Lotta biologica: differenze tra le versioni
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[[Immagine:Icerya-purchasi.jpg|thumb|''Icerya purchasi'', una cocciniglia cosmopolita controllata efficacemente con la lotta biologica]]
Le prime esperienze di applicazione di lotta biologica si ebbero tuttavia nella prima metà del [[XIX secolo]], caratterizzate da tentativi di liberazione di [[Coleoptera|Coleotteri]] predatori in giardini pubblici o privati <ref>{{cita libro|autore=Gennaro Viggiani|titolo=Lotta biologica ed integrata|anno=1977|editore=Liguori editore|città=Napoli|
I decenni a cavallo fra la fine del XIX secolo e l'inizio del [[XX secolo]] sono costellati di numerose esperienze di lotta biologica, molte in realtà fallimentari a causa di limitate conoscenze. Va considerato che in questa epoca le conoscenze in campo entomologico realizzarono comunque grandi progressi, mentre l'applicazione della [[chimica]] come mezzo di difesa dei vegetali era ancora agli albori. Il controllo biologico si presentava pertanto come la prospettiva più promettente. Fra le tappe significative dei successi della lotta biologica si possono citare le seguenti:
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# Introduzione di più specie antagoniste.
Le due strategie non sono equamente condivise dagli studiosi. Ad esempio, Berlese riteneva che l'introduzione di più ausiliari fosse dannosa perché l'occupazione della stessa [[nicchia ecologica]] era causa di una [[competizione interspecifica]] che riduceva l'efficacia dell'entomofago più attivo; sul fronte opposto, Silvestri era un fautore dell'introduzione del maggior numero possibile di nemici naturali provenienti da diverse regioni. Le esperienze maturate hanno messo in rilievo una maggiore efficacia del secondo approccio rispetto al primo: difficilmente si riesce a controllare un fitofago introducendo una sola specie antagonista, mentre le prospettive di successo aumentano con l'introduzione di più specie, soprattutto quando queste sono in grado di adattarsi a nicchie ecologiche e/o a microambienti differenti. In genere anche nei casi di effettiva competizione fra gli ausiliari, difficilmente si ha una perdita di efficacia del controllo biologico <ref>{{cita libro|autore=Gennaro Viggiani|titolo=Lotta biologica ed integrata|anno=1977|editore=Liguori editore|città=Napoli|
===Metodo inondativo===
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Per le sue prerogative si colloca a metà strada fra la lotta biologica propriamente detta e la lotta biotecnica e presenta molte analogie con la [[lotta microbiologica]] in quanto si pone l'obiettivo di ridurre in tempi brevi la popolazione del fitofago.
Il metodo inondativo è stato spesso oggetto di critiche e polemiche per diversi motivi. A prescindere dagli elevati costi che possono riguardare gli allevamenti massali, spesso il metodo inondativo ha dato risultati inferiori alle aspettative o contraddittori. Una delle applicazioni di maggiore portata si ebbe fra gli [[anni 1920|anni venti]] e gli [[anni 1940|anni quaranta]] nella difesa della [[canna da zucchero]] contro i [[Lepidoptera|Lepidotteri]]. Si avviò l'allevamento massale di alcune specie di ''[[Trichogramma]]'', Imenotteri predatori [[Glossario entomologico#oofago|oofagi]], e per diversi anni questi ausiliari furono liberati nelle coltivazioni di canna da zucchero in un areale che si estendeva dagli [[Stati Uniti d'America]] del sud fino alle [[Antille]] e alla [[Guyana]]. A parte la vastità del territorio, è impressionante la densità dei lanci, in quanto si procedeva con la liberazione di 300.000 esemplari ad [[acro]] ogni mese. Questa iniziativa fu ampiamente contestata per la procedura adottata, a causa delle limitate conoscenze sulla determinazione tassonomica all'interno dei ''Trichogramma'' <ref>{{cita libro|autore=Gennaro Viggiani|titolo=Lotta biologica ed integrata|anno=1977|editore=Liguori editore|città=Napoli|
Le principali critiche a questo metodo vertono su due punti fondamentali. Da un lato esiste il rischio di allevamento di specie o razze o tipi genetici differenti da quelli realmente attivi nell'ambiente naturale. Questo aspetto fu messo in evidenza dalle polemiche nate contro il ''Trichogramma method'', al quale s'imputava una non adeguata caratterizzazione sistematica degli ausiliari impiegati in relazione alla morfologia, alla biologia, all'etologia. L'altra critica verte sull'impatto ecologico sulla popolazione dei tipi selvatici derivante dall'immissione di una grande quantità di tipi genetici specifici isolati e moltiplicati su larga scala in laboratorio: secondo le critiche, questa pratica incrementa la [[consanguineità]] e altera la distribuzione naturale dei [[gene|geni]], con conseguenze negative sulla [[variabilità genetica]] della specie <ref>{{cita pubblicazione
===Metodo inoculativo===
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==Bibliografia==
*{{cita libro|autore=Gennaro Viggiani|titolo=Lotta biologica ed integrata|anno=1977|editore=Liguori editore|città=Napoli|
*{{cita libro|autore=Mario Ferrari|coautori=Elena Marcon; Andrea Menta|titolo=Lotta biologica. Controllo biologico ed integrato nella pratica fitoiatrica|anno=2000|editore=Edagricole|città=Bologna|
*{{cita pubblicazione|autore= Giuseppe Maniglia|coautori=Maria C. Perricone; Guido Bissanti|titolo=Osservazioni sulla dinamica di popolazione di Aleurothrixus floccosus (Mask.) (Hom. Aleyrodidae) in presenza del parassitoide Cales noaki How. (Hym. Aphelinidae)|rivista=Atti Congresso Nazionale Italiano di Entomologia|volume=15 |pagine=527-534 |anno=1988}}
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