Larisa Michajlovna Rejsner: differenze tra le versioni

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Lo scrittore [[Leonid Andreev|Andreev]] le fece studiare la storia della letteratura e lei stessa scoprì di avere un certo talento letterario. Nel [[1913]] le fu pubblicata il dramma ''Atlantide'', la vicenda di un uomo il cui scopo è quello di salvare la società dalla rovina a costo della sua stessa vita e tra le cui fonti è la ''Storia del comunismo e del socialismo nell'antichità'' di Pellman. Durante la [[Prima guerra mondiale]], fondò con il padre la rivista « Rudin », un titolo preso dal protagonista del romanzo di [[Ivan Turgenev|Turgenev]], un uomo che lotta per la giustizia. La rivista ebbe breve vita, con molti problemi con la censura a causa della sua opposizione alla guerra e dovette chiudere per mancanza di mezzi dopo due anni. Larisa vi pubblicò poesie e articoli ricchi di spirito, e le diede la possibilità di entrare in contatto con altri intellettuali come [[Aleksandr Aleksandrovič Blok|Blok]], [[Vsevolod Aleksandrovič Roždestvenskij|Roždestvenskij]], [[Zinaida Gippius]] e [[Nikolaj Stepanovič Gumilëv|Gumilëv]], col quale Larisa ebbe una breve relazione.
 
Dopo la chiusura della propria rivista, Larisa collaborò alla « Letopis' » e poi alla « Novaja Žizn » di [[Maksim Gorki|Gorki]] dove attaccò [[Aleksandr Kerenskij|Kerenskij]] e il governo provvisorio uscito dalla [[Rivoluzione russa di febbraio|Rivoluzione di febbraio]]. Frequentò i circoli degli operai e dei marinai di [[Kronstadt]] e salutò con favore la [[Rivoluzione d'ottobre]], entrando nel [[1918]] nel [[Partito comunista russo|Partito comunista]]. Per qualche mese lavorò alla catalogazione delle opere d'arte museali ma l'inizio della controrivoluzione la convinse a partecipare in prima fila alla guerra civile. Fece parte deidella primiQuinta reggimenti dell'Armata rossa formatisiformata a [[Svijažsk]] e combatté in prima fila contro i reparti cecoslovacchi e l'esercito di [[Aleksandr Vasil'evič Kolčak|Kolčak]], e poi passò alla flotta del [[Volga]] come commissaria dello Stato maggiore, combattendo le forze di [[Anton Ivanovič Denikin|Denikin]] da [[Astrachan']] al [[mar Caspio]] e in [[Persia]], dove contrasse la [[malaria]].
 
[[File:Larisa Rejsner.jpg|130px|left]]
Tornata a Pietrogrado, nell'aprile del [[1921]] sposò [[Fëdor Fëdorovič Raskol'nikov|Fëdor Raskol'nikov]], il comandante della flotta del Volga, e con lui, nominato ambasciatore in [[Afganistan]], risiedette per due anni a [[Kabul]]. Questa esperienza le ispirò il libro ''L'Afganistan'', pubblicato nel [[1923]] unitamente a ''Il fronte'', una delle migliori opere sulla guerra civile. Separatasi da Raskol'nikov, in ottobre fu inviata in Germania per tenere i contatti tra l'[[Terza Internazionale|Internazionale]] e il [[Partito comunista tedesco]]. Frequentò da vicino la vita degli operai tedeschi e assistette agli ultimi soprassalti della rivoluzione, precipitandosi ad [[Amburgo]] all'annuncio dell'insurrezione che fu però immediatamente repressa. Si avvicinò alle famiglie degli insorti e seguì i processi istruiti contro i rivoluzionari, e al ritorno in Russia nel [[1924]] pubblicò ''Amburgo sulle barricate'', la cui traduzione tedesca fu proibita e distrutta in Germania malgrado le proteste della liberale « [[Frankfurter Zeitung]] », che ne riconobbe l'alto valore letterario.
 
Divenuta la compagna di [[Karl Radek]], si trasferì negli [[Urali]] per studiarvi le condizioni di vita degli operai metallurgici e dei minatori. Il libro ''Il ferro, il carbone e gli esseri viventi'' fu il risultato delle sue osservazioni, scritto questa volta in uno stile di semplice realismo, lontano dall'[[espressionismo]] delle sue opere precedenti. Nel [[1925]] tornò in Germania per curare la malaria senza trascurare di osservare da vicino l'esistenza dei lavoratori, visitando le industrie Krupp, i laboratori degli Junkers, le tipografie Ullstein e le miniere di carbone della [[Vestfalia]], e da queste esperienze nacque il libro ''Nel paese di Hindenburg''.
 
Il suo ultimo lavoro trattò la [[decabrismo|rivolta decabrista]], che Radek considerò, sul piano artistico, il migliore dei suoi libri, che però ella non poté vedere pubblicato né ebbe il tempo di concludere altri progetti, tra i quali quello sulla rivolta di [[Emel'jan Ivanovič Pugačëv|Pugačëv]], perché a [[Mosca]] contrasse il tifo che fu fatale al suo organismo minato dalla malaria, portandola alla morte nell'ospedale del Cremlino il 9 febbraio 1926.
 
Ha scritto di lei [[Lev Trockij]]:<ref>L. Trozkij, ''La mia vita'', p. 346.</ref>
 
« Questa magnifica giovane che affascinò tanti cuori passò come una meteora di fuoco sul cielo della rivoluzione. Alle sue fattezze di dea dell'Olimpo si univa un intelletto fine e ironico e il valore di un guerriero. Dopo la presa di Kazan' da parte dei bianchi, si recò a esplorare il campo nemico vestita da contadina, ma il suo aspetto era troppo insolito e fu arrestata. Un ufficiale giapponese la sottopose a interrogatorio. Durante un intervallo uscì dalla porta mal custodita e fuggì. Da allora militò nel reparto esploratori. In seguito fu sulle navi da guerra e prese parte ai combattimenti. Essa dedicò alla guerra civile alcuni racconti che vivranno nella storia letteraria. Descrisse con la stessa evidenza l'industria negli Urali e la rivolta dei lavoratori della Ruhr. Voleva sapere e vedere tutto, partecipare a tutto. In pochi anni diventò una scrittrice di vaglia. Dopo essere passata illesa attraverso il fuoco e l'acqua, questa Pallade della rivoluzione soccombette improvvisamente al tifo nei tranquilli dintorni di Mosca ».
 
== Note ==
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