Jizya: differenze tra le versioni

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'''''Jizya''''' (in traslitterazione scientifica "ğizya") è un termine arabo che indicava l'imposta di "compensazione" che nel [[Storia dell'Islam|periodo islamico]] classico ogni suddito non-musulmano non facente parte della ''[[umma]]'' islamica (detto ''[[dhimmi]]'', cioè membro della ''ahl al-dhimma'', "gente protetta") pagava alle autorità islamiche. Essa gravava su [[cristianesimo|cristiani]], [[ebraismo|ebrei]], [[zoroastrismo|zoroastriani]], [[sabei]], [[induismo|induisti]], ovvero tutti coloro che professavano religioni [[Monoteismo|monoteistiche]] [[Rivelazione|rivelate]] praticate prima dell'avvento dell'islam. Il ''dhimma'' (patto di protezione) garantiva una condizione particolare di protezione (dalle aggressioni esterne, [[libertà personale]], [[libertà di culto]]) per i ''dhimmi'', (i non musulmani monoteisti), e li esentava dal servizio militare e dal pagamento della [[Zakat|zakat]].
 
L'imposta riguardava i sudditi maschi [[Pubertà|puberi]] in grado di produrre reddito ma ne erano esentati quasi sempre gli appartenenti al clero di religioni "protette". Basata su prontuari che tenevano conto del livello di ricchezza di un paese e dell'andamento reale dell'economia, essa era percepita da un apposito incaricato statale, detto ''`āmil'' (agente), che era tenuto a versarla nell'[[erario]] statale islamico (il cosiddetto "''bayt al-māl''" o "casa della ricchezza") perché fosse utilizzata per speciali fini caritatevoli o di pubblica utilità da parte delle autorità.