Serrata del Maggior Consiglio: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
AttoBot (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 2:
{{Voce principale|Repubblica di Venezia|Maggior Consiglio}}
 
La '''Serrata del Maggior Consiglio''' fu il provvedimento del [[1297]] con cui la [[Repubblica veneziana]] rese provvisoriamente [[Eredit|ereditaria]] la carica di membro del [[Maggior Consiglio]], massima istituzione della [[Serenissima]] a cui spettava l'elezione del [[doge]]
 
La legge, creata per escludere dal governo di [[Venezia]] le famiglie di più recente ricchezza, divenne in seguito permanente (anche se vi furono parziali aperture alle famiglie di recente nobiltà durante le più gravi crisi, come ad esempio dopo la guerra contro la [[Lega di Cambrai]]).
Riga 11:
Con la costituzione del [[Commune Veneciarum|Comune di Venezia]] a fianco del Doge era stato posto un ''Consilium Sapientium'' nominato dall'assemblea popolare, la ''[[Concio (Venezia)|Concio]]''. Nel [[1172]] tale organo era stato trasformato in un'assemblea sovrana, il [[Maggior Consiglio]], in pratica funzionante come estensione permanente dell'assemblea popolare, di durata annuale e rinnovo il 29 settembre, giorno di [[San Michele Arcangelo]]. Nel [[1207]] si era stabilito di affidare la nomina annuale dei consiglieri a tre elettori, scelti dalla concio. Nel [[1230]] questi erano stati elevati a sette, ma tale numero non fu mai fisso.
 
L'assemblea, per ovvie ragioni, presentava un tratto molto più marcatamente patrizio rispetto all'assemblea popolare e in breve nel corpo della [[nobiltà]] si formarono due partiti: uno popolare, favorevole al mantenimento dello ''[[status quo|statu quo]]'', ed uno aristocratico, intenzionato ad escludere l'accesso di nuove famiglie al potere. La volontà delle famiglie [[Aristocrazia|aristocratiche]], di assicurarsi con maggiore stabilità e continuità la partecipazione al governo della Repubblica, era divenuta nel tempo sempre più forte.
 
Il 5 ottobre [[1286]], doge [[Giovanni Dandolo]], il partito aristocratico aveva proposto una legge per riformare l'elezione del Maggior Consiglio e circoscrivere alle famiglie che già detenevano il potere l'accesso all'assemblea: si chiedeva di sottoporre all'approvazione del Doge, del Minor Consiglio e della Quarantìa, l'elezione di nuovi membri che non vantassero ascendenti paterni tra i membri del Maggior Consiglio. La proposta era stata clamorosamente respinta{{Chiarire|2 = da chi? (cioè, a chi era stata proposta?)}}. Il 17 ottobre si era quindi avanzata una soluzione meno radicale, chiedendo che l'elezione dei nuovi membri fosse sottoposta all'approvazione della maggioranza uscente, ma nemmeno questa aveva trovato accoglimento.
 
=== La Serrata ===
Riga 35:
=== Conseguenze ===
 
Come richiesto, la legge venne confermata nel settembre [[1298]] e nuovamente il 30 settembre [[1299]]. Tuttavia essa non rimase priva di conseguenze nei rapporti politici tra il partito aristocratico e il partito popolare. Nel [[1300]] [[Marin Bocconio]] ordì una [[congiura]], fallita, contro il Doge e il governo. Il 22 marzo dello stesso anno, quindi, da parte sua, il partito aristocratico pose nuove limitazioni all'ingresso di ''uomini nuovi'' in seno al Maggior Consiglio, richiedendo per loro almeno venti voti favorevoli da parte della Quarantia.
 
Tali limitazioni furono ulteriormente rafforzate successivamente, nel [[1307]]. Ma in risposta, tre anni dopo, nel [[1310]], il nobile [[Bajamonte Tiepolo]] ordì una [[congiura del Tiepolo|nuova e pericolosissima congiura]] contro il governo aristocratico, sventata d'un soffio dal Doge, il sempreverde Pietro Gradenigo. Il governo reagì creando una nuova magistratura speciale per la repressione delle minacce contro l'ordine costiuzionale: il [[Consiglio dei Dieci]]. Nel [[1315]] si ordinò quindi la creazione di un ''[[Libro d'Oro]]'' in cui iscrivere, al compimento dei diciotto anni, i nomi di quanti avrebbero avuto diritto di accedere al Maggior Consiglio; seguìto, nel [[1316]], da norme ancora più restrittive riguardanti gli ''homini novi''.