Vescovo-conte: differenze tra le versioni
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{{F|storia medievale|luglio 2010}}
Il concetto di '''vescovo-conte''' indica, nella [[storiografia]] tradizionale, un [[feudatario]] [[chiesa|ecclesiastico]] investito del beneficio di una [[contea]] dall’imperatore. Soprattutto il potere regio degli [[Ottoni]] avrebbe perseguito una plitica sistematica di potenziamento dei vescovi dalla metà dell'[[X secolo]].<ref>http://www.treccani.it/vocabolario/vescovo/</ref> Il concetto di vescovo-conte è oggi in crisi fra gli storici: anche quando il vescovo riceveva diritti su territori corrispondenti alla contea carolingia, si trattava solo dell'espansione del potere vescovile già esecitato sulla città e il vescovo non entrava nel quadro dell'ordinamento pubblico: semplicemente si trattava dell'espansione del potere vescovile già esercitato sulla città.<ref>[[Renato Bordone]]; [[Giuseppe Sergi]], ''Dieci secoli di medioevo'', Einaudi, [[Torino]], 2009, pag. 113-114</ref>
==Storia==
Nel Sacro Romano Impero la [[Chiesa (istituzione)|Chiesa]] ebbe un ruolo essenziale a partire da [[Ottone I di Sassonia | Ottone il grande]], che riuscì ad avere voce in capitolo nell'assegnazione di tutte le sedi episcopali e nelle elezioni abbaziali, esercitando un'influenza decisiva sulla scelta dei candidati.
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