Gazzetta di Mantova: differenze tra le versioni

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Il passaggio, nel [[1707]], delle sorti del ducato dalle mani dei Gonzaga e quelle degli [[Casa d'Asburgo|Asburgo]] non si rivelò particolarmente traumatico per il giornale. Al tempo, i nuovi governanti [[austria]]ci non interferivano molto con ciò che veniva stampato. Sono gli anni in cui la pubblicazione venne diretta da Alberto Pazzoni fino al [[1737]], quando l'incarico passò a Giuseppe Ferrari, che a sua volta lo cedette al figlio Salvatore nel [[1781]].
 
Al contrario, il periodo dell'avvento della dominazione [[Francia|francese]], dopo l'[[Assedio di Mantova (1796)|Assedio di Mantova]] del 2 febbraio [[1797]], ebbe conseguenze più pesanti, oltre a fare assumere alla linea editoriale del foglio un tenore vagamente [[Giacobinismo|filogiacobino]]. Nel [[1807]] la rivista, la cui periodicità fino ad allora non aveva scadenze fisse, diventa ufficialmente un bisettimanale; nel medesimo anno in cui, il 3 gennaio 1807, arriva la denominazione definitiva, tuttora usata, di ''Gazzetta di Mantova''. Eccezion fatta per il breve periodo, sempre sotto il dominio [[Napoleone|napoleonico]] sulla città, durante il quale al giornale fu imposto di autorità di cambiare nome, prima in quello di ''Gazzetta del [[Mincio]]'' e successivamente in quello di ''Giornale del dipartimento del Mincio'' (per adeguarsi alla politica degli [[arrondissement francesi]]).<br />
Con il ritorno a [[Mantova]] e la [[restaurazione]] degli Asburgo però, dal 7 febbraio [[1816]], venne reintegrata la testata tradizionale. Il giornale naturalmente dovette mutare la propria politica moderatamente filofrancese per assumerne un'altrettanto moderatamente filoaustricante, anche se velate e sommesse simpatie si rivolgevano in favore del crescente anelito all'italianità che caratterizzò il periodo delle [[Guerre di indipendenza italiane|guerre di indipendenza]]. Proprio nel momento storico segnato dalle tragiche vicende dei [[Martiri di Belfiore]] la ''Gazzetta'' cercò, mantenendo sempre un atteggiamento di grande cautela per passare, senza ritorsioni, le severissime maglie della [[censura]] austriaca, di incarnare il sogno di indipendenza e di orgoglio nazionale italiano.