Operazione Urano: differenze tra le versioni

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=== I piani dell'Armata Rossa ===
In realtà [[Stalin]] già durante la burrascosa conferenza di [[Mosca (Russia)|Mosca]] con [[Winston Churchill]] del 12-17 agosto 1942 comunicò al Primo Ministro britannico la sua intenzione di sferrare una grande offensiva invernale, e mostrò fiducia e determinazione nonostante la situazione apparentemente disperata a Stalingrado<ref>{{Cita|Churchill1951|vol. IV, pp. 608 e 615|Churchill 1951|harv=s}}.</ref>; in questa fase tuttavia sembra che la pianificazione dello [[Stavka]] si limitasse a ipotizzare ed organizzare limitati contrattacchi tattici sui fianchi del raggruppamento tedesco del generale Paulus (cosiddetto ''kontrudar'' – contrattacco con obiettivi locali) e, almeno stando ai resoconti autobiografici dei principali protagonisti, fu solo durante la riunione al [[Cremlino di Mosca|Cremlino]] del 12-13 settembre che prese forma il grande progetto di offensiva globale con obiettivi strategici<ref>{{Cita|Erickson2002|pp. 401-402|Erickson 2002|harv=s}}.</ref>.
[[File:Vasilevskij A..jpg|thumb|upright|left|Il generale [[Aleksandr Michajlovič Vasilevskij|A.M. Vasilevskij]], capo di Stato maggiore generale dell'[[Armata Rossa]] dal 26 giugno 1942, fu il principale coordinatore sul campo di battaglia dell'operazione Urano.]]
 
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== L'offensiva sovietica ==
{{quotecitazione|Anche nella nostra strada sarà festa...|Frase pronunciata da Stalin il 6 novembre 1942 in occasione della ricorrenza della [[Rivoluzione d'ottobre]]<ref>{{Cita|Boffa1990| p. 99|Boffa 1990 |harv=s}}.</ref>}}
===Le forze sovietiche e la pianificazione finale===
In sintesi il piano dell'Alto comando sovietico prevedeva di attaccare i due lati del saliente di Stalingrado, determinato dal profondo incunearsi della 6ª Armata nel fronte meridionale sovietico, e accerchiare il più rapidamente possibile tutte le forze dell'Asse schierate nel settore. La resistenza sovietica a Stalingrado, a parte gli aspetti propagandistici legati al nome della città, ebbe, quindi, due importanti conseguenze. In primo luogo, impedì alla Wehrmacht di attestarsi saldamente sul Volga, interrompendo i collegamenti sovietici con i campi petroliferi caucasici. In secondo luogo, diede allo Stavka il tempo necessario a portare in linea forze adeguate alla grande manovra programmata<ref>{{Cita|Boffa1990|pp. 96-97|Boffa 1990|harv=s}}.</ref>.
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[[File:Uranus42.jpg|thumb|Carri armati sovietici [[T-34 (carro armato)|T-34]] con fucilieri in tuta mimetica invernale, avanzano durante i giorni dell'operazione Urano.]]
 
L'intervento in massa dei corpi carri, a partire dalle ore 12:00, ebbe un effetto decisivo: dalla testa di ponte di Serafimovič avanzarono in colonne compatte i carri armati della 5ª Armata corazzata del generale Romanenko (circa 500 mezzi corazzati in totale<ref>{{Cita|Samsonov1964|pp. 337-339|Samsonov 1964|harv=s}}.</ref>). Il [[1º Corpo carri (Armata Rossa)|1º Corpo carri]] del generale Vasilij V. Butkov, impegnato nel settore della 47ª Divisione fucilieri della Guardia, ebbe qualche difficoltà nel settore di Blinovskij e solo alle ore 14:00 raggiunse le linee nemiche superando quindi la resistenza della 14ª Divisione fanteria rumena e avanzando entro la notte di oltre 10 &nbsp;km fino alla periferia settentrionale di Ust'-Metvedinskij dove i carri di punta entrarono in contatto con le avanguardie della 22. Panzer-Division; più a ovest la 47ª Divisione fucilieri della Guardia affrontò le prime unità della 7ª Divisione cavalleria rumena proveniente da Pronin<ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 211-212|Glantz 2014|harv=s}}.</ref>. I carri del 1º Corpo furono subito seguiti nell'area dello sfondamento dall'8º Corpo di cavalleria del generale Borisov che conquistò Blinovskij, avanzò di altri 5 &nbsp;km e attaccò la cavalleria rumena. Contemporaneamente si era messo in movimento anche il [[1º Corpo carri della Guardia|26º Corpo carri]] del generale [[Aleksej G. Rodin]], sempre appartenente alla 5ª Armata corazzata, che attaccò nel settore della 119ª e 124ª Divisione fanteria e, diviso in quattro colonne, proseguì in avanti; mentre due brigate carri furono duramente impegnate a sostenere le divisioni di fucilieri per superare l'aspra resistenza rumena, la 157ª Brigata carri del colonnello Ivanov effettuò un ampio movimento aggirante e nella notte avanzò con poca difficoltà per oltre 22&nbsp;km raggiungendo il terreno libero alle spalle delle linee difensive nemiche<ref>{{Cita|Scotoni2007|p. 175|Scotoni 2007|harv=s}}; {{cita|AxworthyScafesCraciunoiu|pp. 91-92|Axworthy, Scafes, Craciunoiu|harv=s}}.</ref><ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 213-214|Glantz 2014|harv=s}}.</ref>.
 
Nella testa di ponte di Kletskaja la 21ª Armata del generale Čistjakov alle ore 12:00 portò avanti, nel settore della 76ª e 293ª Divisione fucilieri, le sue forze mobili provocando, dopo quella avvenuta nel settore della 14ª Divisione rumena, la seconda breccia del fronte dell'Asse: il [[5º Corpo carri della Guardia|4º Corpo carri]] del generale [[Andrej G. Kravčenko]] avanzò in due colonne che sbaragliarono rapidamente, non senza perdite, la debole 13ª Divisione fanteria rumena marciando subito in profondità nonostante il contrattacco portato avanti dalla 15ª Divisione fanteria rumena<ref>La 13ª Divisione rumena riuscì a distruggere venticinque carri nemici prima di venir travolta. In {{cita|AxworthyScafesCraciunoiu|p. 91|Axworthy, Scafes, Craciunoiu|harv=s}}.</ref>. La colonna di sinistra avanzò di oltre 30&nbsp;km e quella di destra di 10&nbsp;km, subito seguita dai reparti mobili del 3º Corpo di cavalleria della Guardia del generale [[Issa Pliev]]<ref>{{Cita|Scotoni2007|pp. 175-176|Scotoni 2007|harv=s}}.</ref>. Alla fine del 19 novembre quindi i corpi carri sovietici del generale Vatutin avevano superato le difese rumene sia a Serafimovič che a Kletskaja e avevano aperto ampie brecce dopo aver quasi distrutto tre divisioni rumene (13ª, 14ª e il fianco destro della 9ª). Altrove l'avanzata dell'Armata Rossa era stata invece contenuta dalla efficace resistenza delle formazioni della 3ª Armata rumena<ref>{{cita|AxworthyScafesCraciunoiu|p. 92|Axworthy, Scafes, Craciunoiu|harv=s}}.</ref>. Durante la notte le formazioni corazzate sovietiche, sollecitate dai loro comandanti a non fermarsi e a proseguire, continuarono ad avanzare a fari accesi in profondità, senza curarsi della scarsa visibilità, del clima e delle pericolose insidie del terreno solcato dalle profonde e invisibili ''balkas''<ref>Sulla marcia delle colonne corazzate sovietiche: {{Cita|Erickson2002|pp. 464-465|Erickson 2002|harv=s}}; {{Cita|Beevor1998|pp. 274-275|Beevor 1998|harv=s}}; {{Cita|Samsonov1964|pp. 308-310|Samsonov 1964|harv=s}}.</ref>. Nonostante alcuni incidenti e l'arrivo delle prime unità della 22. Panzer-Division e della 1ª Divisione corazzata rumena, i carristi sovietici mostrarono grande slancio e nella mattinata del 20 novembre sia le unità meccanizzate della 5ª Armata corazzata (1º e 26º Corpo carri e 8º Corpo di cavalleria) sia quelle della 21ª Armata (4º Corpo carri e 3º Corpo di cavalleria della Guardia) stavano ormai avanzando in modo compatto, travolgendo le retrovie tedesco-rumene e seminando il panico nei comandi e negli improvvisati reparti di blocco affrettatamente costituiti dai tedeschi<ref>{{Cita|Erickson2002|pp. 465-466|Erickson 2002|harv=s}}.</ref>.
 
===Fallimento dei contrattacchi tedeschi e crollo dei rumeni===
{{quotecitazione|Carri armati russi a Manoilin...è una catastrofe...(primo ufficiale) Tre o quattro carri che si sono infiltrati dietro il fronte non fanno ancora un disastro...(secondo ufficiale) Trenta chilometri dietro il fronte? Non possono essere tre o quattro...Qui è successo un pasticcio grosso...(primo ufficiale)<ref>Dialogo fittizio tra due ufficiali tedeschi della 14. Panzer-Division la sera del 19 novembre 1942 in {{Cita|Gerlach1999|p. 35|Gerlach 1999|harv=s}}.</ref>}}
Le prime notizie dell'inizio dell'offensiva sovietica sul Don vennero inizialmente sottovalutate dal comando della 6ª Armata che infatti non interruppe i suoi costosi attacchi nelle rovine di Stalingrado, mentre allarmarono subito, anche per le informazioni confuse provenienti dal comando rumeno, il Gruppo d'armate B che alle ore 9:30 attivò le riserve corazzate ordinando al generale Heim di dirigere con il suo XXXXVIII Panzerkorps (già in stato d'allarme dall'alba) verso la testa di ponte di Kletskaja dove sembrava aver individuato il centro di gravità dell'attacco nemico. Le riserve mobili tedesco-rumene erano ridotte alla 22. Panzer-Division del generale [[Eberhard Rodt]], la quale al momento dell'attacco russo schierava 38 carri armati di cui 22 [[Panzer III]] e 11 [[Panzer IV]], ed alla 1ª Divisione corazzata rumena, dato che la 14. Panzer-Division del generale [[Johannes Baessler]] venne subito tolta al generale Heim ed assegnata all'XI Corpo d'armata del generale Strecker per contrattaccare da Vercne Buzinovka verso ovest. Queste deboli forze, scarsamente sostenute dalla Luftwaffe che non poté intervenire in forze a causa del maltempo, poco dopo le ore 11:50 ricevettero nuove disposizioni, provenienti direttamente dall'OKH e da Hitler, che ordinavano di cambiare direzione e avanzare verso nord-ovest per contrattaccare le forze nemiche che sembravano progredire pericolosamente dalla testa di ponte di Serafimovič<ref>{{Cita|Erickson2002|pp. 464-466|Erickson 2002|harv=s}}; {{Cita|Bauer1971|pp. 272|Bauer 1971 |harv=s}}.</ref>.
 
[[File:Panzertruppen, operazione Urano.jpg|thumb|left|300px|Truppe corazzate tedesche si preparano ad entrare in azione all'inizio dell'operazione Urano.]]
La 22. Panzer-Division, arrivata a Malaja Donšinska, circa dieci chilometri a sud-ovest di Perelazovskij, deviò verso nord-ovest in direzione di Pesčanyj e Blinovskij. Tuttavia il XXXXVIII Panzerkorps del generale Heim, su cui Hitler aveva puntato tutte le sue speranze di arrestare l'offensiva sovietica, effettuando questo cambio di direzione si disgregò durante la notte del 19 novembre nell'oscurità per carenza di collegamenti e comunicazioni; in particolare la 1ª Divisione corazzata rumena che secondo i nuovi ordini avrebbe dovuto deviare a sua volta verso nord-ovest in direzione di Žirkovskij, non ricevette l'ordine a causa della perdita del contatto radio con il XXXXVIII Panzerkorps; di conseguenza i carri rumeni continuarono a muovere verso nord-est in direzione di Veržne Čerenskij<ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 204-205|Glantz 2014|harv=s}}.</ref>.
 
L'elemento corazzato di punta della 22. Panzer-Division, il ''Kampfgruppe'' Oppeln, costituito dal Panzer-Regiment 204 della 22. Panzer-Division e guidato dal capace [[Gradi dello Heer|colonnello]] [[Hermann von Oppeln-Bronikowski|Oppeln-Bronikowski]]<ref>{{Cita|Erickson2002|pp. 466|Erickson 2002|harv=s}}.</ref>, a partire dalle ore 16.00 del 19 novembre incappò alla cieca, nelle vicinanze di Pesčanyj e Ust'-Medvedickij, nei reparti corazzati sovietici del 1º Corpo carri del generale Butkov in rapida progressione, finendo, nonostante la coraggiosa resistenza e le perdite inflitte ai carri armati nemici<ref>La 22. Panzer-Division rivendicò la distruzione di almeno 26 mezzi corazzati nemici, in {{Cita|Carell2000|p. 694|Carell 2000|harv=s}}.</ref>, per ripiegare il 20 novembre verso sud dopo aver rischiato di essere circondato dalle numerose colonne corazzate del 1º Corpo carri che avanzavano alle sue spalle.<ref>{{Cita|Oxford2001|p. 1123|Oxford 2001|harv=s}}; {{Cita|Ziemke2003|p. 54|Ziemke 2003|harv=s}}; {{Cita|Carell2000|pp. 694-695|Carell 2000|harv=s}}.</ref> Ancor peggiore fu il destino della 1ª Divisione corazzata rumena del generale Gherghe che, priva di collegamenti con la 22. Panzer-Division, avanzò isolata verso nord in mezzo alle colonne meccanizzate sovietiche e durante la notte venne individuata e attaccata dalle formazioni del 26º Corpo carri del generale Rodin che progredivano velocemente verso sud<ref>{{Cita|Erickson2002|p. 466|Erickson 2002|harv=s}}.</ref>. L'unità corazzata rumena finalmente deviò verso ovest per riprendere il contatto con il XXXXVIII Panzerkorps ma venne attaccata il 20 novembre tra Sredne Tsaritsinskij e Žirkovskij da due brigate del 26º Corpo carri<ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 229-232|Glantz 2014|harv=s}}.</ref>. I carri armati rumeni opposero forte resistenza e inflissero perdite al nemico ma furono progressivamente costretti a ripiegare verso est e non poterono collegarsi ad est di Blinovskij, come prestabilito, con la 22. Panzer-Division a sua volta in combattimento a Pesčanyj<ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 233-234|Glantz 2014|harv=s}}.</ref>. Contemporaneamente anche la 7ª Divisione cavalleria rumena, partita all'attacco da Pronin fu costretta a ritirarsi verso il [[Čir]] sotto gli attacchi dell'8º Corpo di cavalleria sovietico<ref>{{cita|AxworthyScafesCraciunoiu|pp. 92-95|Axworthy, Scafes, Craciunoiu|harv=s}}.</ref>.
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Mentre il comando tedesco cercava di organizzare un nuovo schieramento difensivo sul Čir con i resti di alcune divisioni rumene e con l'afflusso delle due divisioni tedesche del XVII Corpo d'armata del generale Hollidt (62ª e 294ª Divisione fanteria), sottratte precipitosamente all'8ª Armata italiana, Hitler in persona la sera del 20 novembre diede al generale Heim, che aveva appena ripiegato verso Bolšaja Donšcinka con i resti del suo XXXXVIII Panzerkorps, il difficile incarico di ripartire al contrattacco e sbloccare le truppe rumene del generale Lascăr accerchiate nella sacca di Raspopinskaja<ref>{{Cita|Görlitz/Paulus2010|p. 236|Görlitz/Paulus 2010|harv=s}}. Il 23 e il 24 novembre intervennero per rafforzare il fianco sinistro dello schieramento dell'Asse sul fiume Čir anche due gruppi di intervento delle divisioni italiane "Sforzesca" e [[3ª Divisione Celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta"|3ª "Celere"]]; in {{Cita|Scotoni2007|p. 174|Scotoni 2007|harv=s}}.</ref>. Il 21 novembre quindi la 22. Panzer-Division cercò di avanzare, completamente isolata, verso nord-est, ma venne rapidamente bloccata dai mezzi corazzati del 1º Corpo carri e dalle divisioni dell'8º Corpo di cavalleria ed accerchiata nella regione di Majaja Donšcinka<ref name="ReferenceB"/><ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 273-275|Glantz 2014|harv=s}}</ref>. Contemporaneamente la 1ª Divisione corazzata rumena aveva cercato ancora una volta di avanzare verso sud-ovest per stabilire finalmente un collegamento con la divisione corazzata tedesca ma i rumeni vennero bloccati al passaggio del fiume Tsaritsa da una divisione di cavalleria sovietica dell'8º Corpo, mentre da nord furono attaccati a sud-ovest di Žirkovskij da due divisioni di fanteria e una brigata carri; la divisione corazzata rumena subì dure perdite e venne a sua volta accerchiata<ref>{{cita|AxworthyScafesCraciunoiu|p. 95|Axworthy, Scafes, Craciunoiu|harv=s}}.</ref><ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 277-278|Glantz 2014|harv=s}}; i rumeni persero 20 carri armati, ma rivendicarono la distruzione di 21 mezzi corazzati sovietici.</ref>.
[[File:Gen mihail lascar-177072629.jpg|thumb|left|130px|Il generale rumeno [[Mihail Lascăr]], comandante delle truppe accerchiate nella [[battaglia di Raspopinskaja|sacca di Raspopinskaja]].]]
Il 22 e il 23 novembre l'8º Corpo di cavalleria e una serie di divisioni di fanteria sovietiche dovettero ancora combattere duramente per sbaragliare gli ultimi gruppi di resistenza tedeschi e rumeni; mentre alcune formazioni di fanteria marciavano verso il fiume Krivaja e il fiume Čir, la cavalleria sovietica affrontò nuovi tentativi della 1ª Divisione corazzata rumena di sfuggire a sud lungo la valle del fiume Kurtlak; la formazioni rumena subì dure perdite nei combattimenti contro l'8º Corpo. La 22. Panzer-Division che combatteva accerchiata a Majaja Donšcinka riuscì a respingere gli attacchi nemici e ripiegò la sera del 23 novembre verso sud, nella regione di Bolsaja Donšcinka<ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 343-345|Glantz 2014|harv=s}}</ref>. Il fallimento dei contrattacchi del XXXXVIII Panzerkorps segnò il destino del "gruppo Lascăr" nella sacca di Raspopinskaja: dopo un vivace contrasto di opinioni tra i comandi tedesco e rumeno ed anche tra Hitler ed Antonescu sulle responsabilità della disfatta e sulle scelte operative, venne finalmente autorizzata una sortita la notte del 22 novembre dal Führer, ma i generali Lascăr e Sion (comandante della 15ª Divisione rumena) avevano già deciso autonomamente il pomeriggio del 22<ref>{{cita|AxworthyScafesCraciunoiu|p. 97|Axworthy, Scafes, Craciunoiu|harv=s}}.</ref>. La manovra di ripiegamento delle truppe accerchiate si risolse, sotto gli attacchi convergenti della fanteria e della cavalleria sovietica, in un disastro<ref>{{Cita|Görlitz/Paulus2010|pp. 269-275|Görlitz/Paulus 2010|harv=s}}.</ref>: circa 27.000 rumeni caddero prigionieri, tra cui il generale Lascăr stesso, gran parte delle divisioni vennero distrutte. Il generale Sion riuscì a sfuggire con circa 8.000 soldati verso sud ma venne nuovamente circondato e altri 5.000 uomini si arresero la sera del 23 novembre; i superstiti della colonne del generale Sion, 3.000 soldati, invece raggiunsero il mattino del 24 novembre, dopo una drammatica fuga, i resti della 22. Panzer-Division a Bolsaja Donšcinka<ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 346-347|Glantz 2014|harv=s}}</ref>.
 
Il 24 novembre le forze sovietiche attaccarono le truppe tedesco-rumene a Bolsaja Donšcinka; mentre la 22. Panzer-Division riuscì a ripiegare verso sud-ovest in direzione del fiume Čir, i superstiti della 15ª Divisione rumene vennero sopraffatti, il generale Sion cadde sul campo e solo 800 soldati sfuggirono. La 1ª Divisione corazzata rumena invece respinse gli attacchi dell'8º Corpo di cavalleria sovietico e alla fine, ridotta a 1.500 uomini e pochissimi carri armati, si congiunse con i resti della 22. Panzer-Division. Nella notte del 24-25 novembre finalmente i sopravvissuti della 22. Panzer-Division e della 1ª Divisione corazzata rumena, organizzati nel ''kampfgruppe'' Oppeln e nel ''kampfgruppe'' Rodt, riuscirono dopo nuovi disastrosi scontri con la cavalleria sovietica, a raggiungere ed attraversare il fiume Čir<ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 393-395|Glantz 2014|harv=s}}</ref><ref>{{Cita|Görlitz/Paulus2010|pp. 236-237|Görlitz/Paulus 2010|harv=s}}; {{cita|AxworthyScafesCraciunoiu|pp. 98-100|Axworthy, Scafes, Craciunoiu|harv=s}}.</ref>.
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==L'accerchiamento==
{{quotecitazione|Hanno avuto inizio operazioni offensive nella zona di Stalingrado...l'operazione si svolge abbastanza bene|Estratto dalla lettera di Stalin a [[Winston Churchill]] del 20 novembre 1942<ref>{{Cita|Carteggio segreto2013| vol. I, p. 88|Carteggio segreto 2013 |harv=s}}.</ref>}}
{{quotecitazione|Ci pervengono le gloriose notizie della Vostra offensiva. Noi seguiamo l'offensiva trattenendo il respiro|Estratto dalla lettera di Churchill a Stalin del 24 novembre 1942<ref>{{Cita|Carteggio segreto2013| vol. I, p. 90|Carteggio segreto 2013 |harv=s}}.</ref>}}
{{quotecitazione|Le notizie relative al settore di Stalingrado sono le più incoraggianti e io Vi porgo le mie più cordiali congralutazioni|Estratto dalla lettera di [[Franklin Delano Roosevelt]] a Stalin del 26 novembre 1942<ref>{{Cita|Carteggio segreto2013| vol. II, p. 43|Carteggio segreto 2013 |harv=s}}.</ref>}}
===Avanzata dei carri armati sovietici verso Kalač e ritirata delle Panzer-Division tedesche===
[[File:Carristi sovietici.jpg|thumb|upright|Carristi sovietici riforniscono i loro T-34 durante la campagna invernale del 1942-1943.]]
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Il 22 novembre, in circostanze particolarmente confuse, le truppe corazzate sovietiche del 26º Corpo carri conquistarono con un colpo di mano il fondamentale ponte di Berezovskij, nei pressi di Kalač, ed attraversarono il Don. Il generale Rodin, comandante del 26º Corpo, organizzò un distaccamento avanzato con elementi della 14ª brigata motorizzata del colonnello Filippov e della 19ª brigata carri del tenente colonnello Filippenko che alle ore 6:15 del mattino mosse audacemente nell'oscurità a fari accesi verso il ponte, cogliendo di sorpresa il posto di guardia che scambiò i mezzi sovietici per colonne meccanizzate tedesche in addestramento. Le difese tedesche vennero superate, il distaccamento mobile sovietico occupò il ponte intatto e attraversò il fiume costituendo una prima testa di ponte<ref>{{Cita|Glantz2014| pp. 302-303|Glantz 2014 |harv=s}}</ref>.
[[File:Gen.Rodin.jpg|thumb|140px|right|Il generale [[Aleksej Grigorevič Rodin|Aleksej Rodin]], comandante del [[1º Corpo carri della Guardia|26º Corpo carri sovietico]].]]
Durante la giornata, nonostante alcuni tentativi tedeschi di contrattaccare e sloggiare l'avanguardia sovietica in possesso del ponte, la preziosa posizione venne consolidata con l'arrivo di altre formazioni del 26º Corpo carri del generale Rodin e delle brigate del 4º Corpo carri del generale Kravčenko. Mentre la 157ª brigata del maggiore Makhur, appartenente al 26º Corpo carri, affrontava e sconfiggeva dopo aspri combattimenti il ''kampfgruppe Mikosch'', costituito precipitosamente, al comando del colonnello [[Hans Mikosch]], con reparti di retrovie tedeschi e rumeni per difendere Kalač, il tenente colonnello Filippenko guidò in avanti la sua brigata carri, superò la resistenza di reparti appena arrivati della 16. Panzer-Division, raggiunse il ponte di Berezovskij presidiato dal distaccamento avanzato sovietico e alle ore 17.00 attraversò in forze il fiume<ref>{{Cita|Glantz2014| pp. 303-304|Glantz 2014 |harv=s}}</ref>. Contemporaneamente anche il 4º Corpo carri del generale Kravčenko e il 3º Corpo di cavalleria della Guardia del generale Pliev raggiunsero il Don nella regione di Golubinskij dopo una serie di scontri con il ''kampfgruppe'' von Below della 24. Panzer-Division e il ''kampfgruppe'' Sieckenius della 16. Panzer-Division<ref name="DG574">{{Cita|Glantz2014| p. 574|Glantz 2014 |harv=s}}</ref>. I carri armati sovietici occuparono i villaggi di Krasnij Skotovod e Bol'šenabatovskij; i pochi panzer tedeschi furono sconfitti e ripiegarono verso nord-est rinunciando a difendere la linea del Don. Nella notte una brigata carri del generale Kravčenko, la 45ª brigata del tenente colonnello Židkov, attraversò il fiume su un ponte intatto a Rubežnij e si spinse ad est fino al villaggio di Kamiši, cinque chilometri a nord di Kalač<ref>{{Cita|Glantz2014| pp. 312-313|Glantz 2014 |harv=s}}</ref>. L'azione dei reparti mobili sovietici fu favorita dalla mancata distruzione di molti ponti sul Don da parte tedesca per permettere al XIV Panzerkorps di passare al più presto ad ovest del fiume<ref name="DG574"/>.
 
Nella serata del 22 novembre il generale Rodin aveva raggiunto personalmente le avanguardie del 26º Corpo carri sul Don; egli decise di completare al più presto il passaggio di tutte le brigate a est del fiume e di attaccare al mattino del 23 novembre la cittadina di Kalač con due brigate assegnate al comando del tenente colonnello Filippenko<ref>{{Cita|Glantz2014| p. 304|Glantz 2014 |harv=s}}</ref>. Le forze tedesche schierate a Kalač erano costituite da una congerie di reparti appartenenti al ''kampfgruppe Mikosch'', alla [[3. Infanterie-Division (mot)|3ª Divisione motorizzata]] e a formazioni della Luftwaffe, delle retrovie e della polizia militare; si trattava di un complesso debole e disorganizzato che tuttavia si difese accanitamente<ref>{{Cita|Glantz2014| pp. 341-342|Glantz 2014 |harv=s}}</ref>. L'attacco del 26º Corpo carri sovietico ebbe inizio alle ore 07.00 del 23 novembre e incontrò una forte resistenza; solo alle ore 10.00 i mezzi corazzati del tenente colonnello Filippenko riuscirono ad irrompere all'interno della cittadina nel settore nord-occidentale<ref name="DG342">{{Cita|Glantz2014| p. 342|Glantz 2014 |harv=s}}</ref>. Per accelerare le operazioni il generale Rodin fece intervenire i carri armati della 157ª brigata che aprirono il fuoco dalla riva occidentale del Don sparando attraverso il fiume<ref name="DG342"/>; la battaglia fu decisa dall'intervento dei fucilieri della 157ª brigata che attraversarono il Don sul ghiaccio e attaccarono il settore sud-occidentale della città<ref>{{Cita|Samsonov1964|p. 328|Samsonov 1964|harv=s}}.</ref>. Kalač cadde in mano sovietica alle ore 14.00 del 23 novembre<ref>{{Cita|Beevor1998|pp. 284-285|Beevor 1998|harv=s}}; {{Cita|Erickson2002|p. 469|Erickson 2002|harv=s}}; {{Cita|Carell2000|pp. 700-701|Carell 2000 |harv=s}}.</ref>. Le forze corazzate sovietiche poterono fin dal mattino del 23 novembre avanzare verso sud per ricongiungersi con le colonne mobili del Fronte di Stalingrado del generale Erëmenko e completare la grande manovra d'accerchiamento<ref>Il 26º Corpo carri sarebbe stato rinominato da Stalin, l'8 dicembre, [[1º Corpo carri della Guardia|1º Corpo carri della Guardia "Donskij"]] per la riuscita conquista del ponte sul Don a Kalač; in {{Cita|Sharp1995|p. 42|Sharp 1995|harv=s}}.</ref>.
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=== La chiusura della tenaglia ===
{{quotecitazione|Alle ore 16.00 del 23 novembre 1942, unità del 4° Corpo carri si sono aperti la strada attraverso il Don e si sono collegati nella regione di Sovetskij con unità del 4° Corpo meccanizzato del Fronte di Stalingrado|Comunicazione scritta del colonnello Plotnikov, assistente capo per la direzione politica del 4° Corpo carri, inviata al quartier generale del Fronte Sud-Ovest la sera del 23 novembre<ref>{{Cita|Glantz2014|p. 348|Glantz 2014 |harv=s}}.</ref>}}
Il mattino del 23 novembre i carristi della 36ª Brigata meccanizzata del colonnello Rodionov (4º Corpo meccanizzato) rimasero a Sovetskij in attesa dell'arrivo delle forze del Fronte Sud-Ovest da nord ed ebbero sporadici scontri con alcuni reparti tedeschi provenienti da [[Marinovka]] che tentavano di contrattaccare<ref>{{Cita|Erickson2002|p. 469|Erickson 2002|harv=s}}.</ref>. Nel primo pomeriggio finalmente vennero individuate a nord alcune formazioni corazzate in movimento ed i reparti del 4º Corpo meccanizzato iniziarono a sparare razzi di segnalazione verdi per evitare errori di identificazione e facilitare il ricongiungimento tra le due forze<ref>Mentre i sovietici usavano razzi di segnalazione verdi, le truppe corazzate tedesche impiegavano razzi di colore bianco, p.e. durante la [[Battaglia di Kiev (1941)|battaglia di Kiev]], in {{Cita|Erickson2002|pp. 208-209|Erickson 2002|harv=s}}.</ref>.
[[File:Chiusura della sacca.jpg|thumb|I comandanti delle brigate carri sovietiche si abbracciano dopo il congiungimento a Sovetskij il 23 novembre 1942 ed il completamento dell'operazione Urano.]]
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In quattro giorni, Stalin (spesso nervoso, ansioso ed in continuo contatto con Vasilevskij per avere notizie aggiornate durante i giorni dell'offensiva<ref>{{Cita|Erickson2002|pp. 470-471|Erickson 2002|harv=s}}.</ref>) e l'Armata Rossa avevano finalmente ottenuto la svolta decisiva della guerra da un punto di vista strategico-operativo, ma anche sotto l'aspetto morale e politico-propagandistico<ref>{{Cita|Erickson2002-2|pp. 1 e 43-44|Erickson 2002-2|harv=s}}.</ref>. Nell'atmosfera euforica della notte del 23-24 novembre in cui il generale Vasilevskij comunicò telefonicamente a Stalin il congiungimento delle tenaglie e il riuscito accerchiamento di tutto il raggruppamento tedesco di Stalingrado, i dirigenti sovietici ipotizzarono ottimisticamente di poter distruggere immediatamente le truppe nemiche accerchiate e sferrare in tempi brevi la seconda fase dell'offensiva ([[operazione Saturno]])<ref name="ReferenceA"/>. A questo scopo quindi il generale Vasilevskij diramò gli ordini ai generali Rokossovskij ed Erëmenko di riprendere gli attacchi lungo il perimetro della sacca della 6ª Armata e poi si recò subito, con un movimentato viaggio in aereo, a nord per conferire con il generale [[Filipp Golikov]], comandante del Fronte di Voronež, incaricato dell'attacco sul medio Don contro gli italiani<ref>{{Cita|Erickson2002|pp. 471-472|Erickson 2002|harv=s}}; l'aereo con a bordo il generale Vasilevskij, che nelle comunicazioni al vertice aveva il nome in codice "Michailov", mentre Žukov era "Konstantinov", Vatutin "Fedorov", Rokossovskij "Dontsov", Erëmenko "Ivanov" e Stalin "Vasilëv", perse l'orientamento e dovette effettuare un atterraggio di emergenza, costringendo l'alto ufficiale (per alcune ore dato per disperso) a raggiungere il quartier generale su un autocarro requisito.</ref>.
 
In realtà, nonostante il decisivo risultato raggiunto con l'operazione Urano, la battaglia sarebbe stata ancora lunga e accanita; le forze accerchiate del generale Paulus erano molto più numerose di quanto previsto dal comando sovietico e riuscirono ad organizzare un solido schieramento difensivo circolare che si batte validamente sulla difensiva riuscendo a stabilizzare la situazione entro la fine del mese di novembre<ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 514-522|Glantz 2014 |harv=s}}.</ref>. Tra il 27 novembre e il 4 dicembre, la 6ª Armata riuscì a respingere il primo affrettato tentativo dei generali Rokossovskij ed Erëmenko di schiacciare la sacca di Stalingrado. Inoltre i tedeschi furono in grado di costituire uno sbarramento difensivo anche lungo l'anello di accerchiamente esterno; gli improvvisati ''kampfgruppen'' formati da reparti delle retrovie e da debole formazioni superstiti, come i resti del XXXXVIII Panzerkorps, mantennero il possesso della linea del fiume Čir e anche delle preziose teste di ponte sul Don di Ryčkovskij e Vercne Čirskaja; gli attacchi sovietici della 5ª Armata corazzata contro queste posizioni fallirono entro il 30 novembre 1942. Anche a sud del Don l'avanzata del 4º Corpo di cavalleria sovietica verso [[Kotelnikovo]] venne respinta grazie all'afflusso anche dei primi reparti della 6. Panzer-Division in arrivo d'urgenza su convogli ferroviari dalla Francia<ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 522-524|Glantz 2014 |harv=s}}.</ref>.
 
Hitler, il feldmaresciallo von Manstein e l'alto comando tedesco quindi non rinuciarono a ricercare la rivincita; nuove violente battaglie si accesero in dicembre, creando nuove preoccupazioni a Stalin e allo Stavka e ritardando la vittoria definitiva dell'Armata Rossa<ref>{{Cita|Boffa1990|pp. 99-100|Boffa 1990|harv=s}}.</ref>.
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== Epilogo e conseguenze ==
{{Vedi anche|Battaglia di Stalingrado|Operazione Piccolo Saturno|operazione Tempesta Invernale|operazione Anello}}
{{quotecitazione|Nello spazio di pochi giorni, dal 19 al 23 novembre 1942, l'impossibile, l'impensabile, l'inimmaginabile si era verificato sul fronte orientale...<ref>{{Cita|Erickson2002-2|p. 1|Erickson 2002-2 |harv=s}}.</ref>}}
Pur colto di sorpresa dall'andamento rapidamente disastroso delle operazioni, Hitler, oltre ad ordinare i fallimentari contrattacchi del XXXXVIII Panzerkorps del generale Heim, già il pomeriggio del 21 novembre aveva comunicato al generale von Weichs (comandante del Gruppo d'armate B) ed a Paulus di rimanere sulle posizioni "nonostante il pericolo di un temporaneo accerchiamento"<ref>{{Cita|Irving2001|pp. 638-639|Irving 2001|harv=s}}.</ref>. Rassicurato dal generale [[Hans Jeschonnek]], capo di Stato Maggiore della Luftwaffe e poi dal ''[[Gradi della Luftwaffe (Wehrmacht)|Reichmarshall]]'' [[Hermann Göring]] sulla fattibilità di un ponte aereo per rifornire le truppe eventualmente accerchiate, il [[Führer]], ben lontano dall'ipotizzare una ritirata, contava di ribaltare la situazione e ottenere un nuovo successo, ed a questo scopo sempre il 21 novembre richiamò dal fronte di [[Leningrado]] il prestigioso feldmaresciallo [[Erich von Manstein]] per assegnargli il comando di un nuovo [[Heeresgruppe Don|Gruppo d'armate Don]] con l'incarico di ristabilire la situazione nell'area<ref>{{Cita|Bauer1971|vol. IV, pp. 282-283|Bauer 1971|harv=s}}.</ref>.
[[File:German pows stalingrad 1943.jpg|thumb|left|La fine della [[battaglia di Stalingrado]]: colonne di prigionieri tedeschi catturati dall'[[Armata Rossa]].]]
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L'accerchiamento di oltre 250.000 soldati dell'Asse<ref>{{Cita|Bauer1971|vol. IV, pp. 251|Bauer 1971|harv=s}}.</ref> (rimasero intrappolati oltre ai tedeschi anche circa 13.000 rumeni e alcune centinaia di croati, ungheresi e italiani<ref>{{Cita|Beevor1998|p. 478|Beevor 1998|harv=s}}.</ref>) si sarebbe drammaticamente prolungato per altri due mesi fino alla resa finale del 2 febbraio 1943. Quel giorno ciò che rimaneva della 6ª Armata, consistente di circa 91.000 soldati (gli altri principalmente morirono o furono dispersi, a parte circa 25.000 feriti, specialisti e alcuni alti ufficiali evacuati per via aerea) si arrese ai sovietici. Paulus, insieme alla maggior parte dei generali comandanti, condivise la resa dei superstiti e rifiutò il tacito invito di Hitler al suicidio<ref>Sulle fasi finali della lunga battaglia: {{Cita|Beevor1998|pp. 410-432|Beevor 1998|harv=s}}; {{Cita|Erickson2002-2|pp. 35-38|Erickson 2002-2|harv=s}}.</ref>.
 
L'operazione Urano segnò indubbiamente la svolta decisiva della lunga battaglia di Stalingrado e della guerra sul Fronte orientale<ref>{{Cita|Stalingrado1993|pp. 110-111|Stalingrado 1993|harv=s}}.</ref>; le forze corazzate sovietiche completarono con notevole abilità ed energia, in soli quattro giorni, la grande manovra a tenaglia ed ottennero un risultato sorprendente, inatteso dal nemico e superiore alle stesse previsioni dello Stavka, portando a termine un'offensiva di accerchiamento gigantesca paragonabile nella storia della seconda guerra mondiale solo al [[Fall Gelb]] e alle [[battaglia di Kiev (1941)|sacche di Kiev]] e [[Battaglia di Mosca|Vjazma]], eseguite dalla Wehrmacht negli anni precedenti<ref>{{Cita|Stalingrado1993|p. 111|Stalingrado 1993|harv=s}}.</ref>. Per la prima volta nella guerra i nuovi corpi meccanizzati dell'Armata Rossa furono in grado di affrontare e battere le temute divisioni corazzate tedesche; prima i carristi sovietici respinsero i contrattacchi delle riserve nemiche del XXXXVIII Panzerkorps dopo lo sfondamento della prima linea e successivamente sconfissero in campo aperto anche le indebolite Panzer-Division tedesche del XIV Panzerkorps accorse da Stalingrado, riuscendo a portare a termine la loro missione<ref>{{Cita|Glantz2014|pp. 378-379|Glantz 2014|harv=s}}</ref>.
 
La propaganda sovietica ha sempre parlato di una [[battaglia di Canne]] moderna<ref>{{Cita|Werth1966|p. 540|Werth 1966|harv=s}}.</ref> ed, in effetti, per le dimensioni, le conseguenze strategiche e anche morali e politiche, l'operazione Urano ha un'importanza forse ancora maggiore di altre grandi manovre di accerchiamento della storia; alcuni autori la considerano in assoluto il più grande accerchiamento militare di tutti i tempi<ref>{{Cita|Bellamy2010|p. 619|Bellamy 2010|harv=s}}.</ref>.