Cibele: differenze tra le versioni

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== Culto nella Roma antica ==
[[File:Patera di Parabiago - MI - Museo archeologico - Cibele e Adone - Foto Giovanni Dall'Orto 2 - 25-7-2003.jpg|thumb|Cibele e [[Atti]] sul carro rituale, dalla [[patera di Parabiago]], risalente alla seconda metà del [[IV secolo]]]]
Il culto della dea era officiato da pretisacerdoti che in suo onore si erano castrati nel [[Dies sanguinis]], i ''[[gallo (sacerdote)|galli]]'' o ''gàlloi''.<br />
Il culto di Cibele, la ''[[Magna Mater]]'' dei Romani, fu introdotto a [[Roma]] il 4 aprile [[204 a.C.]], quando la pietra nera, di forma conica simbolo della dea, vi fu trasferita da [[Pessinunte]] per scongiurare il pericolo di [[Annibale]], secondo un consiglio che i sacerdoti avevano tratto dai [[Libri Sibillini]],<ref> Tina Squadrilli,''Vicende e monumenti di Roma'', [[Staderini Editore]],1961,Roma,pag.34</ref> e collocata, dapprima sull'Ara nella Curia del Foro e successivamente in un [[Tempio della Magna Mater|tempio]] sul [[Palatino]] realizzato nel [[191 a.C.]] nei pressi della casa di [[Romolo]]. La pietra nera, detta anche "ago di Cibele", costituiva uno dei sette ''[[pignora imperii]]'', cioè uno degli oggetti che secondo le credenze dei romani garantiva il potere dell'impero. Il tempio bruciò per ben due volte, nel [[111 a.C.]] e nel [[3|3 d.C.]] e fu ricostruita per l'ultima volta da [[Augusto]]. L'edificio seguiva un orientamento ben determinato da motivi di [[culto]], e lo stile era [[corinzio]] a pianta regolare; all'interno le pareti erano sostenute da un colonnato.