Bruno Coceani: differenze tra le versioni

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Meno di una settimana dopo l'8 settembre [[1943]] Trieste fu occupata dalle truppe tedesche e posta, insieme alla [[Venezia Giulia]], alla [[provincia di Udine]] e alla [[Provincia di Lubiana]], sotto il diretto controllo del gauleiter di [[Carinzia]] [[Friedrich Rainer]]. Costui, il 23 ottobre [[1943]], su pressione dell'Unione provinciale degli industriali<ref name=autogenerato11>{{cita|Marina Cattaruzza|p. 249}}</ref><ref name=autogenerato1 /> nominò Bruno Coceani prefetto della [[provincia di Trieste]] con autorità sugli altri prefetti della regione<ref name=autogenerato8>{{cita|Bogdan C. Novak|p. 78}}</ref> ad eccezione della [[Provincia di Lubiana]] che continuando ad essere formalmente territorio italiano fu posta sotto la presidenza del generale sloveno [[Leon Rupnik]]<ref name=autogenerato8 />. La nomina fu motivata non solo dalla lunga militanza politica nel [[Partito Nazionale Fascista]], ma soprattutto, dalle ottime relazioni che il Coceani aveva intrattenuto con i rappresentanti del mondo impresariale cittadino e giuliano quando ricopriva l'incarico di segretario dell'''Unione industriali della Venezia Giulia''. Infatti Rainer a [[Trieste]] aveva infatti ricercato, fin dalle prime settimane di occupazione, l'appoggio dei ceti imprenditoriali triestini per garantire in primo luogo il funzionamento delle imprese industriali e di servizi in zona di operazioni militari e in secondo luogo, il futuro inserimento, al termine del conflitto, della città e del suo hinterland all'interno di uno spazio economico, se non politico, appartenente alla grande Germania. Sembra che i grandi capitani d'industria della città e della regione non fossero rimasti insensibili a tali lusinghe e lo stesso Rainer ne era cosciente, indicando come figure chiave di tale politica Coceani, [[Antonio Cosulich]] ed [[Leo Economo]]<ref name=autogenerato11 />
<ref>[[Elio Apih]], ''Tre documenti sulla politica nazista nel «Litorale Adriatico»'' sta in: ''Il movimento nazionale di liberazione in Italia'', n. 106, 1972, pag. 66-76, (menzionato in nota da Marina Cattaruzza, op. cit., pag. 249)</ref>. In seguito Coceani riusci ad opporsi al alla nomina del commissario [[Franco Scassellati Sforzolini|Scassellati]], voluta dal ministro delle Finanze [[Domenico Pellegrini Giampietro]], alla guida delle [[Assicurazioni Generali]] e della [[Riunione Adriatica di Sicurtà]]<ref>{{cita|Luigi Ganapini|p. 345}}</ref>. Pellegrini Giampietro intendeva sottrarle a possibili ingerenze tedesche i quali avevano già costituito un ufficio per il controllo delle attività assicurative ma Coceani evitò la nomina dall'alto e impedì ogni ingerenza tedesca così i due enti il 30 giugno elessero i rispettivi presidenti nelle persone di [[Antonio Cosulich]] ed [[Leo Economo]]<ref>{{cita|Luigi Ganapini|p. 345}}</ref>.
 
Coceani, che aveva accettato la nomina nella speranza di poter alleviare per i cittadini italiani l'occupazione tedesca<ref>{{cita|Marina Cattaruzza|p. 253 in riferimento a Coceani e Pagnini scrive: Come nella maggior parte dei casi di collaborazionismo, soprattutto per Pagnini, sembra sia prevalsa l'idea di poter contribuire ad alleviare il regime di occupazione}}</ref> e di contribuire ad allontanare gli slavi dal territorio nazionale<ref>{{cita|Luigi Ganapini|p. 343}}</ref>, dopo la costituzione della [[Repubblica Sociale Italiana]] intrattenne costanti contatti con il nuovo governo fascista repubblicano<ref name=autogenerato8 />. La prima telefonata di congratulazioni dopo la nomina gli giunse dal segretario personale di Mussolini [[Giovanni Dolfin (politico)|Giovanni Dolfin]] cui Coceani replicò: «Che Dio vi benedica. La vostra è la prima voce che mi giunge dalla Patria»<ref>Gian Franco Venè, ''Coprifuoco. Vita quotidiana degli italiani nella guerra civile'', Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1989, pag. 206</ref>