Gambacorti (famiglia): differenze tra le versioni

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|immagine = Stemma da disegnare.svg
|nome = Stemma della famiglia Gambacorti (o Gambacorta)
|testo = ''In hoc signo cum leone omnia vinces''
|testo =
|blasonatura = (Gambacorti di Pisa) d’oro al leone fasciato d’argento e di nero, col capo cucito di rosso caricato da una croce ancorata d’oro (D'oro, al leone bandato d'argento e di nero; con il capo di Pisa)<br>(Gambacorti di Napoli e Palermo) d’azzurro, al leone bandato d’argento e di nero, di otto pezzi; col capo cucito di rosso, alla croce di Calatrava d’argento
|motto = In hoc signo cum leone omnia vinces
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==Storia==
[[File:Pisa-lungarno03.jpg|thumb|200px|left|[[Palazzo Gambacorti]] sul [[Lungarno]] a Pisa.]]
I Gambacorti, o Gambacorta,<ref>Nelle iscrizioni latine ''de Gambacurtis de Pisiis''.</ref> furono un'importante famiglia di origine mercantile che ebbe un ruolo importante nelle vicende storiche della [[Repubblica di Pisa]] e della [[Toscana]] nel [[secolo XIV]].
 
Originarî del contado pisano,<ref>Pietro Silva, ''Il governo di Pietro Gambacorta in Pisa e le sue relazioni col resto delia Toscana'', Pisa, 1911 </ref> o secondo altri di origine tedesca,<ref name=FilangieridiCandida>[http://www.treccani.it/enciclopedia/gambacorta_res-43f6619f-8baf-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Enciclopedia_Italiana%29/ Riccardo Filangieri di Candida, ''Gambacorta'', in ''Enciclopedia Italiana'', Treccani, 1932]</ref> inurbati a Pisa nei primi anni del [[XIII secolo]],<ref>Un Buonaccorso Gambacorta «de populo Sancti Laurenti» sottoscrisse nel luglio 1228, con quattromila altri suoi concittadini, il giuramento di alleanza tra Pisa, [[Siena]], [[Pistoia]] e [[Poggibonsi]].</ref> i Gambacorti inizialmente si dedicarono ai traffici mercantili e al commercio, in particolare versocon il [[Regno di Napoli]] e la [[Sardegna]].
 
I Gambacorti riuscirono rapidamente ad arricchirsi con i commerci e ad acquisire grandi proprietà terriere, soprattutto nella [[Valdera]]. Il loro potere e la loro influenza nella vita politica di Pisa creebbe altrettanto rapidamente, e nel giro di pochi decenni i Gambacorti furono a capo della fazione dei Bergolini, insieme agli [[Alliata]] e ai [[Lanfranchi]], e del partito, costituito da mercanti e navigatori, che sosteneva l'alleanza con [[Firenze]].
 
Tra i membri che si distinsero in questo scorcio di secolo, vanno menzionati [[Andrea Gambacorta|Andrea]], capitano delle masnade dal 1347 al 1354, più volte membro del Consiglio degli Anziani, e capo del governo pisano dopo la vittoria del 1347 della fazione dei Bergolini. E il nipote [[Francesco Gambacorta|Francesco]], che successe allo zio nel governo della città. Dopo l'arrivo dell'imperatore [[Carlo IV]] a Pisa, riprese vigore la fazione antifiorentina, e Francesco venne deposto e ucciso nel 1355 insieme ad altri membri dei Gambacorti, tra i quali Lotto e Bartolomeo.
Dopo la caduta di Pisa avvenuta nel 1406, i Gambacorti furono ricompensati dai fiorentini con la signoria di [[Bagno di Romagna]], che mantennero fino al 1453. Nel 1454 con Gherardo si trasferirono a [[Napoli]], dove furono ascritti al patriziato napoletano (1455) ed ebbero molti feudi: la signoria di Celenza (intorno al 1490) elevata poi a marchesato (1589), la contea di [[Macchia]] (1618), il ducato di [[Limatola]] (1628), il principato di Macchia (1641), il principato di [[Atena Lucana|Atena]] (1656), il marchesato di [[Brienza]] (1656). Dopo la [[congiura di Macchia]], il ramo napoletano dei Gambacorti, unico ramo esistente nel [[XVIII secolo]], si estinse nella prima metà del [[Settecento]].
 
I Gambacorti ritornarono al potere nel 1369 con Pietro, potere che mantennero fino al 1392, quando, a causa della congiura ordita da [[Appiano|Iacopo d'Appiano]] alleato di [[Gian Galeazzo Visconti]], entrambi antifiorentini, vennero nuovamente esiliati da Pisa, mentre Pietro con i due figli Benedetto e Lorenzo vennero giustiziati.
Secondo quanto riportano alcuni autori siciliani, tra i quali [[Antonino Mango di Casalgerardo]],<ref>[http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/bibliotecacentrale/mango/gambacorta.htm Antonio Mango di Casalgerardo, ''Nobiliario di Sicilia'', Volume 2, ''ad vocem'']. </ref> [[Filadelfo Mugnos]], [[Agostino Inveges]], [[Francesco Maria Emanuele Gaetani|Emanuele Gaetani]]<ref>E. Gaetani, marchese di Villabianca. Della Sicilia nobile. Palermo, 1754-59; vol 2, p. 368</ref> e [[Vincenzo Palizzolo Gravina]],<ref> </ref> un ramo siciliano dei Gambacorti si sarebbe formato nel XVI secolo, stanziato a [[Messina]] e [[Palermo]], dove ebbe il marchesato di [[Motta d'Affermo]],<ref>Conun Modesto Gambacurta.</ref> e le baronie di [[Spataro]] e di [[Petralia Sottana|Recattivo]]. Ultimo membro noto di questo ramo fu un Pietro, senatore di Palermo nel biennio 1771-1772.
 
Dopo la caduta di Pisa avvenuta nel 1406 per mano di Firenze, i Gambacorti furono ricompensati dai fiorentini con la signoria di [[Bagno di Romagna]], che mantennero fino al 1453. Nel 1454 con Gherardo si trasferirono a [[Napoli]], dove furono ascritti al patriziato napoletano (1455) ed ebbero molti feudi: la signoria di Celenza (intorno al 1490) elevata poi a marchesato (1589), la contea di [[Macchia]] (1618), il ducato di [[Limatola]] (1628), il principato di Macchia (1641), il principato di [[Atena Lucana|Atena]] (1656), il marchesato di [[Brienza]] (1656). Dopo la [[congiura di Macchia]], il ramo napoletano dei Gambacorti, unico ramo esistente nel [[XVIII secolo]], si estinse nella prima metà del [[Settecento]].
 
Secondo quanto riportano alcuni autori siciliani, tra i quali [[Antonino Mango di Casalgerardo]],<ref>[http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/bibliotecacentrale/mango/gambacorta.htm Antonio Mango di Casalgerardo, ''Nobiliario di Sicilia'', Volume 2, ''ad vocem'']. </ref> [[Filadelfo Mugnos]], [[Agostino Inveges]], [[Francesco Maria Emanuele Gaetani|Emanuele Gaetani]]<ref>E. Gaetani, marchese di Villabianca. Della Sicilia nobile. Palermo, 1754-59; vol 2, p. 368</ref> e [[Vincenzo Palizzolo Gravina]],<ref>[http://books.google.it/books?id=BQlSAAAAcAAJ&pg=PA191 Vincenzo Palizzolo Gravina, ''Il blasone in Sicilia ossia Raccolta araldica'', Volume 1, Visconti & Huber, Palermo 1871, p. 191.] </ref> un ramo siciliano dei Gambacorti si sarebbe formato nel XVI secolo, stanziato a [[Messina]] e [[Palermo]], dove ebbe il marchesato di [[Motta d'Affermo]],<ref>ConunCon un Modesto Gambacurta.</ref> e le baronie di [[Spataro]] e di [[Petralia Sottana|Recattivo]]. Ultimo membro noto di questo ramo fu un Pietro, senatore di Palermo nel biennio 1771-1772.
 
===Personalli illustri===
* [[Buonaccorso Gambacorta]], detto Coscio, figlio di Vernaccio, politico e mercante vissuto nel XIII secolo, è considerato il capostipite dei Gambacorti pisani;
* [[Andrea Gambacorta]], capitano delle masnade a Pisa dal 1347 al 1354;
* [[Francesco Gambacorta]], capitano delle masnade a Pisa dal 1354 al 1355;
* [[Pietro Gambacorta]] (Pisa, 1355 – Venezia, 1435), beato e cofondatore della congregazione dei Poveri Eremiti di San Girolamo ([[Gerolimini]]);
* [[Lorenzo Gambacorta]], attestato anche come Lotto (Pisa, 1360 circa – Treviso, settembre 1409), arcivescovo cattolico;
* [[Chiara Gambacorti]] (Firenze, 1362 – Pisa, 17 aprile 1420), monaca domenicana, venerata come beata dalla Chiesa cattolica;
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==Voci correlate==
* [[Palazzo Gambacorti]] a Pisa;
* [[Lungarno Gambacorti]] a Pisa.
 
== Bibliografia ==
*{{EI
* {{Treccani|gambacorta_(Enciclopedia-Italiana)}}
|nome = Gambacorta
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|autore = Pietro Silva
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*{{EI
|nome = Gambacorta (Napoli)
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*{{Treccani|gambacorta|Gambacórta (o de' Gambacórti)}}
 
[[Categoria:Famiglie di Pisa]]