'' si differenzia dalla [[teologia]] in quanto, a differenza della seconda, la prima non si limita a discutere intorno al [[Divino]] quanto piuttosto indica i riti e le pratiche per evocarlo.
 
Il terminatermine teurgia stava dunque a significare "agire come un Dio", nel senso di aiutare gli uomini a trasformare il loro status in ''senso divino'' con l'aiuto dell'unione [[misticismo|mistica]].
 
La teurgia ebbe notevole influenza sul tardo [[Neoplatonismo]]. Così anche l'imperatore romano neoplatonico del IV secolo, [[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano]], prima ancora di vestire la porpora imperiale e avvertito da [[Eusebio di Mindo]] rispetto alla teurgia pratica da [[Massimo di Efeso]] rispose piccatamente: "Tu puoi restare fermo sui tuoi libri, io so dove andare". Quindi Giuliano si recò da [[Massimo di Efeso]] in Atene e venne così iniziato ai [[Misteri eleusini]]. Per i suoi studi Giuliano chiese al suo amico [[Prisco (filosofo)|Prisco]] di spedirgli una copia del commentario del filosofo neoplatonico e ''teurgo'' [[Giamblico]] su Giuliano il Teurgo. A tal proposito commentò di essere avido della filosofia di [[Giamblico]] e che nulla al mondo poteva stargli al pari.