Yoga Sūtra: differenze tra le versioni

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Il ''samādhi'' può essere di due tipi, "con sostegno" (''samprajñāta samādhi'') e "senza sostegno" (''asamprajñāta samādhi'') (I.17-20): il primo lo si consegue applicandosi su un oggetto (il sostegno), reale o immaginato, ed è il risultato di una corretta pratica dello Yoga; il secondo può avvenire, ma non è detto che ciò accada, soltanto se si è conseguito il primo<ref>Vivekananda traduce ''asamprajñāta'' con "superconscio" (''Op. cit.'', commento a I.18).</ref>. Eliade spiega che il ''samādhi'' senza sostegno può essere visto come un "ratto": giunge senza essere chiamato.<ref>M. Eliade, ''Op. cit.'', p. 87.</ref>
 
Il filosofo Vijñāna Bhikṣu, uno dei più noti commentatori dell'opera, spiega la differenza fra i due ''samādhi'' con l'affermare che nel ''samprajñāta samādhi'' tutti gli stati psico-mentalipsicomentali sono ormai inibiti tranne quello che consente la ''meditazione'' stessa, nell<nowiki>'</nowiki>''asamprajñāta samādhi'' scompare qualsiasi forma di coscienza.<ref>M. Eliade, ''Op. cit.'', p. 86.</ref>
 
Patañjali prosegue quindi descrivendo le quattro specie del ''samprajñāta samādhi'' (I.42-50): ''savitarka'' ("argomentativa": l'oggetto della meditazione è percepito con l'ausilio del [[ragionamento]] riflessivo); ''nirvitarka'' ("non argomentativa": l'oggetto della meditazione è percepito sgombro dalle contaminazioni della memoria, e le argomentazioni logiche cessano); ''saviśara'' ("riflessiva": la percezione oltrepassa l'aspetto esteriore dell'oggetto); ''nirviśara'' ("sovra-riflessiva": la percezione prosegue liberandosi delle categorie dello [[spazio (fisica)|spazio]] e del [[tempo]]).<ref>M. Eliade, ''Op. cit.'', pp. 87-90.</ref>