Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia: differenze tra le versioni

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Le ''Riflessioni'' divennero negli anni successivi di fatto il [[breviario]] di tutta la corrente controrivoluzionaria e [[Conservatorismo|conservatrice]], che si opponeva al [[radicalismo]] politico della [[Rivoluzione francese]].<ref>Salinari-Ricci, ''Storia della Letteratura Italiana''. Laterza, Roma-Bari, 1997. Vol. 2, pp. 253 e seg. ("L'età della Restaurazione" - Antologia: "La filosofia della Reazione").</ref> Ampiamente lette dai contemporanei e dai posteri, esse avranno un'influenza decisiva sia su esponenti della corrente "reazionaria", come il [[conte]] savoiardo [[Joseph de Maistre]],<ref>[http://www.scuoladieducazionecivile.org/igna1_2007.htm ''Joseph de Maistre, pensatore europeo'' da una lezione del dott. Ignazio Cantoni].</ref> sia su esponenti della corrente liberale.<ref>[http://books.google.it/books?id=pSTLftS1LWMC&pg=PA68&dq=Burke%2BWhig#PPA68,M1 Ian Adams. ''Ideology and Politics in Britain Today''. Manchester University Press, 1998, p. 68 ss.]</ref>
 
Nel [[XIX secolo]], lo storico positivista [[Hippolyte Taine]] riprese le argomentazioni delle ''Riflessioni'' di [[Edmund Burke|Burke]] nella sua ''Storia delle origini della Francia contemporanea'' (''Histoire des origines de la France contemporaine'') redatta tra il [[1876]] ed il [[1885]]. Per Taine, la principale colpa del sistema politico francese era l'eccessiva centralizzazione del potere. Dal suo punto di vista, la Rivoluzione francese non aveva fatto altro che trasferire il potere da un'[[élite (sociologia)|élite]] [[Aristocrazia|aristocratica]] ad un'altra che, pur definendosi illuminata, si sarebbe in realtà rivelata meno liberale dell'altra, e anzi, nei fatti, liberticida. Durante il [[XX secolo]], numerosi studiosi (tra i quali [[Friedrich Hayek]], [[Karl Popper]] ed [[Hannah Arendt]])<ref>Cfr.: Karl Popper. ''[[La società aperta e i suoi nemici]]'', 2 voll. 1945.</ref><ref>Cfr.: Hannah Arendt. ''The Origins of Totalitarianism''. New York, 1951.</ref><ref>[http://books.google.it/books?id=Log_KIzUWpgC&pg=PA11&dq=Burke%2BArendt Aa.Vv. (a cura di Simona Forti). ''Hannah Arendt''. Mondadori, 1999, p.11.]</ref> trovarono nelle ''Riflessioni'' valide argomentazioni applicabili anche nella critica contro le [[Totalitarismo|ideologie totalitarie]] del loro secolo (il [[social-comunismo]] ed il [[nazifascismo]]). Burke divenne quindi una fondamentale figura di riferimento tra i [[Conservatorismo|conservatori]] ed i [[Liberalismo classico|liberali classici]].
 
Sempre [[Friedrich Hayek|Hayek]] e [[Karl Popper|Popper]], due dei principali esponenti del liberalismo del [[XX secolo|Novecento]], riconobbero il loro debito nei confronti di [[Edmund Burke|Burke]]. Per il saggista [[Stati Uniti d'America|americano]] [[Russell Kirk]], le ''Riflessioni'', assieme alle altre opere burkeane, rappresentano senza dubbio lo «statuto del conservatorismo moderno».<ref>«Together, these works of a giant near his end are the charter of conservatism». Russell Kirk. ''The Conservative Mind''. Regnery, 1986, p. 23.</ref>