Sitt al-Mulk: differenze tra le versioni

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Per alcuni anni la figura di Sitt al-Mulk sembrò uscire dalla scena per riapparire in veste di protagonista in uno dei più celebri casi dell’intera storia islamica medievale: l’uccisione di al-Hākim. La notte del 13 febbraio [[1021]], quando al-Hākim scompare misteriosamente lasciando pensare ad una sua uccisione, dato il ritrovamento dei suoi vestiti sporchi di sangue, sono molti i motivi che portano a sospettare della sorellastra. Fra questi potenziali motivi possono essere ricordate le ricorrenti uccisioni dei suoi alleati e, di conseguenza, la paura per la propria vita, il sempre più stravagante comportamento del fratellastro e la disapprovazione del suo piano di successione. Secondo alcuni storici, la principessa sarebbe stata aiutata dal capo berbero Ibn Dawwas il quale, dopo averlo ucciso, le avrebbe portato il corpo che sarebbe poi stato sotterrato. Ibn Dawwas sarebbe stato pagato, ma in seguito forse ucciso con tutti coloro che in qualche modo erano stati coinvolti nell’omicidio, così da eliminare con loro ogni traccia del crimine.
 
Essendo minorenne l’erede al trono [[Al-Zahir li-iʿzaz al-Din Allah|al-Zahir]], Sitt al-Mulk aveva tutto il potere nelle proprie mani: supervisionò pertanto ogni singolo aspetto dell’amministrazione, tanto che nessun tipo di progetto poteva essere intrapreso senza la sua autorizzazione. Abolì molte delle restrizioni imposte dal fratellastro, permise alle donne di indossare gioielli, rese lecito il bere vino e l’ascoltare e suonare musica, riformò il sistema fiscale e ridistribuì terre e proprietà confiscate da al-Hākim, soprattutto ai cristiani; perseguitò i [[drusi]] - convinti assertori divinizzazione dell'Imam [[Fatimidi|fatimidafatimide]] al-Hākim, convinti nel ritorno dello stesso Imām - fino alla loro completa espulsione dall’Egitto.
 
Sitt al-Mulk morì di [[dissenteria]] il 5 febbraio [[1023]] all’età di 52 anni, in circostanze non del tutto chiare.