Divinizzazione filosofica: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m WPCleaner v1.31 - Disambigua corretti 3 collegamenti - Crisippo, Divinizzazione, Scetticismo
Botcrux (discussione | contributi)
m Bot: rimuovo "cfr." (vedi discussione)
Riga 2:
 
Così si esprimeva ad esempio [[Timone di Fliunte]] nei confronti del suo maestro [[Pirrone]] fondatore dello [[scetticismo filosofico|scetticismo]]:
{{Quote|O Pirrone, questo mio cuore desidera apprendere da te come mai tu, pur essendo uomo ancora, così facilmente conduci la vita tranquilla. Tu che solo sei guida agli uomini, simile a un dio. <ref>61 B DC</ref>}}
Secoli dopo [[Sesto Empirico]] confermava questo giudizio affermando che Pirrone è «come una grande meraviglia».<ref>''Schizzi Pirr.'', III, 65</ref>
 
Una divinizzazione fu anche quella di [[Epicuro]] che aveva contribuito ancora in vita alla sua sacralità invitando i suoi discepoli a onorare il suo compleanno e stabilendo nel suo testamento che si continuasse a celebrarlo il decimo giorno di [[Gamelione]] e che il ventesimo giorno di ogni mese gli epicurei si riunissero per ricordare lui e il suo intimo amico [[Metrodoro di Lampsaco (epicureo)|Metrodoro]]. Questa ricorrenza, poi chiamata la "festa delle Icadi", [[Plinio il Vecchio]] scrive come fosse ancora celebrata nel [[I secolo d.C.]] <ref>G. Reale, ''Op. cit. ibidem''</ref>
 
Questa divinizzazione del filosofo si ritrova nelle espressioni di [[Lucrezio]] che chiamava Epicuro «un Dio» <ref>Lucrezio, ''De rerum natura'', vv. 1 e sgg.</ref> e nel II secolo d.C. [[Luciano di Samosata]] si riferiva al maestro come «divino sacerdote della verità» e «liberatore di coloro che ne seguono le dottrine» <ref>Luciano, ''Aless.'', 61</ref>
 
Così anche lo [[stoicismo|stoico]] [[Epitteto]] dice di [[Crisippo di Soli|Crisippo]] che si deve essere a lui grati come a un dio per i benefici che ha apportato la sua dottrina all'umanità. <ref>''Diatribe'', 1, 4</ref>
 
Questo fenomeno di divinizzazione filosofica si spiega considerando le particolarità culturali dell'età ellenistica.
Riga 15:
Nel clima di generale insicurezza e di una "fuga nel privato" che caratterizza questa età di sconvolgimenti politici, sociali e [[cultura]]li, alla filosofia si chiedono sostanzialmente due cose: da un lato una visione unitaria e complessiva del mondo, dall'altro lato una specie di "supplemento d'[[animo]]", ossia una parola di saggezza e di serenità capace di guidare la vita quotidiana degli individui. Infatti conseguenza del ripiegamento verso il "privato" fu l'attenzione rivolta dagli [[intellettuale|intellettuali]] all'[[etica]] ed all'analisi interiore piuttosto che ad una indagine filosofica astratta. I vari sistemi filosofici ellenistici, pur con le loro intrinseche differenze, ebbero come fulcro delle loro speculazioni i problemi dell'uomo che ricerca e riscopre se stesso come individuo, piuttosto che la riflessione [[politica]] sulla società.
 
Queste scuole filosofiche dello [[scetticismo filosofico|scetticismo]], dello [[stoicismo]], dell'[[epicureismo]] e del [[cinismo]] ebbero tutte al centro del proprio interesse la ''eudaimonia'' (dal greco ''εὐδαιμονία'' trad. ''felicità'') ossia di ricerca di un'esistenza positiva da parte dell'uomo. <ref>Julia Annas, ''La morale della felicità in Aristotele e nei filosofi dell'età ellenistica'', Vita e Pensiero, 1998, ''passim''</ref> in un momento in cui la religiosità pagana, ormai confusa con molteplici culti provenienti dall’oriente, non forniva più all’uomo le risposte che egli cercava.
 
Questi interrogativi trovano ora soluzione nella filosofia che assume carattere individualista e pragmatico. Il modello da seguire non è più il guerriero, l’[[eroe]] aristocratico ma il [[filosofo]] un punto di riferimento contro le sofferenze che rivela come la felicità non sia un traguardo raggiungibile con il piacere dei sensi, la ricchezza, il potere ed il successo, ma con l'autarchia e l'[[apatia (filosofia)|apatia]], le sole condizioni essenziali della saggezza e quindi della felicità interiore.
 
[[Michel Foucault]] <ref>Cfr. Michel Foucault. ''Tecnologie del sé''. in ''Un seminario con Michel Foucault - Tecnologie del sé''. Torino, Boringhieri, 1992.</ref> ha esteso questo fenomeno della divinizzazione a tutta la cultura greca antica e [[Impero romano|romana imperiale]] ripercorrendo il cammino dei greci nella "[[cura di sé]]" (''epimeleisthai'') come cura dell'aspetto sacro della propria persona, ovvero del proprio [[Dèmone]]. Partendo dagli [[Orfismo|Orfici]], passando per [[Socrate]] fino a [[Platone]] egli osserva come nella cultura greco-romana:
{{quote|Nei periodi ellenistico e imperiale, il concetto socratico del «prendersi cura di sé» divenne un tema filosofico comune, universale. La «cura di sé» fu accettata da [[Epicuro]] e dai suoi seguaci, dai [[cinici]], dagli [[stoici]] come [[Seneca]], [[Gaio Musonio Rufo]], [[Galeno]]. I [[pitagorici]] si interessarono molto al concetto di una vita ordinata e comunitaria. La cura di sé non costituiva una raccomandazione astratta, ma una attività ampiamente diffusa, una rete di obblighi e servigi resi alla propria anima.<ref>[[Michel Foucault]], ''Op. cit.'' pag. 23</ref>}}