Stefano di Alessandria: differenze tra le versioni

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Nato nella seconda metà del [[VI secolo]] e morto nella prima metà del [[VII secolo d.C. fu l'ultimo rappresentante della [[Scuola di Alessandria|scuola neoplatonica di Alessandria]], fu letterato della corte di [[Eraclio]] e docente all'[[università di Costantinopoli]].
Scrisse ''De interpretatione'', un commento alla filosofia di Aristotele, un trattato astronomico-cronologico. <ref>''Enciclopedia Italiana Treccani'' alla voce corrispondente</ref> e una voluminosa opera ermetica anticipatrice di temi di alchimia dal titolo ''Stefano di Alessandria, filosofo universale e insegnante della grande e sacra arte. Sulla fattura dell'oro''
{{Quote|Quanta ricchezza di sapienza in questa preparazione che rivela l'Opera. O luna rivestita di bianco, o biancore che splende veemente all'esterno, facci apprendere cosa sia la radiosità lunare... Perché la stessa cosa è la candida neve, l'occhio splendente di biancore, la veste di corteo nuziale... il chitone immacolato... la bianchissima composizione della perfezione, il latte coagulato del compimento, la spuma lunare (afroselenon) del mare d'aurora, la magnesia di Lidia, la stibina d'Italia, la pirite d'Acaia e d'Albania... Perché la sua emanazione è il mistero in esso celato, la perla preziosissima, alla pietra di luna che porta la fiamma, il chitone trapunto d'oro, il nutrimento aureo, la scintilla aureocosmica, il guerriero vittorioso, il manto regale, la vera porpora, la corona pregiatissima, il solfo nativo.. Perché è bianco a vedersi, ma giallo a capirsi...<ref> Par. 2327. Cfr. «The Alchemical works of Stephanos of Alexandria. Translation and commentary by F.Sherwood Taylor» in Ambix, 1, 2.</ref>}}
 
==Note==