Cliens: differenze tra le versioni

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L'istituto della clientela, sviluppato agli inizi della storia di Roma in quanto rapporto giuridico, andò assumendo una dimensione essenzialmente sociale nell'[[età imperiale]].
 
[[Dionigi di Alicarnasso]] fa risalire l'istituzione della relazione tra ''Cliens'' e ''Patronus'' a [[Romolo]], che dopo aver suddiviso il popolo romano in [[Patrizi]] e Plebei, ne definì un rapporto gerarchico, attribuendo ai Patrizi il patronato dei Plebei.<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], II, 9, 3.</ref> Tra gli obblighi dei Cliens ci sarebbero stati quelli di aiutare economicamente il patrono quando necessario, maritarne le figlie, riscattarlo quando catturato e fatto ostaggio, e concorre alle spese che il patrono avesse dovuto affrontare per accedere ad una magistratura.<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], II, 10, 2.</ref> In origine i Cliens non avevano [[personalità giuridica]], in quanto la loro rappresentanza attiva e passiva in giudizio spettava ai patroni, che su di loro agivano come [[pater familias]]<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], II, 10, 1.</ref>.
 
Ai tempi di [[Traiano]] quest'uso era tanto diffuso che si era stabilita per ogni famiglia signorile una tariffa, la ''sportularia'', corrispondente a sei [[sesterzio|sesterzi]] per persona.<ref>Marziale, VI, 88</ref> Spesso la sportula era una risorsa per sopravvivere: avvocati senza cause, insegnanti senza alunni, artisti senza commissioni si presentavano alla porta del patronus per la sopravvivenza quotidiana.<ref>Giovenale, I, 105</ref> Anche quelli che avevano un mestiere aggiungevano la piccola entrata della sportula al loro reddito e prima di andare al lavoro, ancor prima che facesse giorno, si mettevano in fila per la sportula.<ref>Plinio il Giovane, ''Ep.'', III, 12, 2</ref>