Malformazione artero-venosa: differenze tra le versioni

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definizione
terapia
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Lo scopo principale del trattamento è quello di prevenire l’emorragia attraverso l’obliterazione della malformazione. Il trattamento di elezione è la chirurgia con ''escissione microchirurgica'' della MAV: il 20-40% delle MAV è suscettibile di asportazione totale con mortalità intraoperatoria del 2-5% e morbidità variabile dal 5 al 25%.
 
In altri casi sono stati intrapresi tentativi volti a obliterare i vasi malformati per mezzo della legatura delle arterie afferenti, dell’''embolizzazione'' artificiale e di sostanze sintetiche a presa rapida, che vengono iniettate da un palloncino, pervenuto in loco tramite un vasoafferente. Si procede per via arteria femorale fino alla arteria che nutre il nidus della MAV indi si iniettano particelle (muscolo , gelfoam ecc) o colla (che solidifica al contatto con il sangue). Vi è un 5% di complicazioni piuttosto serie che vanno dal fatto che le particelle o la colla scappano per via venosa e trombizzano seni o migrano fino alle arterie polmonari. Altra possibile complicanza è l’obliterazione di una arteria che nutra il parenchima nervoso. Il trattamento endovascolare è efficace nella completa obliterazione solo nel 10% dei casi. Il rimanente 90% deve essere sottoposto a trattamento o microchirurgico o radiochirurgico. La ''radiochirurgia'' è l’irradiazione con raggi gamma della MAV con modalità sterotassica e sfrutta il fatto che le radiazioni hanno il potere di indurre nel giro di uno due anni una proliferazione endoteliale endovascolare con chiusura progressiva e ialinizzazione della malformazione. L’indicazione è per quelle malformazioni che essendo di difficile accesso e inferiori a 2,5 cm comporterebbero gravi deficit con la chirurgia. L’efficacia della radiochirugia è valutata intorno al 90% entro due anni e comporta un rischio di danno da raggi al tessuto nervoso circostante di circa il 3% . È evidente da quanto detto che nei due anni dopo la radiochirurgia il malato resta a rischio di ulteriore sanguinamento.Pertanto in caso di esordio con emorragia e dove è tecnicamente possibile il trattamento ideale resta la chirurgia preceduta dalla embolizzazione. Di solito il primo approccio è quello endovascolare che riduce in modo notevole l’apporto arterioso. Questa modalità di trattamento consente di procedere all’intervento chirurgico se la MAV è superiore ai 2,5 cm o con la radiochirurgia se la MAV è inferiore a 2,5 cm.
== Note ==
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