Programmi dell'accesso: differenze tra le versioni

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Le trasmissioni venivano ''realizzate in modo autonomo da tutte quelle associazioni (politiche, culturali, sindacali, religiose, etnico-linguistiche) che costituiscono i gruppi di base della società italiana''. Erano regolate dalla ''Sottocommissione parlamentare per l'accesso'' (facente capo alla ''Commissione di vigilanza''), a cui doveva essere inoltrata la domanda per poter accedere a '''Spazio aperto'''. Ottenutane l'autorizzazione, si poteva confezionare in proprio, o con l'assistenza tecnica della RAI, un quarto d'ora di piena libertà d'espressione.<ref name= grasso> [[Aldo Grasso]], Enciclopedia della televisione, [[Garzanti]] [[1996]]</ref>
 
L'''accesso'' era strettamente connesso alla Riforma della RAI, che in questo modo andava a legittimare il proprio monopolio sul servizio pubblico radiotelevisivo attraverso l' ''apertura alle nuove tendenze sociali''.<ref name= grasso />
 
"Non si tratta di mettersi in concorrenza con la RAI ma di esprimersi il più liberamente e autenticamente possibile. I programmi dell'accesso non debbono scimmiottare i nostri, ma suggerire modi diversi di comunicazione e di espressione".<ref name= jacobelli> Dichiarazione di [[Jader Jacobelli]], curatore della trasmissione</ref>