Economia politica: differenze tra le versioni
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Sia i [[mercantilismo|mercantilisti]] che [[François Quesnay]] si proponevano di indirizzare la politica, e in parte vi riuscirono.<ref>In Francia, ad esempio, [[Jean-Baptiste Colbert|Colbert]] mise in atto i principi mercantilisti, poi [[Anne Robert Jacques Turgot|Turgot]], controllore generale delle finanze dal [[1774]] al [[1776]], tentò di attuare alcune idee di Quesnay.</ref> Tra i classici, [[Adam Smith|Smith]] e [[David Ricardo|Ricardo]], dopo aver esaminato i processi di produzione e di distribuzione del reddito, discussero ampiamente della [[politica fiscale]] più adatta a favorire lo sviluppo economico; [[Karl Marx|Marx]] trasse dalla sua analisi il programma politico del primo [[partito comunista]].
A partire dalla fine del [[XIX secolo]] si tentò invece di pervenire ad una separazione tra economia e politica. [[Léon Walras]] propose una distinzione tra: ''economia politica pura'' (determinazione dei prezzi), ''economia politica sociale'' (distribuzione della ricchezza) ed ''economia politica applicata'' (teoria della produzione agricola, industriale e commerciale)<ref>Léon Walras, ''Elementi di economia politica pura'', UTET, Torino, 1974, «Prefazione alla IV edizione», pp. 105 sgg.</ref> e cercò di dare alla prima lo stesso impianto oggettivo e rigoroso della [[fisica]].<ref>Bruna Ingrao e Giorgio Israel, ''La mano invisibile. L'equilibrio economico nella storia della scienza'', Laterza, Roma-Bari, 2006, capp. 2 («Le origini») e 4 («Léon Walras»).</ref> Nel [[1890]] [[John Neville Keynes]] (padre di [[John Maynard Keynes|Maynard]]) propose la distinzione tra ''economia positiva'' (la descrizione del funzionamento di un sistema economico come è), ''economia normativa'' (la valutazione di ciò che è desiderabile, dei suoi costi e benefici) e ''arte economica'' (l'individuazione di azioni atte ad ottenere ciò che appare desiderabile).<ref>John Neville Keynes, ''[http://socserv.mcmaster.ca/econ/ugcm/3ll3/keynesjn/Scope.pdf The Scope and Method of Political Economy]'', Batoche Books, Kitchener, 1999, p. 22.</ref> Negli stessi anni, [[Alfred Marshall]] iniziò ad usare il termine ''economics'' insieme e in alternativa a ''political economy''.<ref>V. ''The Economics of Industry'' ([[1879]]), ''The Present Position of Economics'' (
Nel [[XX secolo]] il notevole sviluppo della [[matematica]] e della [[fisica]] e, in particolare, la loro [[assioma (matematica)|assiomatizzazione]] sempre più estesa, suggerirono l'adozione di un approccio assiomatico anche per l'economia, nel tentativo di dare ad essa pieno status di "scienza".<ref>Ad esempio, una delle opere più importanti di [[Gérard Debreu]], premio Nobel per l'economia nel 1983, si intitola ''[http://cowles.econ.yale.edu/P/cm/m17/index.htm Theory of Value. An Axiomatic Analysis of Economic Equilibrium]'' (Yale University Press, New Haven - London, 1959). [[John von Neumann]] dette notevoli contributi all'assiomatizzazione sia della fisica che dell'economia; quanto all'economia, è fondamentale l'opera ''Theory of Games and Economic Behavior'' (Princeton University Press, Princeton, 1944, scritta con [[Oskar Morgenstern]]), che fondò anche la moderna [[teoria dei giochi]].</ref>
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== I rami principali dell'economia politica ==
L'economia politica ha iniziato ad essere distinta da altre scienze sociali molto gradualmente. Solo verso la metà del [[XIX secolo]] si sono avute le prime cattedre di economia politica (la prima è stata fondata nel [[1754]] a [[Napoli]], allora capitale del [[Regno delle Due Sicilie]], da [[Antonio Genovesi]]<ref>{{cita libro |cognome= Boccardo |nome= Gerolamo |wkautore= Gerolamo Boccardo |titolo= Dizionario della economia politica e del commercio |url= http://books.google.it/books?id=xgYoAAAAYAAJ&pg=PR12 |editore= Sebastiano Franco e Figli e C. |città=
=== Microeconomia ===
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