Museo archeologico nazionale Jatta: differenze tra le versioni

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L'anno [[1822]] portò Ruvo di Puglia sulla bocca di tutti i cittadini del [[Regno delle Due Sicilie]]. Come ricorda [[Giovanni Jatta (1832)|Giovanni Jatta junior]]:
 
{{quotecitazione|Non più in città si veniva per provvedersi di viveri; perocché i venditori di pane, vino e camangiari, albergati sotto piccole tende, fornivano il necessario nella campagna medesima<ref name=paginaundici>{{Cita|Di Palo|p. 11|Museo}}.</ref>.}}
[[File:Giovannijattajunior.jpg|thumb|Giovanni Jatta junior]]
La scoperta fortuita nel [[1820]] del patrimonio vascolare presente nel sottosuolo scatenò una vera e propria caccia al tesoro e tutta Ruvo fu messa a soqquadro non tanto con l'interesse di costituire un museo o di ricavare informazioni storicamente utili, ma con l'intento di vendere i pezzi pregiati al fine di un personale tornaconto<ref>{{Cita|Di Palo|p. 10|Museo}}.</ref>. Due anni dopo si verificò il boom degli scavi e anche i primi intellettuali cominciarono ad interessarsi ai reperti. Oltre ai saccheggi dell'antica necropoli e al mercato sorto attorno alle anticaglie, alcune famiglie nobili ruvesi, quali Caputi, Fenicia, Jatta, Lojodice e altri, istituirono dei musei privati<ref name=paginaundici/>. Tuttavia tutte queste famiglie, ad eccezione degli Jatta, hanno poi disperso il loro patrimonio [[archeologia|archeologico]] vendendolo ai privati e spesso all'estero, determinando così una dispersione delle ricchezze storiche rubastine<ref name=paginaundici/>. L'eccezione fu rappresentata dagli Jatta, soprattutto da [[Giovanni Jatta|Giovanni Jatta senior]], magistrato presso il foro di [[Napoli]], il quale finanziò vari scavi privati con l'intento di allargare la sua piccola collezione, per lo più composta da monete<ref name=paginadodici>{{Cita|Di Palo|p. 12|Museo}}.</ref>. Aiutato dal fratello Giulio, nel [[1844]], anno di morte di Giovanni, la raccolta contava circa cinquecento reperti<ref name=paginadodici/>. L'erede di questo ingente patrimonio fu il nipote [[Giovanni Jatta (1832)|Giovannino]], figlio di Giulio Jatta e Giulia Viesti, tuttavia nel testamento il [[giureconsulto]] aveva ordinato all'erede di cedere le ricchezze al Re dell'epoca in modo da conservarle nel [[Museo Archeologico di Napoli]]<ref name=paginadodici/>. Ma a Giovannino, essendo ancora troppo piccolo, subentrò sua madre Giulia che, morto anche il marito, decise di chiedere al Governo Reale di lasciare la collezione Jatta a Ruvo in modo da essere esposta in un edificio adibito ad abitazione e museo<ref name=paginatredici>{{Cita|Di Palo|p. 13|Museo}}.</ref>. Nel [[1848]] il [[Ferdinando II delle Due Sicilie|re]] acconsentì alle richieste della signora Viesti. Con la maggiore età di Giovanni Jatta junior, la collezione era già passata ai duemila esemplari e toccò proprio a lui sistemare tutti i reperti nelle quattro stanze predisposte per il museo e in una quinta dedicata a [[monile|monili]] e [[monete]]: la disposizione stanza per stanza dei reperti è giunta intatta fino a noi<ref name=paginatredici/>. Nei secoli successivi si aggiunsero alcuni pezzi scoperti e rinvenuti da [[Antonio Jatta]]<ref name=paginatredici/>. Nel [[1991]], la collezione privata Jatta fu acquistata dallo [[Italia|Stato]] con un indennizzo alla famiglia di 9 miliardi di [[lira italiana|lire]] dovuto alle spese sostenute dalla famiglia negli anni per la cura del patrimonio<ref name=paginaquindici>{{Cita|Di Palo|p. 15|Museo}}.</ref>.
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==Percorso espositivo==
===Prima sala===
[[File:Iscrizioni MNJ.JPG|thumb|190px|Iscrizioni del II secolo di età romana]]
Nella prima sala è posta una iscrizione in [[Lingua latina|latino]] che ricorda i fondatori del Museo<ref name=diciannove>{{Cita|Di Palo|p. 19|Museo}}.</ref>. Principalmente sono presenti vasi in [[terracotta]] con decorazioni geometriche e risalenti all'età [[peuceti|peuceta]] del [[VII secolo a.C.|VII]] e [[VI secolo a.C.]]<ref name=diciannove/>. Al centro della stanza trova posto un gigantesco orcio ricomposto ed un tempo utilizzato per la raccolta dei liquidi alimentari<ref name=diciannove/>. Sotto la grande finestra è stato ricostruito un sarcofago in [[tufo]] con all'interno dei reperti non verniciati<ref name=museo/>. Accanto al sarcofago sono poste due iscrizioni incise su lastre sepolcrali di età romana risalenti al [[II secolo]]<ref name=59bucci>{{Cita|Bucci|p. 59|buccimuseo}}.</ref>: la prima raccoglie la dedica dei coniugi Marcus Licinius Hermogenes e Licinia Charite al figlio morto all'età di sette anni<ref name=59bucci/>; la seconda iscrizione riporta la dedica di Julia Eutaxia per il marito<ref name=59bucci/>.
 
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===Terza sala===
[[File:Terza sala MNJ.JPG|thumb|190px|Panoramica della terza sala]]
Nella terza sala, contenente oltre quattrocento pezzi<ref name=bucci70>{{Cita|Bucci|p. 70|buccimuseo}}.</ref>, spicca il bianco del busto marmoreo di Giovanni Jatta junior al quale si deve la fondazione del Museo<ref name=quarantacinque>{{Cita|Di Palo|p. 45|Museo}}.</ref>. Il primo vaso collocato è un cratere protoitaliota a voluto del IV secolo a.C. sul quale sono rappresentati Eracle e [[Cicno]] ed è inoltre ripresa la biga di [[Ares]] con una interessante [[prospettiva]] frontale<ref name=quarantacinque/>. Su di un altro cratere protoitaliota è invece raffigurato [[Bellerofonte]] su [[Pegaso (mitologia)|Pegaso]] affiancato da [[Atena]] e [[Poseidone]], opera del ceramografo chiamato ''pittore di Ruvo''<ref name=quarantacinque/>. Un terzo cratere di Licurgo riporta ben tre scene: il [[giardino delle Esperidi]] sulla facciata anteriorie; un sacrificio ad Apollo sul posteriore; Eracle contro il [[Bos taurus|toro]] ed un [[riti dionisiaci|rito dionisiaco]] sul collo del vaso<ref name=quarantacinque/>. Su una colonna mozzata è inoltre presente un ulteriore cratere a volute su cui è dipinto il mito di [[Fineo]] ed è opera del pittore Amykos<ref name=quarantacinque/>. Altri crateri posti sulle colonne raffigurano [[Teseo]] e [[Piritoo]] puniti da [[Minosse]] e il ratto delle [[Leucippidi]]<ref name=bucci70/>.
 
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===Quarta sala===
[[File:Vaso di Talos particolare.JPG|thumb|left|185pxupright=0.8|Il vaso di Talos]]
La quarta sala, nonostante sia la più piccola, raccoglie i reperti più preziosi<ref name=sessantasette>{{Cita|Di Palo|p. 67|Museo}}.</ref>, duecentosettanta circa<ref>{{Cita|Bucci|p. 72|buccimuseo}}.</ref>. Anche qui è presente un busto marmoreo ma qui è raffigurato [[Giovanni Jatta]] senior in [[toga]]. È conservato un pelike che riprende il mito delle Nereidi e due esemplari di [[lebete]]<ref name=sessantasette/>. Sono inoltre presenti due crateri a volute di cui uno rappresenta Bellerofonte nell'atto di leggere la sua condanna a morte ed un altro sul quale è dipinta una corsa di quadrighe<ref name=sessantasette/>.