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AmBo
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AmBo ( ovvero … Amerigo Bortolin )
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Nasce a Pordenone nel 1948, stesso giorno di Napoleone , ed è in questo “paese provinciale” che ha i primi input al mondo variegato dell’arte visiva.
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Diplomatosi perito metalmeccanico nel 1974, inizia ad interessarsi di grafica … per scommessa; dopo aver visto, in casa di amici, dei quadri geometrici, ha scommesso con loro della facilità di poterli realizzare e …
I suoi primi lavori risalgono al 1975 e la sua prima esposizione è del 1976, appunto con i disegni geometrici da lui denominati “ SPAZIO TECNO-MECCANO-MATEMATICO “.
Da qui è iniziato il suo interessamento per la ricerca del bello ed artisticamente armonioso senza un percorso artistico “curato”; anziché fare un percorso artistico “ mirato “ , ha preferito curare un suo “ diario personale “.
“TUTTO” per AmBo è “arte”; infatti, nel corso degli anni, si dedica all’incisione, alla scultura, alla serigrafia ( della quale ne era diventato un bravissimo interprete), alla ricerca di tecniche, possibilmente nuove, nell’ambito della pittura d’azione; ha anche realizzato molti manifesti grafici e, fra un lavoro e l’altro, si è anche dedicato al design del mobile ed oggettistica varia, realizzandone, dopo il disegno e prima della presentazione, anche i relativi prototipi.
Dal 1975, anno di fondazione, e sino al 1983, è stato, oltre che convinto e determinato fondatore, anche presidente del Centro Arti Figurative Pordenone; in questo periodo ha cercato di coinvolgere quanti, in città, potevano essere di interesse, però con scarso successo, vista l’individualità e l’invidia, oltre che dei cittadini, anche di coloro che si credevano “artisti”.
All’inizio degli anni ’80 ha avuto modo di collaborare con circoli artistici e gallerie di Ripa Ticinese, “dopo selezione”, ha collaborato con il circolo artistico culturale Turati di Milano ed in quella sede ha avuto modo di poter entrare in contatto, anche se per breve tempo, con artisti affermati ed altri minori, ma non meno importanti , sia per la sua “spugna culturale”, che per la sua formazione.
Dopo alterne fasi di ricerca è dalla fine degli anni ’80 che si delinea in lui un’impronta artistica d’azione; è in quelli anni, infatti, che AmBo è andato affinando pian-piano, la tecnica ed il gusto dell’accostamento dei colori nella ricerca. Le estrazioni geometriche però, spesso, fungono da sostegno nell’impostazione di molte sue opere, in un rapporto emotivo che coinvolge chi ammira una sua opera.
Ha sempre e volutamente rinunciato ad ogni protezione di moda, essendo cosciente che non si può fare arte senza libertà ( ripete spesso: imbratto tele per la mia libertà e per il mio piacere, se poi c’è la vendita, ben venga, sono onorato se a qualcuno piacciono, anche per poter recuperare almeno le spese).
PAUSA DI … RIFLESSIONE!! …
Infatti, dopo le molte mostre organizzate a Klagenfurt, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Torino, Venezia, Trieste ed in altre città, negli anni ’90 decide di “chiudere bottega” e si ritira, non da eremita o in clausura, ma, poiché come “tuti i mati i fa i so ati” , solo perché non riusciva a trovare un luogo adatto per poter continuare a “ creare “ i suoi lavori in pace e tranquillità.
 
“L’uomo è effettivamente libero o semplicemente soggiace a leggi di natura e/o a condizionamenti mentali?”
 
Con questa domanda fondamentale inizia uno dei testi più complessi e allo stesso tempo più importanti di Rudolf Steiner, filosofo e ricercatore, che dell’uomo aveva un’immagine ampia e dinamicamente in divenire.
L’opera “ La filosofia della libertà “, scritta nel 1894, è il testo filosofico alla base delle sue future concezioni del mondo, la scienza dell’uomo e delle sue possibilità evolutive, che spazia in diversi campi della ricerca, dall’educazione alla medicina, dall’architettura all’agricoltura (Steiner è infatti, il padre dell’agricoltura biodinamica e AmBo ha praticato per anni questo modo di coltivare).
Il filo conduttore tra queste diverse applicazioni del suo pensiero si chiarisce fin dall’inizio affrontando l’impegnativa lettura di questo testo. Coerentemente con la sua esortazione a non accettare nulla senza prima verificarlo e viverlo in prima persona, ha strutturato il libro in modo tale che la sua lettura è già un esercizio coercitivo in se stesso. L’opera presenta, con il rigore del metodo scientifico, i risultati dell’indagine interiore dell’autore coinvolgendo il lettore in un percorso conoscitivo profondo, scientifico e ricco di significati.
Questo percorso conoscitivo interiore necessita però di un’educazione dell’attività di pensare, indirizzata e finalizzata alla (ri)scoperta di quanto già vive nell’interiorità di ognuno. Steiner continua il discorso sull’educazione necessaria, affermando che il corretto sviluppo del pensare conduce ad una maggiore presa di coscienza della propria azione nel mondo, ad un arricchimento e nutrimento della propria sfera morale.
L’arte antroposofica vuole trovare la via verso lo spirituale e l’artista può, attraverso il suo operare, portare nella realtà quotidiana la luce dell’ideale; l’opera finale è il risultato di un processo, del “come” quel fine viene a realizzarsi, del movimento che si vive nel creare ma anche nel percepire l’opera d’arte. In altre parole, se il processo verrà sentito in modo vivente, anche l’opera d’arte riuscirà a suscitare una risonanza, un intimo colloquio con chi la percepisce, portando a manifestarsi la sfera ideale.
L’arte antroposofica potrebbe anche abbinarsi, in parte,all’ Onto Arte; l’Onto Arte presuppone che l’opera sia, per prima cosa, “sana”, senza cioè proiezioni di depressioni , fallimenti o malattie dell’artista (a volte cosa impossibile, in quanto, molto spesso, l’opera d’arte è lo specchio dell’animo dell’artista in quel momento e, non sempre, può essere facile); presuppone altresì che la creatività deve essere, soprattutto, un compito davanti a se stessi; deve essere un potenziale naturale per il bello, il piacevole, una visione lirica nella propria specificità.
Arte, ovvero ricerca dell’espressione creativa ( modus spiriti supremae armoniae ), valore, attraverso il quale, l’uomo può entrare in contatto con la natura Divina, e non è la provenienza sociale, culturale, ideologica che determina cosa sei e cosa diventerai in futuro, bensì la tua voglia di migliorare e di cambiare.
Croce intendeva l’opera d’arte come una “intuizione lirica” che accade nella mente e deve essere ben distinta dalla traduzione e realizzazione materiale; Kant, invece, ritiene che ciò che contraddistingue l’arte è una serie di proprietà percettibili e formali individuate da particolari facoltà mentali umane, quali il gusto e l’estetica, che generano il piacere.
Il percorso artistico si realizza attraverso una base, evidenziando, come ogni colore, mostra un proprio carattere, che si evolve in gesto-movimento-emozione. In questa direzione,e coordinandone l’espressione, si svilupperà l’attenzione a riconquistare la sensibilità al dialogo con i colori, ovvero all’ascoltare, al percepire, all’interpretare con la propria creatività e fantasia, l’espressione di forme scaturite dall’azione dinamica dei colori stessi, affinchè possa risuonare nell’anima di chi la produce e di chi la osserva, un impulso artistico nuovo.
L’esplosione di colori che la tecnica pittorica, naturale, istintiva e spontanea, con l’uso di colori a volte tenui, ma spesso forti, versati senza incertezza e con molta decisione, avvolgono emotivamente lo sguardo dell’osservatore; la stesura dei fondi, fatta con giuste sovrapposizioni di colori e segni, senza nulla di indefinito,lascia leggere l’intricata composizione dei piani che creano impalpabili profondità.
Se si osserva con attenzione l’insieme delle opere di AmBo, si sente la vibrazione di un carattere forte e vitale, in una continua evoluzione e con l’abilità di trasferire nell’osservatore anche la più semplice emozione di un turbinio di colori.
AmBo organizza gli spazi secondo le sue emozioni del momento, il che gli permette di sviluppare un linguaggio in un “continuum” di evoluzione che è sempre in fase di ricerca, sperimentazione e scoperta.
Osservare AmBo mentre “compone” si nota in lui serenità d’animo, estasi spirituale e calma; nel contempo, però, anche, a volte soddisfazione ed a volte rabbia, sempre dipendentemente dallo svolgersi delle azioni svolte e dallo sviluppo del lavoro.
La coscienza, di quello che l’opera rappresenta, si acquisisce solo in un secondo momento, quando quella prima esigenza di contatto fisico e psichico è stata soddisfatta; solo allora si riesce a separarsi dal quadro, due o tre passi indietro che permettono di contemplare l’opera nel suo insieme e di coglierne la totale poesia espressa.
La pittura d’azione di AmBo, è tutta nel suo impatto immediato, nelle emozioni che fa risuonare dentro di noi; è una pittura che incanta per quel suo non fornire e cercare spiegazioni; prevale, nel suo gesto creativo, la sua conoscenza, la sua creatività e la sua sensibilità che, in un tutt’uno con la sua genialità, sono gli elementi che gli consentono di dare più “raffinatezza artistica” a questa sua “gestualità” nel comporre.
Una gran determinazione per raggiungere un obiettivo, senza darsi per vinti e senza rinunciare al proprio lato interiore; un lavoro con un’infaticabile spinta a fare sempre meglio è la strada per il successo, anche se, ogni tanto, capita una mancanza momentanea di attenzione che non consente di cogliere importanti occasioni, sia sul piano personale che su quello professionale.
Nell’osservazione attenta delle opere, appaiono all’improvviso armonie naturali, risalgono attimi di silenzio, ricerca di memoria, poesia che emerge dalle pieghe, dalla corrosione del tempo, dalla natura; la lenta trasformazione, il decadere, la permanenza delle metamorfosi della materia.
Anna Ferrario
 
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