La figlia del capitano: differenze tra le versioni

romanzo scritto da Aleksandr Puškin
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Solo trama; da aggiungere un breve commento critico e una succinta bibliografia
(Nessuna differenza)

Versione delle 03:09, 12 gen 2007

La figlia del capitano (titolo originale Kapitanskaja dočka) è il titolo di un romanzo scrittore russo Aleksàndr Sergéevič Puškin, pubblicato nel 1836.

Trama

Pëtr Andéič Grinëv, il protagonista del romanzo, è l'unico figlio maschio di un nobile ufficiale a riposo e perciò destinato sin da prima della sua nascita alla carriera militare come sergente nella guardia imperiale.

Educato prima dal fido stalliere Savél'ič e poi affidato ad un francese, all'età di quasi diciassette anni suo padre decide di inviarlo a servire come soldato. Ritenendo la guardia imperiale e Pietroburgo non abbastanza formative, suo padre decide di inviarlo a servizio a Orenbùrg, in una fortezza nella steppa.

Seguito dal suo veccio precettore, Pëtr intraprende il viaggio che lo porterà alla sua destinazione, la fortezza Belogórskaja, un viaggio sia fisico che di crescita personale.

Durante una sosta in una locanda Pëtr Grinëv fa la conoscenza di un gruppo di soldati e sfuggito al controllo del vecchio Savél'ič, perde al gioco cento rubli; resosi conto del errore e dopo aver rimborsato il suo debito, nonostante il tempo inclemente Pëtr Grinëv e Savél'ič si mettono di nuovo in marcia per Orenbùrg.

Nel mezzo della steppa li sorprende una una bufera che tosto rende loro impossible l'orientamento, ma fortunatamente incontrano un «vagabono» che li guiderà in un villaggio vicino, dove troveranno un riparo. Il giorno seguente, prima di proseguire per Orenbùrg, per ringraziare il «vagabono», Pëtr Grinëv gli regala una pelliccia di lepre, nonostante le proteste del vecchio Savél'ič.

Giunti ad Orenbùrg, dopo essere stati ricevuti dal governatore, Pëtr Grinëv e Savél'ič si mettono in marcia per la fortezza Belogórskaja, distante poco più di quarante verste da Orenbùrg.

Al loro arrivo la fortezza si presenta loro come un piccolo villaggio di izbà nel fondo valle, nella steppa polverosa; tuttavia vengono accolti con calore da Vasìlisa Egórovna la moglie del capitano della fortezza Ivàn Kuz'imič e percò detta lacapitana.

Dopo essersi sistemati vengono invitati a cena Pëtr viene invitato a cena dal capitano e qui fa la conoscenza della giovane Mar'ja (chiamata spesso col diminutivo affettuoso Maša).

Dapprincipio la vita nella fortezza trascorre tranquilla senza scossoni, e Pëtr lentamente sente crescere in sé un nuovo sentimento nei confronti di Maša, la figlia del capitano, alla quale dedica delle canzoni e delle poesie; decide di rendere partecipe di questo suo sentimento un ex ufficiale della Guardia Alekséj Ivànyč Švabrin il quale lo deride e insulta Maša (quello che Pëtr ignora e che Švabrin stesso è innamorato di Maša ). Ne segue un duello nel quale Pëtr viene gravemente colpito ad una spalla.

Grazie alle cure della di Maša, Pëtr si rimette e viene così a conoscenza che il suo amore è corrisposto dalla giovane; decide allora di scrivere al prorpio padre per ottenere il permesso di sposare, ma suo padre glielo rifiuta.

Nel contempo alla fortezza arriva la notizia che le forteze vicine sono tutte cadute sotto gli assalti di un gruppo di ribelli guidati da Pugačëv, che si fa passare per il defunto zar Pietro III , e che costoro si dirigono verso la Belogórskaja; nella fortezza stessa, fra i cosacchi e i kirghisi presenti, si respira aria di rivolta.

Non sorprende allora che la fortezza, assalita dai ribelli di Pugačëv cada facilmente. Pugačëv fa sommariamente impiccare il capitano gli ufficiali che non gli dichiarino fedeltà, e quando Pëtr si rifiuta anch'egli di dichiarare fedeltà al impostore, questi dapprima lo condanna ma poi misteriosamente, anche grazie alla supplichevole richiesta di Savél'ič, lo grazia.

Dopo essersi ripreso Pëtr riconosce in Pugačëv il « vagabondo » a cui aveva regalato la pelliccia di lepre e capisce le ragioni della grazia; invitato da Pugačëv a cena Pëtr chiede e ottiene di poter raggiungere l'esercito regolare a Orenbùrg. Pëtr sa di lasciare la povera Maša, che avendo perso anche la madre, anch'essa uccisa dagli insorti, è orfane e per giunta malata e alla mercé di Švabrin nel frattemo unitosi agli insorti e nominato nuovo capitano, ma confida che con l'esercito regolare potrà riconquistare presto la fortezza.

Fiducia mal riposta, in quanto il consiglio di guerra nominato dal governatore, opta per una strategia di difesa e non di attacco; Pëtr allora, dopo aver ricevuto una lettera disperata dalla sua cara Maša, nella quale ella rivela i piani di Švabrin di costringerla a sposarlo, decide di recarsi da solo alla fortezza Belogórskaja per liberarla.

Viene però fermato nuovamente dagli insorti, ma grazie a Pugačëv riesce a ricongiungersi a Maša e ottiene un lasciapassare che gli consete di condurre quella che egli già ritiene sua moglie nella sua tenuta in campagna.

Le avventure di Pëtr Andéič Grinëv non terminano qui, infatti nel viaggio di ritorno viene intercettato da una guarnigione del esercito regolare che, visto il suo lasciapassare lo confonde con un insorto. Per fortuna in quella guarnigione presta servizio uno dei soldati che aveva incontrato nel viaggio che dalla sua tenuta di campagna lo conduceva ad Orenbùrg. Questi lo riconosce e consente a Maša di proseguire il viaggio mentre consiglia a Pëtr di non andare con lei ma di finire di prestare servizio con l'esercito regolare. Pëtr accetta volentieri il suo consiglio.

La rivolta viene finalmente domata, ma quando Pëtr confida di poter ritrovare le braccia della sua amata, ecco che viene arrestato. Lo accusano di essere stato uno degli insorti e chi lo accusa è proprio il perfido Švabrin. Sottoposto al giudizio di una commissione di indagine Pëtr racconta la sua storia che tuttavia sembra poco credibile; egli sa che basterebbe fare il nome della povera Maša e che questa interrogata potrebbe scagionarlo ma vuole, per amore, evitarle di comparire in giudizio e di rivivere quei momenti terribili. La condanna a morte, poi commutata, è allora inevitabile.

Per tutti ora Pëtr è un traditore ma Maša ha intuito il motivo, decide di tentare un ultima possibilità, quella di chiedere la grazia alla zarina Caterina II e perciò si reca a Pietroburgo. Qui riesce a incontrare la zarina e a raccontarle la sua storia. La zarina allora grazia Pëtr che finalmente può riabbracciare la sua amata.