Doveri dell'uomo: differenze tra le versioni

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==Cenni di storia del Diritto e dei "diritti"==
In antichità pressoché tutte le civiltà in possesso di [[codici di leggi]] hanno sempre e costantemente affermato solo gli obblighi dei sudditi o dei cittadini l'uno nei confronti dell'altro, nei confronti della patria e del sovrano. La prima forma - embrionale - di diritto dell'uomo pare essere il ''civis romanus sum'', che tuttavia deve essere considerata più che altro una forma di privilegio dei cittadini romani che non un [[diritto universale]], anche dopo l'estensione della cittadinanza a tutti i liberi dell'Impero nel [[212]].
 
Con l'ascesa - dopo il [[XVII secolo]] - delle concezioni [[giusnaturalismo|giusnaturaliste]] e della teoria dei "[[diritti umani]]" come difesa dell'individuo dall'arbitrio del potere e del concetto dell'individuo come titolare di "diritti di per sé stessi evidenti" (e non come oggetto di graziosa elargizione da parte di un sovrano di privilegi), viene a realizzarsi la necessità di ragionare sul loro speculare logico, i "doveri".
 
Nasce dunque una contrapposizione fra individuo e società che prima della modernità non era nota poiché l'individuo non era considerato come essere separato dai propri simili e dall'organismo sociale che l'aveva generato o lo ospitava (e non a caso la principale pena per gli antichi era l'[[esilio]]), e dunque non esisteva una vera contrapposizione fra le facoltà individuali che potevano essere legittimamente espresse (che noi oggi chiamiamo "diritti") e le limitazioni alle medesime e i sacrifici individuali che erano richiesti dalla società e dallo stato (i "doveri").
 
==Giuseppe Mazzini e la sua tesi==
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==La concezione fascista dei Doveri dell'Uomo==
L'idea mazziniana, basata sulla tradizione del pensiero democratico e sui principi dei diritti dell'uomo illuministici, secondo un'analisi marcatamente di tipo marxista, filosofia fortemente avversata da Mazzini, venne poi utilizzata, reinterpretandola, anche da altre filosofie tra cui quella di [[Giovanni Gentile]] e di [[Alfredo Rocco]] nella determinazione dei fondamenti della [[dottrina fascista]].
 
Nella filosofia fascista tuttavia alla base vi è non più la concezione cristiana dell'uomo quale creatura divina, bensì quella [[storicismo|storicista]] ed [[organicismo|organicista]] dell'individuo come parte di un organismo sociale metatemporale, composto da un'infinita teoria di generazioni passate, presenti e future. L'individuo dunque è transeunte, mentre lo [[Stato]], che rappresenta l'unità di queste generazioni, se non eterno, è quantomeno concepito ''sub specie aeterni''.
 
Allo Stato dunque appartengono tutti i diritti, mentre i cittadini possiedono tutti i doveri nei confronti dello Stato. La somma dei doveri assolti da ciascun cittadino (al quale - come recita il [[codice civile italiano]] - viene richiesta "la diligenza del buon padre di famiglia") crea una massa di provvigioni tale che lo Stato possa in seguito redistribuire ai suoi cittadini beni, franchigie, protezioni e privilegi in ragione dell'utilità del corpo sociale, così com'è inteso dal [[fascismo]]<ref>Cfr. ''La Dottrina del Fascismo'', PNF, 1941</ref>.
 
==Diritti e responsabilità individuali secondo [[Robert A. Heinlein]]==