Confederación Nacional del Trabajo: differenze tra le versioni

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Nel [[1911]] vi fu il primo congresso, nel quale fu proclamato uno sciopero generale; a causa di ciò, la CNT fu dichiarata illegale fino al [[1914]]. Nel [[1916]] iniziò un dialogo con l'UGT, che portò a uno sciopero generale, al quale collaborarono entrambe le associazioni, nel [[1917]]. I rapporti si rafforzarono e nel secondo congresso, nel [[1919]], qualcuno propose di unire i due sindacati per unire la classe lavoratrice. Fu anche approvata un'alleanza provvisoria con la [[Terza Internazionale]], ma quest'alleanza si ruppe subito dopo la visita del presidente della CNT in [[Russia]], nel [[1922]].
 
Nel [[1918]] vi fu la crisi dell'industria in [[Catalogna]] e migliaia di lavoratori s'iscrissero alla CNT. {{Citazione necessaria|Per contrastare questa nuova forza che il sindacato aveva raggiunto, molti capitalisti pagarono sicari per ucciderne i dirigenti}}<ref name="pistolerismo">http://es.wikipedia.org/wiki/Pistolerismo</ref>. Nel [[1923]] salì al potere il dittatore [[Miguel Primo de Rivera]] e la CNT fu costretta ad agire in clandestinità. In quel periodo emersero diversi dissidi tra gli anarchici che nel [[1927]] avevano costituito la [[Federación Anarquista Ibérica]], [[Federación Anarquista Ibérica|FAI]], per tutelare i principi libertari del sindacato, e i moderati.
 
Dopo la caduta della monarchia vi fu un iniziale appoggio alla seconda repubblica, che andò diminuendo nel periodo tra il [[1931]] e [[1933]] per gli scontri costanti con le autorità repubblicane. Il nucleo principale della CNT si trovava in [[Catalogna]], ma guadagnava sempre più terreno in altre regioni, quali [[Aragona]] (dove era più forte dell'UGT) e [[Andalusia]]. A Madrid nella notte tra l'11 e il 12 maggio 1931, scoppiarono violenti tumulti guidati dagli anarchici, quasi tutti inquadrati nella ''Confederación Nacional del Trabajo'',<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, pag. 40</ref> e furono assalite ed incendiate numerose chiese, monasteri ed edifici religiosi a [[Madrid]]. Andò completamente distrutta la chiesa gesuita di Calle de la flor<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, pag. 38</ref>.