Lotta biologica: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Icerya-purchasi.jpg|thumb|''Icerya purchasi'', una cocciniglia cosmopolita controllata efficacemente con la lotta biologica]]
Le prime esperienze di applicazione di lotta biologica si ebbero tuttavia nella prima metà del [[XIX secolo]], caratterizzate da tentativi di liberazione di [[Coleoptera|Coleotteri]] predatori in giardini pubblici o privati <ref>{{cita libro|autore=Gennaro Viggiani|titolo=Lotta biologica ed integrata|anno=1977|editore=Liguori editore|città=Napoli|idisbn=ISBN 88-207-0706-3|pagine=507-508}}</ref>. A partire dalla metà del XIX secolo gli studi sulla lotta biologica si orientarono verso il principio di introdurre, ai fini dell'acclimatazione, uno o più nemici naturali contro specifici fitofagi esotici, importati dallo stesso ambiente. Fu nel [[1888]] che ebbe inizio negli [[Stati Uniti d'America|USA]] uno dei più grandi successi della lotta biologica: negli agrumeti della [[California]] si stava rivelando particolarmente dannosa e di difficile controllo la cocciniglia ''[[Icerya purchasi]]'', proveniente dall'[[Australia]]. Nell'habitat di origine questa cocciniglia non causava alcun danno, mentre in California il livello di infestazione era arrivato a livelli tali da compromettere la futura sopravvivenza dell'agrumicoltura in questa regione. L'allora capo del ''Federal Entomological Service'', [[Charles Valentine Riley]], inviò un suo collaboratore, Albert Koebele, in [[Australia]] allo scopo di raccogliere antagonisti naturali della cocciniglia. Fu così introdotto il [[Coccinellidae|Coccinellide]] predatore ''[[Rodolia cardinalis]]'' con risultati clamorosi, in quanto questo piccolo predatore debellò completamente la piaga dell<nowiki>'</nowiki>''Icerya'' in California. Il successo di questa strategia fu tale che nei decenni successivi il coleottero fu progressivamente introdotto in tutte le regioni agrumicole del pianeta. Oggi la cocciniglia è una specie cosmopolita comunemente presente nell'entomofauna degli agrumi, ma non rappresenta mai un problema in quanto efficacemente controllata dalla ''Rodolia''. A distanza di oltre un secolo, ancora oggi la felice intuizione di Riley è citata in tutti i manuali di Entomologia come la pietra miliare della lotta biologica.
 
I decenni a cavallo fra la fine del XIX secolo e l'inizio del [[XX secolo]] sono costellati di numerose esperienze di lotta biologica, molte in realtà fallimentari a causa di limitate conoscenze. Va considerato che in questa epoca le conoscenze in campo entomologico realizzarono comunque grandi progressi, mentre l'applicazione della [[chimica]] come mezzo di difesa dei vegetali era ancora agli albori. Il controllo biologico si presentava pertanto come la prospettiva più promettente. Fra le tappe significative dei successi della lotta biologica si possono citare le seguenti:
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# Introduzione di più specie antagoniste.
 
Le due strategie non sono equamente condivise dagli studiosi. Ad esempio, Berlese riteneva che l'introduzione di più ausiliari fosse dannosa perché l'occupazione della stessa [[nicchia ecologica]] era causa di una [[competizione interspecifica]] che riduceva l'efficacia dell'entomofago più attivo; sul fronte opposto, Silvestri era un fautore dell'introduzione del maggior numero possibile di nemici naturali provenienti da diverse regioni. Le esperienze maturate hanno messo in rilievo una maggiore efficacia del secondo approccio rispetto al primo: difficilmente si riesce a controllare un fitofago introducendo una sola specie antagonista, mentre le prospettive di successo aumentano con l'introduzione di più specie, soprattutto quando queste sono in grado di adattarsi a nicchie ecologiche e/o a microambienti differenti. In genere anche nei casi di effettiva competizione fra gli ausiliari, difficilmente si ha una perdita di efficacia del controllo biologico <ref>{{cita libro|autore=Gennaro Viggiani|titolo=Lotta biologica ed integrata|anno=1977|editore=Liguori editore|città=Napoli|idisbn=ISBN 88-207-0706-3|pagine=518-519}}</ref>.
 
===Metodo inondativo===
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Per le sue prerogative si colloca a metà strada fra la lotta biologica propriamente detta e la lotta biotecnica e presenta molte analogie con la [[lotta microbiologica]] in quanto si pone l'obiettivo di ridurre in tempi brevi la popolazione del fitofago.
 
Il metodo inondativo è stato spesso oggetto di critiche e polemiche per diversi motivi. A prescindere dagli elevati costi che possono riguardare gli allevamenti massali, spesso il metodo inondativo ha dato risultati inferiori alle aspettative o contraddittori. Una delle applicazioni di maggiore portata si ebbe fra gli [[anni 1920|anni venti]] e gli [[anni 1940|anni quaranta]] nella difesa della [[canna da zucchero]] contro i [[Lepidoptera|Lepidotteri]]. Si avviò l'allevamento massale di alcune specie di ''[[Trichogramma]]'', Imenotteri predatori [[Glossario entomologico#oofago|oofagi]], e per diversi anni questi ausiliari furono liberati nelle coltivazioni di canna da zucchero in un areale che si estendeva dagli [[Stati Uniti d'America]] del sud fino alle [[Antille]] e alla [[Guyana]]. A parte la vastità del territorio, è impressionante la densità dei lanci, in quanto si procedeva con la liberazione di 300.000 esemplari ad [[acro]] ogni mese. Questa iniziativa fu ampiamente contestata per la procedura adottata, a causa delle limitate conoscenze sulla determinazione tassonomica all'interno dei ''Trichogramma'' <ref>{{cita libro|autore=Gennaro Viggiani|titolo=Lotta biologica ed integrata|anno=1977|editore=Liguori editore|città=Napoli|idisbn=ISBN 88-207-0706-3|pagine=513-514}}</ref>.
 
Le principali critiche a questo metodo vertono su due punti fondamentali. Da un lato esiste il rischio di allevamento di specie o razze o tipi genetici differenti da quelli realmente attivi nell'ambiente naturale. Questo aspetto fu messo in evidenza dalle polemiche nate contro il ''Trichogramma method'', al quale s'imputava una non adeguata caratterizzazione sistematica degli ausiliari impiegati in relazione alla morfologia, alla biologia, all'etologia. L'altra critica verte sull'impatto ecologico sulla popolazione dei tipi selvatici derivante dall'immissione di una grande quantità di tipi genetici specifici isolati e moltiplicati su larga scala in laboratorio: secondo le critiche, questa pratica incrementa la [[consanguineità]] e altera la distribuzione naturale dei [[gene|geni]], con conseguenze negative sulla [[variabilità genetica]] della specie <ref>{{cita pubblicazione | quotes = no | cognome = Mackauer | nome = M. | autorelink = | coautori = | data = | anno = 1976 | mese = | titolo = Genetic Problems in the Production of Biological Control Agents | rivista = Annual Review of Entomology | volume = 21 | numero = | pagine = 369-385 | doi = 10.1146 | id = | url = http://arjournals.annualreviews.org/doi/abs/10.1146/annurev.en.21.010176.002101 | formato = PDF | dataaccesso = }}</ref>.
 
===Metodo inoculativo===
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==Bibliografia==
*{{cita libro|autore=Gennaro Viggiani|titolo=Lotta biologica ed integrata|anno=1977|editore=Liguori editore|città=Napoli|idisbn=ISBN 88-207-0706-3|pagine=507-533}}
*{{cita libro|autore=Mario Ferrari|coautori=Elena Marcon; Andrea Menta|titolo=Lotta biologica. Controllo biologico ed integrato nella pratica fitoiatrica|anno=2000|editore=Edagricole|città=Bologna|idisbn=ISBN 978-88-206-4652-3}}
*{{cita pubblicazione|autore= Giuseppe Maniglia|coautori=Maria C. Perricone; Guido Bissanti|titolo=Osservazioni sulla dinamica di popolazione di Aleurothrixus floccosus (Mask.) (Hom. Aleyrodidae) in presenza del parassitoide Cales noaki How. (Hym. Aphelinidae)|rivista=Atti Congresso Nazionale Italiano di Entomologia|volume=15 |pagine=527-534 |anno=1988}}