Forchia: differenze tra le versioni

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Le vicissitudini che hanno condotto all'attribuzione dello stemma comunale sono alquanto bizzarre. Il Comune, forte del nome (Forchia deriverebbe infatti da ''forculae'' ovvero forche, giogo dalla traduzione latina) e di alcuni ritrovamenti archeologici (le rovine di un antico monastero di Forchia chiamato ''Santa Maria del Giogo'' indicherebbero il luogo dove avvenne l'episodio), si è sempre battuto per vedersi attribuire lo stemma. La vicenda che ha portato il comune di Forchia al particolare primato è riportata (in maniera imprecisa) dal giornalista e scrittore [[Giuseppe Josca]] in una raccolta di articoli da lui scritti per il [[Corriere della Sera]] negli anni sessanta su alcune comunità del sud dell'Italia,<ref>''[http://books.google.it/books?id=NC8emXB7Ye4C&dq=forchia+giogo+c'era+una+volta+il+sud&source=gbs_summary_s&cad=0 "C'era Una Volta il Sud"]''</ref>.
 
L'articolo che parla di Forchia intitolato ''La guerra sannitica con la carta bollata'' si incentra sulla tenacia (anche se molto sarcasticamente sottolineata dall'autore) dei ''forchiesi''<ref>il termine usato dall'autore probabilmente in tono dispregiativo non è esatto. Gli abitanti di Forchia infatti si chiamano forchianti.</ref> che capeggiati dall'allora sindaco Alfonso D'Ambrosio, ingaggiarono una vera e propria battaglia non solo con il vicino comune di [[Arpaia]], che contendeva a Forchia l'attribuzione del luogo dell'episodio, ma addirittura con l'Ufficio Araldico della [[Presidenza Del Consiglio]]. Infatti venne adottato un timbro che raffigurava ruote, stelle, foglie e altri elementi dello stemma della [[Repubblica]], ne nacque un ulteriore disputa con le autorità competenti, in quanto la legge prescrive chiaramente che gli enti periferici non possono usare l'[[Emblema della Repubblica Italiana|emblema dello stato]], e in seguito ai risultati di un'indagine effettuata da studio araldico di [[Genova]], con un [[decreto governativo]] del [[1954]] furono dichiarate fondate le rivendicazioni del comune che da allora pote adottare lo stemma attuale. La blasonatura dello stemma è la seguente: {{quotecitazione|D'azzurro a due monti di verde, moventi dai lati dello scudo, declinanti verso il centro; alla forca caudina di tre lance con le punte d'argento e manicate di legno, piantate nella campagna di verde, sotto la quale passa un soldato romano con le mani legate dietro la schiena.|Decreto del 14 gennaio 1954.}}
 
==Evoluzione demografica==
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==Monumenti e luoghi di interesse==
[[File:Forchia-San Nicola.jpg|thumb|right|250px|La chiesa di San Nicola di Mira.]]
*Chiesa di [[San Nicola di Mira]] (Patrono) in via Umberto I.</br>La chiesa di San Nicola di Mira in Forchia è di edificazione relativamente recente. Le prime notizie si hanno infatti intorno al 1654 quando una bolla emanata dal vescovo di S. Agata Mons. Tommaso Campanella sancì la definitiva separazione dall'allora parrocchia della Terra di Arpaia. La chiesa di Forchia infatti fino ad allora era connessa a quella del vicino comune di Arpaia. Lunghe e controverse furono le vicissitudini che portarono al distacco delle due comunità. In quel periodo infatti i due comuni raggiungevano a malapena i 500 abitanti per cui un parroco era più che sufficiente. Tuttavia la lontananza dei due comuni unita all'incuria dei parroci di allora provocava non pochi problemi agli abitanti di Forchia. La stessa bolla emanata il 19 maggio 1654 riporta: «Ci è stato spesso riferito dagli abitanti del Casale di Forchia della Terra di Arpaia, i quali hanno fatto parte della Parrocchia Arcipretale e Collegiale della medesima Terra di Arpaia, che essi vanno soggetti a molti inconvenienti, e che parecchi di loro a motivo della distanza e delle strade cattive, specialmente nel periodo invernale, muoiono senza sacramenti, e che … all'arciprete riesce molto difficile recarsi al Casale di Forchia per amministrarvi i sacramenti… ritenendo nostro dovere pastorale… di ovviare ai pericoli delle anime e provvedere alle loro necessità, stabiliamo che nella suddetta chiesa di S. Nicola del detto casale di Forchia ci sia un altro Parroco, staccando e dividendo la detta chiesa di S. Nicola col suo territorio del casale di Forchia dalla Chiesa arcipretale della detta Terra di Arpaia...». I parroci di allora cercarono di opporsi allo smembramento delle due comunità religiose evidentemente per motivi di ingerenze economiche dovute alla conseguente penuria dell'offertorio.</br>Dopo numerose proteste degli abitanti del luogo, Mons. Campanella decretò come parroco un nativo del detto casale a primo parroco di S. Nicola, tal Don Nicola Venerusi.</br>La chiesa di allora aveva una sola navata, larga circa 12.00 metri per 6.50 ed un unico accesso dalla strada pubblica, l'attuale via Umberto I, sul versante Ovest. Una piccola corte precedeva l'entrata nella chiesa. Alla fine della navata una cupola sovrastava l'altare maggiore in marmo alle cui spalle una nicchia contenente la statua di San Nicola con il Salvatore precede una piccola tribuna da cui si accede al Campanile. Ai lati opposti delle navate altre 2 nicchie con le statue della Maddalena e della Madonna. Di pregevole fattura il soffitto, in legno e ricoperto in gran parte da vere e proprie opera d'arte. Esse consistevano in almeno tre quadri ottagonali con i dipinti de l'immagine di S. Nicola, l'immagine di S. Maria delle Grazie, l'immagine del SS. Rosario, S. Domenico, S. Caterina da Siena, Santa Lucia. Nel 1847, il Parroco di allora Don Guglielmo Struffolino la ingrandirà con l'aggiunta di altre due navate perpendicolari alla prima, portando a tre il numero complessivo degli altari situati alle estremità delle stesse. Vi aggiunse anche una nuova entrata sul versante Sud. Purtroppo a causa di ristrutturazione e adeguamento sismico seguito ai danni del terremoto del 1980, il soffitto è stato letteralmente stravolto e solo uno dei quadri originari, tutti restaurati, è stato rimesso al suo posto.