Pietro Marso: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Pietro Marso nacque a [[Cese_dei_MarsiCese dei Marsi|Cese]], un piccolo borgo della Marsica, in una data che deve collocarsi intorno al 30 Ottobre 1441, in base ad un obituario attestante come data di morte il 30 Dicembre 1511. Nell’epitaffio del Marso, voluto da suo nipote Ascanio ed anticamente conservato in [[San Lorenzo in Damaso]] a Roma, risulta infatti che visse esattamente 70 anni e due mesi.
 
Del luogo esatto di nascita ci dà notizia lo stesso Marso nella monumentale opera di interpretazione delle "Punica" di [[Silio Italico]], ove scrive:
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In relazione al cognome del nostro Pietro, vi è la certezza che “Marso” non fosse che un enfatico riferimento all’antico popolo del territorio d’origine. Le ricerche più recenti fanno infatti risalire le vere generalità del Marso a Pietro Mei. Della sua fanciullezza e adolescenza si sa comunque ben poco; certo è che la sua formazione fu molto influenzata dall’ambiente fortemente religioso del paese di origine, dove mosse i primi passi.
 
Iniziato alla vita ecclesiastica, Pietro si trasferì a Roma in età piuttosto giovane, e lì entrò a far parte della celebre accademia umanistica sorta attorno alla figura di [[Pomponio Leto]]. Insieme agli altri sodales, nel 1468 dovette subire l’ingiusta accusa di empietà e cospirazione da parte del Papadi [[Papapapa Paolo II]], con la conseguente incarcerazione in Castel Sant’Angelo. Riabilitato in breve tempo, riuscì ad entrare per le proprie doti nelle grazie delle maggiori personalità accademiche (Domizio Calderini e [[Giovanni Argiropulo]]) e delle più influenti famiglie romane, circostanza che gli aprì le porte dello Studium Urbis prima e dell’Università di Bologna poi.
 
Dopo una breve esperienza mantovana presso i signori Gonzaga come precettore del giovane [[Ludovico Gonzaga (vescovo di Mantova)|Ludovico]] , Pietro fece ritorno a Roma per riprendere l’insegnamento alla “Sapienza”, incarico che manterrà fino alla morte con uno dei compensi più alti registrati nello Studio cittadino. Contemporaneamente all’attività filologica e professorale, sviluppò consistentemente l’arte oratoria, fino ad entrare nel novero dei maggiori oratori del tempo. Celebri sono rimasti nel tempo i discorsi e le omelie da lui pronunciate in San Pietro, nella Cappella Sistina, a Santa Maria Maggiore e in San Lorenzo in Damaso, chiesa di cui fu nominato canonico e poi vicario del Cardinale [[Raffaele Riario]] attorno al 1500.
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Al di là della critica formale, a Pietro Marso è da riconoscere non solo la dedizione allo studio ciceroniano, a cui dedicò gran parte della propria esistenza, oltre che delle proprie fatiche, ma anche la cura con cui affrontò lo studio di opere fino ad allora scarsamente indagate, non fosse altro per la loro complessità. Il Marso viene d’altronde considerato uno dei più antichi commentatori di Cicerone, ed a lui è riconosciuto il merito di esser stato “il primo a trattare un’opera di tale rilevanza”, dimensione che rappresenta insieme la grandezza ed il limite della sua ricerca. Il riconoscimento che Erasmo tributa al Marso con la sua visita a Roma è null’altro che una conferma del pregio di cui il filologo di Cese godeva nell’ambiente culturale italiano e continentale. Uno dei pochi, Marso, a suscitare e richiamare l’interesse di studenti e letterati d’oltralpe.
== Collegamenti esterni ==
* {{DBI|nome=Pietro Marso|nomeurl=pietro-marso|autore=Stefano Benedetti|anno = 2008|volume = 71|accesso=14 giugno 2014}}
 
{{Portale|Biografie}}