Libri sibillini: differenze tra le versioni

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I ''libri sibillini'' furono quindi affidati alla custodia di due membri [[Patrizio (storia romana)|Patrizi]] (''duumviri sacris faciundis''), che in seguito furono aumentati fino ad un numero di quindici, comprendendo fra essi anche cinque rappresentanti del popolo. Il loro ruolo consisteva nel consultare gli oracoli su richiesta del [[Senato romano|Senato]] (i lectisternia), per evitare di contrariare gli dèi con nuove imprese. I libri venivano conservati in una camera scavata sotto il [[Tempio di Giove Ottimo Massimo|tempio di Giove Capitolino]].
 
I libri bruciarono in un incendio nel nell'[[83 a.C.]] e si tentò di ricostruirli cercandone i testi presso altri templi e santuari. Queste nuove raccolte furono ricollocate nel [[tempio di Apollo Palatino]] grazie all'interessamento dell'imperatore [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]].
{{Citazione|[Augusto, divenuto pontefice massimo,] radunò tutte le profezie greche e latine che [...] erano tramandate tra il popolo, circa duemila, e le fece bruciare. Conservò solo i libri sibillini e, dopo un'attenta selezione, li pose in due armadi dorati ai piedi della [[Tempio di Apollo Palatino|statua di Apollo Palatino]].|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 31|Svetonio|harv=s}}.}}