Leucio d'Alessandria: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
References: fixed using AWB
Riga 10:
|canonizzazione=
|santuario principale=
|ricorrenza= [[11 gennaio]] <br />[[3 luglio]] Chiesa ortodossa
|attributi= bastone pastorale
|patrono di= [[Arcidiocesi di Brindisi]], [[Atessa]], [[Pietracamela]], [[Rocca di Mezzo]], [[San Leucio del Sannio]], [[San Salvatore Telesino]], [[Villavallelonga]]
Riga 34:
Di Leucio non si hanno notizie certe, né si sa con precisione l'epoca in cui egli visse: le leggende agiografiche lo pongono alla fine del [[II secolo]] durante l'Impero di [[Commodo]], o nei primi anni del [[IV secolo]] sotto [[Diocleziano]]; più probabilmente visse sotto [[Teodosio I]] (fine del IV secolo) o sotto Teodosio II (inizi del [[V secolo]]).
 
Le uniche fonti agiografiche che lo riguardano sono una ''Vita Sancti Leucii'', redatta in area beneventana-longobarda già nel [[IX secolo]] e una nuove versione, nota come ''Vita Leucii'', scritta nel [[XIII secolo]] dall'arcivescovo di Brindisi, Pellegrino d'Asti. Le informazioni che esse ci forniscono possono essere confrontate con le vicende relative alla fondazione delle prime sedi vescovili in Italia.
 
Leucio sarebbe nato in [[Alessandria d'Egitto]] da Eudecius ed Euphrodisia che gli avrebbero imposto il nome di ''Eupressius'' (o ''Eupreskios''). La prima formazione di Leucio, seguita la morte della madre, avvenne in una comunità monacale egiziana nel cui titolo è espresso collegamento alla presenza o alla memoria di [[Sant'Ermete]] che si sa martirizzato con Efrem dagli ariani in un periodo di poco posteriore all'esilio atanasiano del [[356]] e vissuto in un monastero dell'[[alto Egitto]]. È evidente dunque come il titolo stesso del monastero, successivo ovviamente rispetto alla morte del santo dedicatario, offra un primo importante referente cronologico. Unico, possibile riferimento diretto a Leucio potrebbe, in questo periodo, intendersi la partecipazione di un diacono omonimo, e con cui potrebbe identificarsi, partecipante al sinodo di Mariut e difensore anche lui dell'ortodossia nicena che poté pienamente trionfare solo con l'[[editto di Tessalonica]] del [[380]].
 
Una visione celeste, ricorrendo la festa dell'[[Assunzione di Maria|Assunzione della Vergine]], avrebbe fatto mutare nome ad Eupressius, ora [[Leucius]]. Secondo la leggenda<ref name="Vita Sancti Leucii">''Vita Sancti Leucii''</ref>, Euprescio cambiò il suo nome in Leukios, in greco "[[bianco]]", "[[candido]]", [[lingua latina|latinizzato]] in Leucio in seguito ad una visione che gli avrebbe indicato che con quel nome sarebbe divenuto [[vescovo]] e avrebbe portato avanti la missione di diffondere il [[Vangelo]] e sconfiggere l'[[idolatria]].
[[File:Brindisi cattedrale san leucio.jpg|thumb|200px|[[Oronzo Tiso]], ''Predicazione di san Leucio'', [[Cattedrale di Brindisi]]]]
 
Riga 46:
Questo è comune negli scritti che narrano le vicende del santo: [[Egitto]] e Alessandria appaiono in preda al caos. Le forze del bene e del male si fronteggiano ovunque e Leucio deve offrire continue conferme a un popolo che segue facilmente le vie dell'errore. Conferme era costretto ad offrire anche alla popolazione di Brindisi; sbarcato nel seno di ponente, ''non longe ab urbe'', si rese presto conto dell'esistenza di un forte partito pagano, capeggiato da Antioco, che aveva come essenziali riferimenti cultuali il Sole e la Luna. Fu Antioco a chiedere e ottenere, per la conversione, un segno ossia la pioggia che non cadeva da due anni. Si tratta di un ''topos'' ricorrente; la conversione è, in molte vite di santi, legata al prodigio. Leucio, che sino a quel momento aveva predicato poco fuori la porta occidentale della città, presso l'anfiteatro, poté promuovere l'edificazione ''in media civitate'' di una chiesa dedicata alla [[Maria, madre di Gesù|Vergine]] e a [[San Giovanni Battista]].
 
Secondo una tradizione<ref>'' name="Vita Sancti Leucii''<"/ref> morì [[martire]], secondo un'altra{{citazione necessaria}} di [[polmonite]] o di [[malaria]].
Seguita la sua morte sarebbe stato sepolto nel cuore della necropoli pagana di Brindisi, attuale quartiere Cappuccini, ''ubi sanctus primo appedavit, et de navi descendit''. Sarebbe morto l'[[11 gennaio]] o sotto l'imperatore [[Teodosio I]] ([[379]]-[[395]]) o, molto più verosimilmente, sotto [[Teodosio II]] ([[408]]-[[450]]).
 
Riga 61:
* [[San Leucio del Sannio]] ([[Provincia di Benevento|BN]]),
* [[San Salvatore Telesino]] ([[Provincia di Benevento|BN]])
* [[Villavallelonga]] ([[Provincia di L'Aquila|AQ]]).
 
===A Canosa===
Riga 68:
===A San Salvatore Telesino===
Il Santo è il protettore di [[San Salvatore Telesino]] che gli dedica due feste: una l'[[11 gennaio]] ed un'altra nell'ultimo week-end di luglio.
Il culto di san Leucio nel comune di San Salvatore ha radici molto lontane nel tempo, in effetti nel [[VII secolo]] i signori longobardi che dominavano San Salvatore e il beneventano ne favorirono la diffusione. La leggenda vuole che in quest'epoca, le spoglie del Santo, giunsero da [[Brindisi]] nella chiesa di Santa Sofia a [[Benevento]].
Il culto del Santo, preceduto dalla fama dei suoi miracoli, fiorì anche a [[Telesia]] (antica denominazione di San Salvatore Telesino), dove gli abitanti, in segno di devozione, ne costruirono una statua lignea dai tratti bizantini.
Durante le incursioni saracene del [[IX secolo]], la statua fu nascosta dagli abitanti in un rudere per sottrarla alle brame degli invasori. Da allora e fino al [[XVIII secolo]] se ne persero le tracce, ma, al momento del suo ritrovamento, il culto del Santo divenne ancora più sentito. Gli abitanti di San Salvatore si rivolsero al Santo nel [[1837]] per far fronte ad un'epidemia di colera. Come forma di ringraziamento per il miracolo ottenuto fu donato al Santo un medaglione d'argento e, tuttora, gli abitanti rinnovano il ringraziamento portandolo in processione nei vicoletti del vecchio Casale, la domenica successiva all'ottava dell' 11 gennaio. La statua, in tale occasione, è preceduta da devoti che la precedono scalzi, in segno di penitenza. Un'ulteriore leggenda vuole che, grazie all'interessamento di un notabile della zona, nel [[1856]], il popolo san salvatorese viene in possesso di un frammento osseo del corpo del Santo. Tale frammento è tuttora conservato all'interno di una croce d'argento posta sulla statua votiva.
 
==Note==
Riga 76:
 
==Fonti==
* Anonimo Tranese, ''Vita Sancti Leucii (Vita auctore anonimo ex ms. ecclesiarum beneventanum et tranensium et Vita ex lectionibus Breviarii Capuani)'', in ''[[Acta Sanctorum]]'', I, Antwerp 1643, pp.&nbsp;662 e ss.
* Pellegrino d'Asti, ''Vita Leucii''
 
==Bibliografia==
* Pietro Degli Onofri, ''Vita di Santo Leucio, primo vescovo di Brindisi'', Ed. Raimondi, Napoli 1789.
* Innocenzo Zamparelli, ''Vita di San Leucio vescovo della citta di Brindisi, tratta da bollandisti e recata nell'idioma italiano'', Napoli 1831.
* Bruno Gagliardi, ''Vita di San Leucio: rilievi sulla di lui leggenda, antiche nostre memorie, origine del suo culto nella nostra Chiesa'', Piedimonte d'Alife 1950.
* P. Antonio da Serramonacesca, ''San Leucio vescovo: protettore di Atessa'', Lanciano 1970.