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== Biografia ==
Avvocato, scrittore e grande erudito, deputato all'[[Assemblée Nationale]] dal [[1946]] al [[1958]], senatore dal [[1959]] al [[1966]], deputato dal [[1966]] al [[1980]] e senatore dal [[1980]] fino alla morte nel [[1988]]. Durante la [[Quarta Repubblica francese|Quarta Repubblica]] è stato per due volte [[Presidente del Consiglio (Francia)|Presidente del Consiglio della Francia]]: la prima dal 20 gennaio al all'8 marzo [[1952]] e la seconda dal 23 febbraio [[1955]] al 1º febbraio [[1956]].
 
Nel corso della Quarta Repubblica è a più riprese segretario di Stato e poi ministro (Bilancio, Economia e Affari economici, Esteri). Favorevole all'avvento della [[Quinta Repubblica francese|Quinta Repubblica]], dopo il [[1958]] è più volte ministro dell'Agricoltura, dell'Educazione Nazionale e degli Affari Sociali (con il rango di ministro di Stato).
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Nel corso della sua lunga carriera politica, ha rivestito numerosi mandati locali, fra cui quello di presidente del consiglio generale dello [[Jura]] dal [[1949]] al [[1967]] e di Presidente della Regione [[Franca Contea]] dal [[1974]] al [[1988]].
 
Proveniente dal [[Partito Repubblicano, Radicale e Radical-Socialista]] (partito da cui uscirà nel [[1956]] dopo una breve esperienza a capo di una formazione di sinistra moderata), Faure resterà fino al [[1977]] un "senza partito", continuando comunque a far parte del gruppo parlamentare [[Sinistra Democratica (Francia)|Sinistra Democratica]]. Nel [[1977]] tenta di conquistare la presidenza del [[Partito Radicale (Francia)|Partito Radicale]], ma è battuto da [[Jean-Jacques Servan-Schreiber]]. Si presenta alle elezioni legislative del [[1978]] come indipendente apparentato al [[Raggruppamento per la Repubblica]] (RPR), il partito neo-gollista. In rotta con quest'ultimo, nel [[1979]] è candidato alle elezioni europee con l'[[Unione per la Democrazia Francese]], la lista liberale e centrista guidata da [[Simone Veil]].
 
È impossibile assegnare un'etichetta politica precisa a Edgard Faure. In auge sia durante la Quarta che durante la Quinta Repubblica, si è sempre trovato dalla parte dello schieramento vincente. A chi lo accusava di opportunismo, rispondeva: "È il vento che spira dalla mia parte".