Massacri della Glacière: differenze tra le versioni

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I '''massacri della Glacière''' avvenuti ad [[Avignone]] i giorni 16 e 17 ottobre [[1791]] sono un dramma che si consumò durante i primi anni della [[Rivoluzione francese]].
 
I rivoluzionari di Avignone – il cui territorio era allora feudo dello [[Stato pontificio]] – avevano espulso il vicelegato pontificio il 12 giugno [[1790]] e votato l'unione con la [[Francia]], sollevando la reazione di parte della popolazione rimasta fedele al governo pontificio. L'[[Assemblea Nazionalenazionale Costituentecostituente|Assemblea costituente]] preferì evitare contrasti con il papa, rimettendo la decisione al [[Luigi XVI di Francia|re]], competente nelle questioni diplomatiche.
 
La proposta degli avignonesi fu respinta, ma i disordini che a lungo seguirono fra i due diversi partiti, quello dei rivoluzionari e quello degli aristocratici e del clero refrattario – incoraggiati da presunte e ripetute lacrimazioni della locale statua della Madonna dei Cordiglieri – portarono a una grave tragedia: l'amministratore Lescuyer, sospettato senza fondamento di aver predisposto il sequestro dei beni papali, nell'ottobre del 1791 fu linciato da una folla di controrivoluzionari; fra questi, si ritenne vi fosse anche l'ex-sindaco della città. Circa sessanta persone furono sommariamente giustiziate nella Glacière, una delle torri del [[Palazzo dei Papi]] di Avignone, per iniziativa di [[Mathieu Jouve Jourdan]]. Il Jourdan sarà giudicato da un tribunale rivoluzionario e condannato a morte il 27 maggio [[1794]]