Fenice (città): differenze tra le versioni

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'''Fenice''' (''Φοινίκη'' in [[greco antico]], ''Phoenice'' in [[Lingua latina|latino]]) è un [[sito archeologico]] dell'[[Albania]] meridionale.
 
Alla base dell'antica città è situato il moderno villaggio di [[Finiq]] (circa 8 500 abitanti), che ne conserva ancora l'antico [[toponimo]]. Altri centri abitati importanti sono, nell'entroterra, la città di [[Delvina]], e, sulla costa, la città di [[Saranda]], affacciata sul [[mar Ionio]]. La collina, che ospita l'[[acropoli]] della città antica, raggiunge una quota massima di 283 metri [[s.l.m.]] e sorge al centro di un'ampia pianura solcata dai fiumi Caliassa e Bistriza: questi fiumi un tempo confluivano nel [[lago di Vivari]], sulle cui rive si trova [[Butrinto]]. Tutto intorno si dispiega un arco montuoso piuttosto impervio, estrema propaggine della catena monutosamontuosa degli [[Acrocerauni]].
 
== Le fonti antiche ==
 
La fonte principale per la storia della città è certamente [[Polibio]], che descrive Phoinike come il centro meglio fortificato e più potente dell'[[Epiro]]<ref>Vedi Polibio, II, 6, 8; II, 8, 4.</ref>. Lo storico si dilunga, inoltre, sugli eventi che portarono alla presa della città da parte degli [[Illiri]] e ricorda le continue incursioni dei pirati nei confronti dei mercanti [[italioti]] che frequentavano la zona<ref>Polibio, II, 5; II, 8, 1.</ref>. Sempre Polibio ricorda che, all'inizio della guerra contro [[Filippo V di Macedonia]], alcuni ambasciatori romani contattarono gli abitanti di Phoinike <ref>Polibio, XVI, 27.</ref>. Sempre qui fu firmata [[Pace di Fenice]] del [[205 a.C.]], siglata proprio in questa città tra [[Filippo V di Macedonia]] e i [[Storia romana|romani]] al termine della [[prima guerra macedonica]]. Ancora Polibio riferisce di [[Carope]], che vessava i cittadini, e di un'ambasceria condotta a Roma nel [[154 a.C.]]<ref>Polibio, XXXII, 22 e 24</ref>.
 
Successivamente [[Strabone]], [[Livio]] e [[Claudio Tolomeo|Tolomeo]] menzionano ancora ''Phoinike'', seppur limitandosi, sostanzialmente, a considerazioni di carattere topografico, da cui si evince che la città sorgeva a poca distanza dal mare, a nord di [[Butrinto]] <ref>Strabone, VII, 324; Tito Livio XXIX, 12; Tolomeo, III, 14, 7</ref>.
 
Di particolare interesse è, invece, la testimonianza di [[Procopio di Cesarea]], che narra di un episodio avvenuto al tempo di [[Giustiniano I|Giustiniano]], quando l'imperatore avrebbe trasferito la città dai piedi alla sommità della collina <ref>Procopio, ''De Aedificiis'', IV, 1, 37</ref>. Secondo Procopio, infatti, la città sorgeva in pianura, circondata da acque che rendevano paludoso il terreno su cui dovevano sorgere le nuove mura: per questo motivo l'imperatore decide di fortificare direttamente il sito d'altura.
 
Nel corso del [[V secolo]], poi, la città era [[sede episcopale]]: nel [[431]] il suo [[vescovo]] Valeriano è presente al [[Sinodo di Efeso]], mentre nel [[451]] un altro Valeriano, vescovo di Fenice, partecipa la [[Sinodo di Calcedonia]].
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== Storia ==
 
La città, già ampiamente conosciuta dagli autori antichi ([[Polibio]], [[Strabone]], [[Livio]]), fu, per un certo periodo, la capitale dell'antico [[regno dell'Epiro]]; fu presa, anche se per breve tempo, dagli [[Illiria|Illiri]] e conservò una rilevante importanza anche nella prima fase dell'espansione romana. Un vuoto documentario occupa la parte centrale dell'[[Impero romano|età imperiale]], mentre le notizie sembrano aumentare con l'[[Tarda antichità|età tardo antica]].
 
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== Gli scavi ==
Il sito archeologico di ''Phoinike'' era già noto ai viaggiatori dell'[[Ottocento]] ([[William Martin Leake]]), quando [[Luigi Maria Ugolini]], instancabile perlustratore delle antichità dell'[[Albania]], visita per la prima volta l'area: siamo nella primavera del [[1924]] e lo studioso italiano resta impressionato soprattutto dalla maestosità della [[cinta muraria]], ancora conservata per ampi tratti a conferma delle parole di [[Polibio]] <ref>Polibio, II, 6, 8; II, 8, 4</ref>.
 
Il sito archeologico di ''Phoinike'' era già noto ai viaggiatori dell'[[Ottocento]] ([[William Martin Leake]]), quando [[Luigi Maria Ugolini]], instancabile perlustratore delle antichità dell'[[Albania]], visita per la prima volta l'area: siamo nella primavera del [[1924]] e lo studioso italiano resta impressionato soprattutto dalla maestosità della [[cinta muraria]], ancora conservata per ampi tratti a conferma delle parole di [[Polibio]] <ref>Polibio, II, 6, 8; II, 8, 4</ref>.
 
Le attività di scavo vero e proprio furono limitate a due sole campagne, tra estate e autunno degli anni [[1926]] e [[1927]]. I lavori, sempre condotti con grande attenzione alla documentazione (grazie al prezioso aiuto dell'[[ingegnere]] [[Bologna|bolognese]] [[Dario Roversi Monaco]]) e con una sensibilità [[scavo (archeologia)#Scavo stratigrafico|stratigrafica]] certo non comune negli scavi di età classica del suo tempo. Le sue ricerche si svolsero principalmente nell'area centrale della città, sulla sommità dell'acropoli dove scavò due cisterne romane, un tempietto ellenistico (da lui definito ''[[thesauròs]]''), una [[basilica]] cristiana e altre strutture ancora. Le sue ricerche si estesero anche alla base della collina, soprattutto sul versante meridionale, dove individuò numerose tombe di età ellenistica e romana.
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== Collegamenti esterni ==
*{{linguecita web |lingua = it| sq}} {{cita web|url = http://www.phoinike.com/ |titolo = Sito ufficiale della Missione Archeologica Italiana dell'Università di Bologna |accesso = 31 ottobre 2008}}
 
{{Portale|Albania|Archeologia}}