Pietro Tomasi della Torretta: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Laureatosi in giurisprudenza all'[[Università di Palermo]], entrò giovanissimo nei ranghi della carriera diplomatica, che percorse rapidamente e con successo. Dal 31 marzo [[1910]] al 16 ottobre [[1914]] fu [[Capo di Gabinetto]] dell'allora ministro degli esteri, il marchese [[Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano|marchese di San Giuliano]]. Appena dopo la scomparsa di questi fu incaricato di recarsi a [[Monaco di Baviera]], proprio nel periodo immediatamente precedente all'ingresso dell'Italia nella [[prima guerra mondiale]], dove il 23 dicembre [[1915]] lo raggiunse la nomina a Inviato straordinario e Ministro plenipotenziario di 2ª classe.
 
A capo della delegazione commerciale italiana a [[Pietrogrado]] dal 18 novembre [[1917]], venne in seguito promosso ambasciatore nella stessa sede. Servì quindi, in qualità di addetto alla delegazione italiana, alla [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|Conferenza di pace di Parigi]] ([[1919]]) e, dal 20 agosto dello stesso anno al 6 luglio [[1921]], passò a [[Vienna]] in qualità di ambasciatore presso il ricostituito stato austriaco.
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In quanto zio del celebre scrittore, alla morte di quest'ultimo (avvenuta il 23 luglio [[1957]]) Pietro gli successe nei titoli nobiliari dei Tomasi: fu, da questo giorno fino alla morte, 13º duca di [[Palma di Montechiaro|Palma]], 12º [[principe]] di [[Lampedusa]], [[barone]] di Montechiaro, barone della Torretta e [[Grande di Spagna]] di 1ª classe (il titolo di marchese della Torretta è da ritenersi di cortesia).
 
Quando Pietro morì erano ancora in vita solo tre cugini primi Giuseppe Garofalo Tomasi (Palermo 1885 – Genova 1968) figlio di Maria Antonia, parente maschio prossimo che per il diritto Borbonico avrebbe ereditato i titoli, e le sorelle Giovanna e Maria Carolina, figlie di Chiara.
 
==Onorificenze==