Horti: differenze tra le versioni
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Le piante utilizzate dai Romani per i loro giardini non erano diverse da quelle da noi usate ancor'oggi: vi erano infatti gli ''arbores silvestres'' quelli a crescita spontanea nei boschi, come l’abete, il faggio, il castagno, il pino silvestre, il leccio, il pioppo, la quercia, il rovere e gli ''arbores urbanae'' il platano, l’olmo, il pino fruttifero, la palma, l’olivo, il tiglio e il cipresso che venivano definiti ''mites'' perché si adattavano alla condizione urbana, e che quindi potevano essere piantati anche in città per godere dei loro frutti o della loro ombra. Si usava anche piantare sullo stesso terreno alberi cresciuti in clima diversi per provare la possibilità di un loro accostamento e per creare composizioni originali. <ref>Maria Luigia Ronco Valenti, ''Op. cit. ibidem''</ref>
Gli alberi da frutto venivano piantati in una parte del terreno della villa a loro riservata chiamata ''pomerium'' di solito posta accanto al vigneto e all'uliveto. Poche le specie dei fiori coltivate soprattutto rose per onorare gli dei e le viole per i culti funebri del ''dies violae'', il giorno ogni anno dedicato al culto dei defunti con le tombe ornate di rose e viole. <ref>Maria Luigia Ronco Valenti, ''Op. cit. ibidem''</ref>
==Note==
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