Pax Nicephori: differenze tra le versioni

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Ma nell'[[804]] assunse il potere nella [[Venezia]] il partito filo-franco, che, condotto dal loro capo Obelerio, scacciò dalla città il duca filo-bizantino; sotto il loro nuovo duca [[Obelerio]] i Venetici si avvicinarono all'Impero carolingio inviando messi (tra cui il duca stesso) ad Aquisgrana per rendere omaggio a Carlo e per ottenere il riconoscimento del loro dominio (natale 805); l'anno successivo Venezia passò quindi nell'orbita franca, venendo assegnata al figlio di Carlo Pipino.<ref>{{cita|Ravegnani (2006)|p. 42.}}</ref> Mentre avveviva ciò, i Venetici, con l'appoggio dei Franchi, strapparono ai Bizantini il possesso della Dalmazia. L'Imperatore bizantino Niceforo I, che solo poco tempo prima aveva firmato la pace, non lasciò la questione irrisolta, ma, con un'azione a sorpresa inviò una [[flotta bizantina|flotta]] condotta da Niceta in Dalmazia, che fu rapidamente riconquistata; Niceta si fermò poi a Venezia, dove ricondusse Obelerio all'obbedienza (per rafforzare i suoi vincoli all'Impero Obelerio ricevette anche un titolo nobiliare) e firmò una tregua di un anno con i Franchi.<ref>{{cita|Ravegnani (2006)|pp. 42-43.}}</ref>
 
Nell'[[808]] un nuovo generale imperiale, Paolo stratego di Cefalonia, giuse a Venezia, pare per continuare le trattative con i Franchi. Dopo aver aggredito [[Comacchio]], fallendo, partì subito dopo, forse costretto dalla riaffermazione del partito filo-franco a Venezia, come fonti filo-franche riferiscono.<ref>{{cita|Ravegnani (2006)|p. 43.}}</ref> Nell'809 Venezia fu invasa da Pipino, figlio di Carlo; le fonti sono discordi sull'esito dell'invasione: se fonti filo-franche riferiscono la sottomissione franca della Venezia, fonti venetiche invece sostengono che l'invasione fallì grazie alla strenua resistenza dei Venetici; comunque sia i Venetici furono costretti a pagare un tributo, segno che l'invasione franca aveva avuto almeno un successo parziale.<ref>{{cita|Ravegnani|pp. 43-44.}}</ref> Nell'[[810]] le operazioni militari terminarono e si avviarono le trattative di pace: Niceforo I inviò allora ad Aquisgrana lo spatario Arsafio che negoziò una tregua con Carlo; nel nell'811 Arsafio ritornò a Costantinopoli, con alcuni inviati di Carlo tra i quali si ricorda Aigone conte di [[Forlì]]<ref>[[Flavio Biondo]], ''Historiarum ab inclinatione romanorum imperii'', II, l. II (Basilea 1531, p. 167).</ref>, per presentare all'Imperatore il trattato che aveva concluso con Carlo; si fermò inoltre anche a Venezia dichiarando deposti i duchi filo-franchi Obelerio e il fratello Beato (associato al potere), sostituendoli con il duca filo-bizantino Partecipazio; Obelerio tentò la fuga ma i Franchi lo catturarono e lo consegnarono ai Bizantini, che lo deportarono in esilio a Costantinopoli.<ref>{{cita|Ravegnani (2006)|p. 44.}}</ref>
 
Le negoziazioni di pace furono interrotte tuttavia da una disgrazia che colpì l'imperatore bizantino, che il 25 luglio [[811]] fu ferito mortalmente nella [[battaglia di Pliska]], contro i [[Bulgari]] guidati dal [[khan]] [[Krum]]: l'imperatore fu catturato dai soldati bulgari che lo portarono all'accampamento bulgaro, dove Krum ordinò la sua decapitazione (eseguita il 26 luglio); il cranio di Niceforo venne usato come una coppa, su cui Krum bevve per tutta la sua vita.<ref>{{cita|Ostrogorsky|p. 175.}}</ref>