A priori e a posteriori: differenze tra le versioni
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Le [[locuzioni latine|locuzioni]] [[lingua latina|latine]] '''''a priori''''' e '''''a posteriori''''', tradotte letteralmente, significano "da ciò che è prima" e "da ciò che viene dopo" sono riscontrabili nella forma latina per la prima volta nei commentatori di [[Aristotele]] ad indicare una conoscenza che proviene da ciò che già è ''prima'' (deduzione) diversa dal sapere che si raggiunge ''dopo'' aver fatto esperienza (induzione).
''A priori'' in filosofia è un
==Filosofia antica e medioevale==
Nella storia della filosofia antica e medioevale i due
I filosofi medioevali arabi e successivamente gli scolastici ripresero questi concetti e distinsero la dimostrazione basata sull<nowiki>'</nowiki>''a priori'' come perfetta poiché inizia dalla causa per risalire all'effetto (demonstratio per quid), mentre è giudicata imperfetta quella ''a posteriori'', risalente dall'effetto alla causa (demonstratio quia). <ref>Enciclopedia Garzanti di Filosofia, 1977, alla voce "a priori-a posteriori"</ref>
Ancora nel secolo XIV
{{Quote|''Demonstratio quaedam est procedens ex causis ad effectum et vocatur demonstratio a priori et demonstratio propter quid et potissima;... alia est demonstratio procedens ab effectibus ad causas et talis vocatur demonstratio a posteriori et demonstratio quia et demonstratio non potissima'' <ref>Cfr. Prantl, Geschichte der Logik im Abendlande, IV, Lipsia 1870, p. 78</ref>}}
==Filosofia moderna==
Locke, Hume discutono sulla possibilità di una conoscenza a priori
Filosofi empiristi come Locke e Hume discutono sulla possibilità di una conoscenza a priori, concludendo che essa può riferirsi alle verità innate e necessarie. Hume designa l'a posteriori come "dati fatto" mentre l'a priori si basa su una "relazione di idee". Per Leibniz le verità desunte dall'a priori sono "verità di ragione" quelle tratte dall'esperienza sono "verità di fatto" estensive della conoscenza, ma non necessarie, senza cioè il rigore logico delle verità di ragione. <ref>''Enciclopedia Garzanti di Filosofia, ibidem''</ref>
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