Convento di Sant'Agostino (Caserta): differenze tra le versioni

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Il Convento di Sant'Agostino è ex un complesso monastico che si trova a via Mazzini, nel centro della città di Caserta. Ha ospitato per lungo tempo i frati Agostiniani e poi le suore Domenicane. Comprende anche l'odierna chiesa di San Sebastiano Martire. Ora è sede del Centro dei Servizi Sociali e Culturali, e la chiesa annessa è stata rinominata come San Sebastiano nel 1925.
 
'''==Cenni Storici'''==
 
La storia dell'attuale Chiesa di San Sebastiano martire a Caserta è contraddistinta da un susseguirsi di eventi che, a giudicare dagli studi che l'hanno riguardata, non è sempre stato facile svelare.
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Il 10 novembre 1623 don Andrea Matteo Acquaviva d'Aragona intrecciò la storia dell'ex convento degli agostiniani con quella dell'istituendo Educatorio di Sant'Agostino, destinato a "oneste zitelle o fanciulle operaie" , destinando al complesso duecento ducati annui . In seguito il vescovo Giuseppe Schinosi (sul seggio episcopale dal 1696 al 1734) "cedette il convento alle monache domenicane, le quali in tutte le maniere si adoprarono per rimetterlo in sesto insieme con la chiesa" . Il vescovo, infatti, poco aiutato dalle famiglie nobili casertane, nel 1702 dispose la ristrutturazione del complesso a spese della parrocchia cattedrale, dotando il complesso di quel Conservatorio femminile che avrebbe dovuto ospitare le monache domenicane . I lavori si protrassero presumibilmente fino al 1713, data in cui il monastero cominciò a funzionare con un discreto numero di converse, due delle quali, Maria Caterina Palma di Acerra e Maria Maddalena Foglia di Marcianise, si distinsero per le cospicue donazioni a beneficio del monastero . La grande considerazione in cui era tenuta questa chiesa è dettata anche da dati che vengono fuori dai documenti delle Visite Pastorali, in cui si denota la presenza di 13 altari votivi presenti nella parrocchia all'epoca degli agostiniani, poi ridotti a 7 con l'avvento delle monache domenicane .
 
'''===Interventi di Vanvitelli'''===
 
La gestione del complesso però non dovette essere facile, poiché all'avvento dei Borbone nel Regno la chiesa e il monastero versavano ancora in condizioni di grande degrado. Le monache infatti supplicarono il Re di intervenire affinché il complesso non venisse perso definitivamente. Il re, quindi, dispose l'intervento del grande architetto che stava costruendo per lui quella che sarebbe stata una delle opere più belle e maestose d'Europa, ovvero la Reggia di Luigi Vanvitelli. La presenza dell'architetto di origini olandesi nella fabbrica di Sant'Agostino è evidente da un Real Diploma del marchese Fogliani, collaboratore fidato del Re, emanato da Portici il 15 Maggio 1753 in cui si legge: "Avendo dato conto al Rè di quanto l'Architetto D. Luiggi Vanvitelli ha rappresentato per mezzo di V.S. ha riferito con una sua lettere de 18=dello scorso, riguardo l'incorniciamenti della rovina della Fabrica della Chiesa, e Monistero di S. Agostino di questa Città, si è sopraseduto, acciò si facesse tutte quelle pruove, e riconoscimenti necessarij, e formatone stato delle riparazioni che necessitano, S. M.tà ha risoluto che V.S. disponga che di suo Real conto si vadino facendo quelle riparazioni più urgenti, e necessarie in quella Chiesa, e Convento, e V.S. si serva per questo fine delli Fabricatori, che faticano nelle Opere del Palazzo Vecchio , e nelle altre Opere differenti e li meno occupati, e non servirsi di quelli, che sono destinati alla Fabrica del nuovo Palazzo Reale, e procurando che tutte le riparazioni si vadino facendo a poco a poco, e con la maggiore economia possibile" .
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Un problema interessante che è sorto con lo studio della chiesa casertana è quello circa il posizionamento della fabbrica nel corso dei secoli. Qualche studioso ha supposto che la pianta della chiesa, che si sviluppa lungo il percorso della strada, in passato fosse stata ribaltata. Questa teoria è uscita fuori con la scoperta di un affresco di età angioina dipinto in un arco riscoperto dopo un recente restauro. L'arco, a sesto acuto ribassato, tipico dell'architettura meridionale del Medioevo, si trova in precisa corrispondenza della prima cappella "mozzata" a destra, dove si trova un altro dipinto tardo-rinascimentale, quello della Maddalena. Secondo questa teoria, questa piccola cappella sarebbe stata occlusa nel Settecento, ma fino a quel momento avrebbe rappresentato l'ingresso della chiesa. Questa teoria è da sconfessare per un semplice motivo: è molto probabile che in prossimità dei due dipinti ci fosse un ingresso, ma sarebbe solo un'entrata laterale, poiché il "doppio ingresso" non era una novità nel panorama architettonico campano, come possiamo osservare nel Duomo di Casertavecchia .
 
'''===Passato Recente'''===
 
Gli interventi del Vanvitelli e della sua cerchia, quindi, sembrano piuttosto evidenti, e hanno permesso alla chiesa di ritornare ad uno splendore che aveva avuto nel passato, ma con una veste quasi del tutto nuova. Il tutto avvenne sebbene altri eventi abbiano rischiato di segnare anche la storia della nuova chiesa, come i tanti furti subiti da tutto il complesso nel XVIII e nel XIX secolo , e il sisma del 1805 che costrinse il figlio di Vanvitelli, Carlo, a risanare le mura del dormitorio vecchio e alcune lesioni all'interno della chiesa .
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