Bertolt Brecht: differenze tra le versioni

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Nel [[1913]] cominciò a scrivere le prime poesie, tra cui ''L'albero in fiamme''. Tra il [[1914]] e il [[1915]] scrisse altri componimenti, imbevuti di patriottismo (si pensi a ''Der Freiwillige'', in cui la popolazione getta rose a un volontario di guerra, o a ''Der belgische Acker'',<ref>In italiano rispettivamente ''Il volontario'' e ''Il campo belga''</ref> dove esalta il lavoro dei militari tedeschi in Belgio durante la Grande Guerra) e di entusiasmo per la [[guerra]] e per tutto ciò che è tedesco. Le presentò al giornale di Augusta, il ''Neueste Nachrichten'', e malgrado fossero ancora ingenue e vittime del tempo, già rivelarono un inconfondibile talento che non sfuggì al redattore Wilhelm Brüstle, che, in un articolo di trentacinque successivo, disse di avervi intravisto la stessa aria di novità portata da [[Baudelaire]] nella poesia francese.<ref>F.Ewen, pp.42-46; l'articolo di Brüstle apparve nella rivista ''Neue Zeitung'' a Monaco il 27 novembre 1948</ref> Nel [[1916]], in un tema in classe sul verso [[Quinto Orazio Flacco|oraziano]] ''[[Dulce et decorum est pro patria mori]]'', Brecht espresse un giudizio negativo sulla morte eroica affermando tra l'altro:
{{quote|{{senza fonte|Il detto che dolce e onorevole è morire per la patria può essere considerato solo come propaganda con determinati fini [...] solo degli stupidi possono essere così vanitosi da desiderare la morte, tanto più che pronunciano simili affermazioni quando si ritengono ancora ben lontani dall'ultima ora. Ma quando la comare morte si avvicina, ecco che se la squagliano con lo scudo in spalla come fece nella [[battaglia di Filippi]] l'inventore di questa massima, il grasso giullare dell'imperatore.}}<ref>http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/01/29/per-il-piccolo-opera-da.html</ref>}}
L'episodio provocò un piccolo scandalo e Brecht evitò l'espulsione dalla scuola solo grazie all'intervento di un padre [[benedettino]] della chiesa di Santo Stefano, Romuald Sauer, amico di famiglia. Scrisse altre poesie, tra cui ''La leggenda della prostituta Evelin Roe'' e L'''Inno a Dio''.
[[File:Frank Wedekind.jpg|thumb|right|140px|Frank Wedekind]]