Forte di Vigliena: differenze tra le versioni

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==Storia==
La costruzione del fortilizio risale al [[1702]] (secondo altre fonti al [[1706]]<ref>''Napoli e dintorni'', Touring Club Italiano, [[Milano]], [[2005]].</ref>), ad opera del [[Vicerè di Napoli|viceré]] [[Juan Manuel Fernández Pacheco y Zúñiga]], marchese di [[Villena]], da cui prese il nome. Venne usato durante il [[Regno delle Due Sicilie]] anche per l'istruzione alla pratica di artiglieria dei cadetti della [[Scuola militare Nunziatella|Reale accademia militare della Nunziatella]].
 
L'importanza storica della fortezza è soprattutto legata ad un episodio che vide contrapposti i sostenitori della [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Partenopea]] e le forze sanfediste del [[Fabrizio Ruffo|cardinale Ruffo]], avvenuto il 13 giugno [[1799]]. Essendo il presidio più meridionale della città di Napoli, si trovò in prima linea rispetto all'avanzata da sud delle forze legittimiste quando i repubblicani dovettero abbandonare le posizioni sul [[Ponte della Maddalena (Napoli)|ponte della Maddalena]]. Il forte era difeso da circa centocinquanta uomini della Legione calabra, al comando del sacerdote di [[Corigliano Calabro]] Antonio Toscano. Assaltati da tre battaglioni sanfedisti calabresi, al comando del tenente colonnello Francesco Rapini<ref>{{Cita libro|autore=Massimo Viglione|titolo=Rivolte dimenticate: le insorgenze degli italiani dalle origini al 1815|p=273|editore=Città Nuova|anno=1999|ISBN=978-88-311-0325-1|url=http://books.google.com/books?id=ZB9ha-6VMJIC}}</ref>; e successivamente colpiti da un intenso fuoco di artiglieria russa, i difensori furono ridotti ad una sessantina.
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Così [[Alexandre Dumas]], nel suo saggio sui [[Borbone di Napoli]]<ref>Alessandro Dumas, ''I Borboni di Napoli'', 1862.</ref>, descrive l'accaduto:
 
{{quotecitazione|In quel punto, s'intese una spaventevole detonazione, ed il molo fu scosso come da un terremoto; nel tempo istesso l'aria si oscurò con una nuvola di polvere, e, come se un cratere si fosse aperto al piede del Vesuvio, pietre, travi, rottami, membra umane in pezzi, ricaddero sopra larga circonferenza.|Era il forte di Vigliena saltato in aria.|Alessandro Dumas, ''I Borboni di Napoli'', 1862}}
 
L'evento della distruzione del forte, e la morte di tanti commilitoni, instillò nuova furia nei calabresi sanfedisti, che diedero con successo l'assalto al [[Castello del Carmine]]<ref>{{Cita libro|autore=Massimo Viglione|titolo=Rivolte dimenticate: le insorgenze degli italiani dalle origini al 1815|editore=Città Nuova|anno=1999|ISBN=978-88-311-0325-1|url=http://books.google.com/books?id=ZB9ha-6VMJIC|p=273}}</ref>, aprendo la porta alla conquista della città.